Nuovi operatori

Managed Service Provider, chi sono e quali sono i trend che li favoriscono

L’avvento del cloud e la necessità di una esternalizzazione delle attività sono alcuni dei fattori che spiegano la crescente diffusione del modello MSP

Pubblicato il 06 Apr 2020

Gianluigi Torchiani

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Una nuova sigla si sta facendo largo nel mondo dell’Information Technology: MSP, acronimo di Managed Service Provider. Da dove arriva questo successo? Occorre sottolineare che la grande maggioranza delle aziende deve fare i conti con due tendenze abbastanza contrapposte: da un lato l’accresciuta competitività globale impone un’ottimizzazione delle proprie attività, che può essere conseguita anche attraverso il ricorso alle moderne tecnologie digitali, che possano permettere la trasformazione in vere e proprie Tech Company. D’altro canto, però, gli strascichi della lunga crisi economica hanno comportato un’aumentata attenzione alla situazione patrimoniale e di bilancio. Il risultato è che anche il reparto IT, che pure dovrebbe essere alla guida di questa trasformazione digitale, è spesso sottoposto a più o meno pesanti politiche di contenimento dei costi.

Cosa fanno i Managed Service Provider (MSP)

A risolvere questa palese contraddizione sono sempre più spesso chiamati i Managed Service Provider (MSP): secondo la definizione di Gartner, si tratta di tech company, di system integrator (vedi anche l’articolo sull’evoluzione dei system integrator in Italia) che forniscono diversi tipi di servizi IT (networking, applicazioni, infrastrutture e sicurezza) alle aziende utenti, assicurando al contempo un supporto costante e regolare e la gestione attiva dei servizi stessi.

Da sottolineare che questi servizi possono essere erogati a partire da un Data center di proprietà degli MSP ma anche da un Data Center di proprietà di terze parti (di norma un provider cloud).

In buona sostanza un Managed Service Provider (MSP) è una Tech Company che svolge tutte quelle mansioni e compiti propri di un dipartimento IT aziendale, in maniera però diversa dal classico modello di outsourcing, che ha alle spalle una storia più ricca e articolata.

Le differenze tra MSP e Outsourcer: Tech Company con compiti diversi

I managed service provider non soltanto si portano “in casa” servizi tradizionalmente coperti internamente, ma a tutto questo affiancano delle capacità di consulenza, gestione e supporto non assicurate dal classico outsourcing.

Gli MSP, dunque, si incaricano dell’installazione delle piattaforme tecnologiche del cliente ma si assumono anche l’onere della gestione e del buon funzionamento nel corso del tempo, diventando così la controparte dei diversi vendor di tecnologia. Nel concreto questo significa che, in caso di un qualsiasi tipo di problema a un servizio gestito (immaginiamo ad esempio una rete Internet), questo dovrebbe essere individuato per tempo dal managed service provider, che deve poi farsi carico della sua risoluzione, se necessario anche interfacciandosi con il fornitore stesso della tecnologia.

Quali i servizi in mano agli MSP

I Managed Service Provider prendono in gestione alcuni dei servizi essenziali delle aziende clienti, che prevedono essenzialmente, in prima battuta, la Consulenza, il Supporto on site su attività a richiesta e tutte le attività di Help Desk gestibili da remoto.

Ma oltre all’assistenza, i servizi gestibili da un MSP possono riguardare il Backup per conto del cliente, i sistemi di posta elettronica, i sistemi di sicurezza, firewalling e antivirus. Aspetti che tratteremo succesivamente in questo articolo

Perchè affidarsi agli MSP: i vantaggi per le aziende utenti

Da un punto di vista tecnologico il lavoro degli MSP è reso possibile dalle console/piattaforme di gestione da remoto, che consentono di gestire e monitorare in maniera proattiva il funzionamento delle infrastrutture e delle applicazioni aziendali, grazie a dashboard capaci di mostrare lo stato dei clienti con un’unica visualizzazione e a funzionalità di dati e reportistica.

Tutto questo è facile da capire, sgrava non poco le aziende in termini di tempo e risorse dedicate, che possono essere quindi utilizzate per le proprie attività core, che solitamente hanno ben poco a che fare con l’Information Technology.

