AI: non di soli chatbot vive il canale

La sessione verticale dedicata all’intelligenza artificiale del Tech Companies Lab è stata l’occasione per una riflessione sulle prospettive del canale ICT in questo campo

Pubblicato il 29 Nov 2018

Gianluigi Torchiani

ai verticali

L’intelligenza artificiale è un fenomeno che può avere delle ricadute importanti anche per la filiera del Trade, a patto di comprendere i complessi meccanismi che si nascondono dietro questa tecnologia. Questa la principale conclusione della sessione verticale dedicata al tema della AI che si è svolta in occasione di Tech Companies Lab, l’evento dedicato al canale italiano organizzato da Digital4Trade e Digital360 Hub. Un quadro complessivo della diffusione dell’intelligenza artificiale sul mercato è stato fornito da Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Intelligenza Artificiale del Politecnico di Milano. Che ha messo in luce come di AI si parli tra gli addetti ai lavori ormai da tantissimi anni, perlomeno dagli anni Cinquanta. Quello però che è davvero cambiato negli ultimi anni e che ha dato un notevole impulso al mercato è la disponibilità di un volume di dati notevolmente superiore rispetto al passato. Il passo in avanti è stato tale che ormai le macchine dotate di intelligenza artificiale non sono soltanto in grado di fornire consigli e/o indicazioni, ma anche di prendere delle decisioni in modo autonomo, ovviamente relativamente allo specifico ambito per cui sono state progettate.

Un’evoluzione che, ovviamente, è guardata con attenzione anche dai principali protagonisti del mercato Ict: «Le aziende stanno iniziando a muoversi anche in Italia sul mercato dell’intelligenza artificiale, al momento l’aspetto relativo alla cura della relazione con il cliente resta quello principale. Altri ambiti importanti per la AI sono l’intelligent data processing e la creazione di strumenti che vadano in supporto della vendita e dell’esperienza del cliente. Parliamo quindi di Virtual assistant e chatbot, che presentano grandi vantaggi in termini di costo, grazie alla possibilità di lavorare 24 ore su 24, ma non solo. Un altro ambito importante è quello della sanità, con la creazione di assistenti virtuali che saranno in grado di risolvere i compiti più semplici. In ambito industriale, invece, noto un’importanza crescente del riconoscimento e classificazione delle immagini per il controllo qualità».

Anche Walter Aglietti, IBM Italy Software Laboratory Director, ha concordato con questa lettura: «L’intelligenza artificiale rappresenta qualcosa di cross a tutti i settori, che si può impiantare in qualunque azienda. Affianco ai chatbot, però, ci sono anche soluzioni che possono però essere specifiche per il singolo cliente, in cui occorre essere molto verticali, con la capacità di entrare nel processo produttivo del cliente finale. Certo, in Italia il mercato è ancora abbastanza piccolo. Gli operatori di canale devono capire e far capire che la AI non è solo la costruzione di un chatbot, lavorando per diventare attori di una filiera. Noi stessi, come vendor, abbiamo capito che dobbiamo fare ecosistema in questo settore estremamente complesso».

Aggiunge Flecchia: «La Ai nel suo insieme richiede uno specchio di competenze estremamente variegato. Ottenerle tutte costituisce uno sforzo che non è necessario, c’è più valore nel creare un ecosistema di partner e fare rete. In questo senso che un player globale come IBM abbia compreso che non può andare sul cliente da soli per fare AI rappresenta un messaggio positivo per il canale». Che perciò, ha concluso Piva, «deve essere pronto a sviluppare soluzioni che si calino nei processi, poiché l’intelligenza artificiale non può essere una commodity. Altrettanto importante è essere molto agili nell’aprirsi a questo ecosistema».

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