Intervista

Intel, ecco come si affronta l’intelligenza artificiale



Secondo Maurits Tichelman, Vice President Sales and Marketing Group e EMEA Territory Manager di Intel, anche i partner possono beneficiare delle opportunità offerte da questa tecnologia

Gianluigi Torchiani

Pubblicato il 14 Mar 2018


Maurits Tichelman, Intel Vice president, Sales and Marketing Group – General Manager, EMEA Territory within the Global Market and Partner Division

L’intelligenza artificiale si sta rapidamente affermando come uno dei principali trend tecnologici del mondo ICT. Può quindi un big del settore come Intel rimanere indifferente rispetto a questa onda? Sicuramente no, come conferma a Digital4Trade Maurits Tichelman, Intel Vice president, Sales and Marketing Group – General Manager, EMEA Territory within the Global Market and Partner Division, incontrato in occasione della recente DigitalWeek. «Sicuramente per Intel l’intelligenza artificiale non è qualcosa di completamente nuovo, perché veniamo dal mondo dei Data Center dove siamo abituati ad avere a che fare grandi quantità di dati con grandi quantità di dati, ma se guardiamo alla storia recente di Intel siamo senz’altro tra i protagonisti. In particolare per quanto riguarda determinate aree in cui sono necessarie determinate soluzioni specialistiche per abilitare l’intelligenza artificiale». In quest’ottica si spiegano i voluminosi investimenti effettuati nei mesi scorsi dal gigante del chip, che ha acquisito compagnie come Nervana, Movidius e Mobileye. Senza dimenticare la nuova famiglia di processori Xeon adatti a supportare la AI, sviluppata lavorando in collaborazione con alcune università selezionate.

I benefici dell’intelligenza artificiale

«Ci sono tantissimi benefici legati all’intelligenza artificiale: in linea generale ritengo possa portare a una maggiore efficienza, permettendo alle persone di essere più produttive e dedicarsi alla produzione di valore. Ad esempio nel mondo dell’healthcare può portare un vantaggio decisivo, permettendo di identificare con maggiore precisione le malattie e personalizzare i trattamenti medici. Anche il mondo dei trasporti è un altro di quei settori molto presenti nella nostra vita quotidiana che potrebbe essere presto rivoluzionato grazie alla AI, con i veicoli a guida autonoma che potrebbero presto diventare realtà. Senza dimenticare il mondo industriale e tantissimi altri campi». Intel è coinvolta in tantissimi progetti, con un particolare focus in questo momento sul mondo automotive, grazie anche all’acquisizione della già citata MobilEye.

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Un’opportunità per i partner. E per l’Italia

«Lavoriamo in qualsiasi settore, dal mondo finanziario ai trasporti all’healthcare, cerchiamo di aiutare partner e clienti finali con le nostre tecnologie, evidenzia Tichelman. Siamo infatti convinti che la AI possa rappresentare un’opportunità estremamente interessante per i nostri partner. D’altra parte i progetti di intelligenza artificiale non si fanno con una sola tecnologia, servono ad esempio partner che sappiano gestire i dati nei data center, oppure altri più esperti nella consulenza di business». Una rivoluzione, quella della AI, che ovviamente interessa da vicino anche il nostro Paese: «Penso che qualsiasi Paese e qualsiasi segmento di business siano interessati al mercato dell’intelligenza artificiale. È più che una semplice opzione, semplicemente non c’è alternativa. L’Italia è sicuramente una terra di innovazione, come testimoniano molti suoi brand e la forza del suo sistema universitario. Credo dunque che ci siano molte possibilità per l’Italia di essere in prima fila, sviluppando progetti che permettono di fare business con la AI, ad esempio nel campo dell’industria turistica, che può beneficiare dell’offrire informazioni aggiuntive ai visitatori internazionali». Anche per quanto riguarda Intel, impossibile pensare di tirarsi indietro, «Per il futuro sicuramente continuiamo a investire per sviluppare soluzioni per l’intelligenza artificiale, siamo sicuramente in prima linea su questo fronte, probabilmente più di quanto non lo sia nella percezione mediatica e dell’opinione pubblica», conclude il manager.

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