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Lenovo, AI e CIO: +61% per gli investimenti nel 2024, Italia pronta

Secondo un’indagine IDC commissionata da Lenovo, la percentuale di investimenti già pianificati in Gen AI in Italia è la più alta dell’area (68%) oltre ad essere il mercato in cui si registrano meno difficoltà ad assumere personale con competenze AI (34%)

Pubblicato il 27 Mar 2024

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Nella regione EMEA, la spesa in Intelligenza artificiale delle aziende crescerà del 61% nel 2024, con il 97% delle organizzazioni che stanno investendo o prevedono di investire nell’AI generativa. Il 40% dei leader IT considera l’AI come un “punto di svolta”, con strategie di sviluppo che privilegiano il cloud ibrido (48%). In Italia si registra la percentuale più alta nell’area EMEA (68%) di investimenti in Generative AI, con una previsione di crescita della spesa in edge computing del 40% (superiore di due punti percentuali alla media EMEA). Ma l’Italia è anche il mercato dove si riscontrano meno difficoltà nell’assunzione di personale con competenze in AI (riportate solo dal 34% rispetto al 55% in EMEA).

Un cambiamento e una previsione che riflette il riconoscimento da parte delle organizzazioni del potenziale dell’AI per migliorare l’efficienza e la competitività e su cui la ricerca Navigating the AI Surge: EMEA Insights for 2024 di Lenovo, confluita nel recente eBook IDC “CIO PlayBook 2024: It’s all About Smarter AI”, ha voluto accendere i riflettori. In particolare, il focus è sugli atteggiamenti e gli approcci nei confronti dell’adozione dell’intelligenza artificiale nell’area EMEA, sulle priorità di investimento aziendali e IT, sulle sfide chiave e sugli imperativi di spesa per accelerare l’agenda del business digitale nel 2024. Sono stati intervistati 600 decisori IT e aziendali (ITBDM) di organizzazioni selezionate in tutta l’area EMEA, prendendo in considerazione diversi settori verticali in ciascun territorio. La ricerca completa è disponibile a questo link.

Una equa distribuzione degli investimenti

Una prima evidenza che emerge dal quadro tracciato da Lenovo è che nonostante l’AI generativa sia responsabile dell’attuale esplosione del settore, tutte le forme di intelligenza artificiale stanno beneficiando di questa crescita. Infatti, una quota identica di investimenti viene allocata sia per l’AI generativa (25%) che per l’AI interpretativa (25%) e per il machine learning (25%).

La stragrande maggioranza delle aziende europee sta integrando progetti di intelligenza artificiale generativa nelle strategie d’impresa, nei flussi di lavoro e nelle proposte commerciali. Circa due terzi (57%) delle aziende hanno già investito in AI e un ulteriore 40% prevede di farlo entro l’anno, mentre solo una minoranza (3%) si mostra reticente all’idea di avviare progetti di AI.

Le imprese dell’area EMEA intendono implementare strategie di AI principalmente nel cloud ibrido (48%) o privato (24%), con solo il 17% che si orienta verso il cloud pubblico, a causa delle severe normative sulla privacy dei dati, soprattutto nell’Europa continentale.

Giovanni Di Filippo, Presidente EMEA di Lenovo Infrastructure Solutions Group, afferma: “Siamo a un punto in cui l’intelligenza artificiale sta diventando una realtà per le organizzazioni di ogni territorio e di ogni settore. I CIO stanno abbracciando con entusiasmo il potenziale non solo dell’intelligenza artificiale generativa, ma anche dell’intelligenza artificiale interpretativa, e dovranno fare i giusti investimenti tecnologici e le giuste partnership per massimizzare il valore dell’AI per le loro aziende”.

AI come game changer per il manifatturiero

L’attrattiva dell’intelligenza artificiale si manifesta diversamente a seconda del settore, benché vi sia un ampio consenso riguardo le sue potenzialità. Le imprese del manufatturiero mostrano il maggior entusiasmo, con quasi la metà (47%) che considera l’AI un vero e proprio game changer. Al contrario, le aziende di telecomunicazioni si dimostrano meno coinvolte (22%), probabilmente in ragione del fatto che il comparto ha già assistito a significativi investimenti in AI negli ultimi anni.