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Da Capex a Opex: un compito da MSP

Questa possibilità è particolarmente apprezzata dalle piccole e medie imprese (PMI), che infatti tendono a essere i clienti tipici degli MSP. Queste aziende, infatti, di norma dispongono di competenze e dotazioni IT limitate ma, al tempo stesso, vogliono beneficiare dei guadagni di produttività che possono essere assicurati da un maggiore utilizzo delle tecnologie digitali.

Inoltre la partnership con gli MSP può consentire alle PMI di gestire con più agilità particolari momenti di picco senza la necessità di affrontare onerosi investimenti in hardware e software. Rispondendo così alle necessità di quei clienti che cercano di passare dagli investimenti in conto capitale (CapEx) iniziali a un modello di spesa operativa (OpEx) continua. D’altro canto, però, anche le grandi imprese possono essere interessate a usufruire dei servizi dei Managed Service Provider, innanzitutto per abbattere i costi legati all’IT. Ma anche per godere dei benefici di nuove piattaforme, tecnologie e infrastrutture in tempi rapidi e sicuramente inferiori rispetto a quelli che caratterizzano i progetti in House.

(guarda anche l’approfondimento su Capex e Opex, differenze e opportunità per i system integrator)

Perchè i System Integrator devono evolversi verso il modello MSP

Quali sono invece i vantaggi per un classico system integrator di cambiare pelle e decidere di agire come MSP? Innanzitutto, come abbiamo rilevato in precedenza, c’è la possibilità di intercettare un concreto trend di mercato, quello cioè dell’esternalizzazione dei servizi IT.

In secondo luogo, in un’epoca caratterizzata dall’emergere delle piattaforme e delle applicazioni in cloud, la formula MSP scongiura quello che probabilmente è il rischio maggiore per gli operatori del canale, quello della disintermediazione, vale a dire il rapporto diretto tra aziende utenti e vendor. Esiste poi un vantaggio legato alla remunerazione che caratterizza i servizi MSP: nella grande maggioranza dei casi il pagamento a fornitura avviene attraverso un modello di tariffazione flat a canoni ricorrenti, pagato dai clienti finali mensilmente. Tutto questo permette agli MSP di avere a disposizione ricavi ricorrenti e soprattutto certi, assicurando dunque una disponibilità di cassa più regolare.

MSP e as-a-service: è necessaria una maggiore strutturazione

D’altro canto, però, propria questa ricorsività dei ricavi può risultare spiazzante per le abitudini di non pochi operatori di canale, tradizionalmente abituati a una vendita one shot. Anche perché la sicurezza dei ricavi può essere certa al massimo per un anno, ovvero per la durata classica del contratto.

Il cliente finale deve essere trattato con la dovuta cura e attenzione per permettere il rinnovo a fine anno, cosa che richiede un elevato livello di supporto e consulenza che non tutti i system integrator sono in grado di mettere in campo.

Eppure la dimensione non è un fattore determinante nell’evoluzione verso un modello MSP: secondo una ricerca condotta da Achab sugli MSP italiani, la maggioranza di questi operatori è caratterizzata da dimensioni abbastanza ridotte, tipicamente con meno di 100 clienti e contratti di servizio di durata annuale.

La ricerca mette in luce che più del 30% degli MSP si trova a dover gestire un parco macchine con 500 o più endpoint, un livello che richiede necessariamente un passaggio da una gestione artigianale a una più strutturata e organizzata.

Gli MSP sono già sorpassati dal concetto di CSP (Cloud Service Provider)?

Ma alcuni iniziano già a vedere il modello dei Managed Service Provider già in fase di declino, a favore di un nuovo modo di proporsi degli operatori come Cloud Service Provider (CSP), dove la logica del canone mensile, e non vincolato a quote annuali. Ci sono, ovviamente delle reticenze da parte degli operatori del canale, che vedrebbero inizialmente un abbassamento delle revenue di entrata al contratto, a favore di fatturati più diluiti nel tempo, dove il guadagno si concretizza solo con l’aumento del parco clienti. Clienti che già per il crescente successo del cloud, comunque, stanno crescendo in maniera naturale, andando quindi a compensare l’elemento numerico. Visto che il passaggio al cloud è in crescita e inarrestabile

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