Preso atto dell’esistenza dei Big Data e della consapevolezza di doversi preparare a gestirli, non sempre è chiaro come tradurre questo in pratica. Passare dalle informazioni agli analytics per arrivare ai ricavi è un percorso tanto scontato quanto per certi versi oscuro. Il punto dolente delle applicazioni chiamate a tradurre il patrimonio in valore è la capacità di integrare confrontare ed elaborare dati di provenienza diversa, nati in tempi diversi in contesti diversi per arrivare a un prodotto finito unico. «Qualche anno fa si è manifestata la necessità di cambiare mentalità, passare dall’approccio startup a quello di azienda strutturata – riflette Giulio Ballarini, country manager e vice president di Axway Italia -. Proprio in quel periodo, nelle aziende stava esplodendo il digitale e i clienti si aspettavano sempre più servizi. Servizi a valore aggiunto nuovi o combinando quelli esistenti. Abbiamo creduto nel filone API e il mercato ci sta dando ragione». Più della API in sè, la svolta decisiva si è rivelata la capacità di mettere a disposizione degli sviluppatori strumenti in grado di lavorare con i database aziendali insieme alle informazioni in arrivo dal mondo IoT per metterle al servizio di qualsiasi esigenza su qualsiasi dispositivo. «Come utenti, creiamo 1,7 MB di dati al minuto, dieci volte quanto succedeva nel 2009 – ribadisce Ballarini -. Per chi come noi e tantissimi altri non vendiamo storage, il problema è sfruttarli».
Indice degli argomenti
Un flusso continuo di dati
Per trovare la risposta, non serve andare molto lontano. Basta seguire la tendenza attuale e assecondarla. «Oggi di fatto ognuno di noi richiede esperienze fortemente personalizzate. Inoltre, quando seguiamo una procedura, la volta successiva ci aspettiamo di vederla riproposta senza dover ripetere tutti i passaggi». Nelle attività su Internet, ogni click dell’utente genera dati. Raccogliendoli, analizzandoli e relazionandoli con quelli in archivio, si può arrivare a sviluppare applicazioni a valore in grado di proporre nuovi servizi e conquistare quindi nuovi clienti. Spetta a realtà come Axway il compito di rendere lineari questi passaggi. «Ogni azienda deve gestire i dati interni, esterni e dei partner. Per noi, customer experience significa combinare le invocazioni in arrivo dai clienti coni dati dei fornitori e dei partner per ottenere una visone completa». Passate agli sviluppatori, tali informazioni combinate agli opportuni connettori forniti attraverso le API dell’azienda francese, permettono di arrivare a nuovi software e nuove app disegnate sul cliente e quindi più sfruttate.
L’utente preso al volo
Per inquadrare meglio la situazione, l’esempio di Sea Milano si rivela ideale. Partendo dal presupposto di aeroporti che tendono a diventare una sorta di enormi centri commerciali, tracciando il percorso dei viaggiatori e combinando tutti i dati personali e di viaggio si può sia rendere più gradevole il tempo trascorso tra prima, durante e dopo un volo sia aumentare i guadagni dello scalo. «Questa sorta di aeroporto 3.0 può fornire informazioni utili al viaggiatore prima ancora dell’arrivo – spiega Ballarini -. Dall’invito a partire prima in caso di traffico, all’indirizzamento verso i posteggi liberi, aggiungendo una stima sui tempi di attesa a checkin e controlli». Per la maggior parte, informazioni già disponibili nei vari sistemi, ma finora tenute separate e mai correlate. Gestori diversi con sistemi IT diversi sono ostacoli difficili da superare, ed è proprio questo lo spazio di intervento Axway, con le API pronte in pratica a fare da tramite, liberando ciascun archivio dati dal doversi preoccupare del linguaggio degli altri. «Abbiamo inserito un livello software tra i sistemi di backend per renderli interfacciabili con il cloud e i dispositivi mobile. Combinando i vari servizi, si aumentano il valore del passaggio in aeroporto del passeggero e la qualità del servizio reso».
Il ruolo di canale e system integrator
Aspetto cruciale in situazioni del genere, la sicurezza. A maggior ragione, quando si considera come buona parte dei clienti Axway siano attivi nel mondo finanziario. Tra i maggiori possessori di dati profilati, in difficoltà però nell’elaborarli, proprio perchè costruiti su sistemi diversi in tempi diversi. «Ogni cliente presenta test di conformità in base ai propri requisiti – assicura Ballarini -. Parliamo di stress test, prove di scalabilità o simulazioni di attacchi. La richiesta esterna non va direttamente ai sistemi, ma passa da un gateway. In questo modo, non c’è relazione tra l’app e i database».
La particolarità dell’offerta Axway, e il mercato di riferimento soprattutto nelle grandi aziende, hanno portato a sposare per il momento il canale di vendita diretto, almeno fino a quando i numeri non saranno tali da consigliare l’avvio di collaborazioni con i partner. «Parliamo comunque di system integrator, con contatti già avviati con le grandi aziende – conclude Ballarini -. Abbiamo anche rapporti con alcuni distributori, ma al momento mancano i numeri per sfruttarli a dovere. Spetterà comunque a noi andare alla ricerca di quelli capaci di aiutarci a combinare la competenza con la conoscenza degli ambienti e i giusti rapporti».