Un’ampia frazione delle compagnie, indipendentemente dal settore di appartenenza, ha effettuato investimenti nell’intelligenza artificiale generativa o GenAI. Questo coinvolge il 50% delle entità governative, salendo al 65% nel settore delle telco e raggiungendo il 67% nel campo bancario, finanziario e assicurativo (BFSI).

Oltre a ciò, esiste una consapevolezza trasversale sull’importanza dell’edge computing per lo sviluppo di applicazioni AI-based, con un incremento degli investimenti che tocca il 29% nel comparto manifatturiero e il 60% in quello delle telecomunicazioni.

Neil Ward-Dutton, VP AI, Automation & Analytics Europe presso IDC, osserva: “In ogni settore c’è una crescente consapevolezza che l’intelligenza artificiale sia in grado di offrire il potenziale per aumentare l’efficienza e la competitività. I CIO dovrebbero cogliere questa opportunità per investire in tecnologie abilitanti fondamentali e garantire che le competenze in materia di intelligenza artificiale non siano localizzate all’interno di un singolo team, ma diffuse in tutta l’organizzazione”.

L’Italia si distingue per prontezza e competenza

Anche se l’accoglienza delle tecnologie AI varia nell’area EMEA, l’Italia evidenzia il minor numero di CIO (2%) che considera l’AI come una deviazione dai loro obiettivi principali. Questo è supportato dal fatto che l’Italia, insieme all’Olanda, guida la classifica per la quota più alta di investimenti già pianificati in AI generativa, raggiungendo il 68%, mentre la media per l’EMEA si ferma al 56%. Inoltre, l’Italia si distingue per la minore difficoltà nell’assunzione di talenti in AI, con solo il 34% delle aziende che riscontrano ostacoli, contro una media regionale del 55.3%.

Per il 2024, si prevede un incremento del 40% negli investimenti in tecnologie edge, leggermente superiore alla media dell’EMEA che è del 38%. Gli investimenti tecnologici in Italia saranno concentrati su progetti di AI generativa, modernizzazione delle infrastrutture e piattaforme di HPC. Sette imprese su dieci hanno in programma di investire in AI generativa, il 30% lo farà entro il 2024, e solo una piccola frazione (2%) non prevede di investire in tale ambito.

Alessandro de Bartolo, Country General Manager, Infrastructure Solutions Group, di Lenovo in Italia commenta: “Questa ricerca ci restituisce uno scenario particolarmente avanzato del nostro Paese, non solo siamo tra i mercati più attenti agli investimenti in AI, ma siamo i più preparati in termini di competenze. L’AI è una disciplina fatta di potenza computazionale, dati e persone e in ogni progetto che abbiamo sviluppato insieme alle imprese del territorio abbiamo trovato questa sinergia. Tuttavia, siamo consapevoli che l’AI pone diverse sfide, è quindi fondamentale affiancare le aziende in questo percorso, affinché i progetti siano personalizzati ed efficaci”.

AI generativa: le sfide per i CIO

La principale sfida identificata nel campo dell’intelligenza artificiale generativa, secondo il 40% dei partecipanti al sondaggio di Lenovo, è legata ai limiti di capacità dei modelli, specialmente per quanto concerne l’addestramento che necessita di ampie risorse computazionali e grandi volumi di dati.

Al secondo posto si pone timore per un possibile uso scorretto dell’AI generativa e dalle cosiddette “allucinazioni” dell’AI, ovvero quando i sistemi generano output inaccurati, citate dal 37% degli intervistati. Altri ostacoli tecnologici menzionati dai CIO includono la necessità di identificare piattaforme di dati affidabili (36%) e il bisogno di affidarsi a partner esterni (35%) per la creazione di soluzioni basate sull’AI generativa.

Dal punto di vista organizzativo, la maggiore preoccupazione sollevata riguarda l’impatto culturale, in particolare la paura dei lavoratori di perdere il proprio impiego (40%), seguita da sfide legate al settore IT (45%), come la difficoltà di adattarsi all’adozione di nuovi strumenti e tecnologie AI in costante evoluzione.

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