Strategie

Commvault: aziende e partner devono cambiare con il GDPR

La flessibilità quale requisito essenziale in una strategia di memorizzazione, trova riscontro in una strategia software defined storage, pronta anche per assecondare le delicate incombenze della nuova normativa europea

Pubblicato il 11 Ott 2017

Giuseppe Goglio

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Centro nevralgico di qualsiasi attività aziendale, nel corso degli ultimi anni il dato ha subito una serie di profonde trasformazioni. Da singolo elemento statico residente in supporti fisici certi, a una serie di opzioni su modalità di accesso dell’utente, luogo di memorizzazione e punto di partenza per attività di analisi. Una situazione a elevato rischio di perdita di controllo. «Siamo in grado di coprire tutti gli scenari possibili utilizzando un’unica piattaforma – afferma Vincenzo Costantino, technical services director south EMEA di Commvault -. Dove altri arrivano con una serie di applicazioni distinte, noi possiamo garantire la totale integrazione. In un contesto cloud, questo significa anche maggiore libertà d’azione. L’integrazione con oltre quaranta provider permette infatti di cambiare fornitore in qualsiasi momento, semplicemente spostando i dati e l’infrastruttura».

Vittorio Bitteleri, country manager Italy di Commvault

GDPR, cambiamento obbligato

A rendere il quadro ancora più complesso per chi è chiamato a gestire la situazione, normative particolarmente esigenti. «Ritengo stiamo attraversando un momento molto particolare – osserva Vittorio Bitteleri, country manager Italy di Commvault -. Il GDPR è un grossissimo stimolo per ripensare tutto quanto riguardi il trattamento dell’informazione. Sulla spinta di questo, le aziende si stanno rendendo conto di come non sia più sufficiente quanto fatto fino a oggi». Forte di una crescita totalmente organizza e del conseguente pieno controllo su tecnologie sviluppate in casa, l’azienda ha fatto della capacità di dare dinamicità alle operazioni di backup e restore uno dei punti di forza. «In situazioni dove la gestione dei dati è strategica – aggiunge Bitteleri -, sfruttando tecniche di indicizzazione possiamo intervenire per non trattarlo più in maniera avulsa dal contesto».
Una direzione verso la quale si sta muovendo l’intero mercato. Per conservare le distanze è quindi indispensabile mantenere un aggiornamento continuo della propria tecnologia.  «Siamo abituati a vedere i dati di produzione copiati su disco, nastro, appliance o cloud – riflette Costantino -. La nostra visione attuale è più in ottica da un’architettura HyperScale, una sorta di virtualizzazione dello storage».

L’ora del software defined storage

Nel momento in cui per i sistemi di memorizzazione si avvicina un passaggio generazionale, sono diversi i vantaggi della proposta Commvault. «Webscale-IT sostituisce i diversi apparati di storage con tanti server di piccole dimensioni – precisa Costantino -. Piccoli o grandi a piacere e con dischi interni, formano una software defined storage». I vantaggi, prima di tutto economici, nel non dover continuamente aggiungere unità a disco e relative teste di lettura e scrittura ai NAS. Con la gestione via software inoltre, viene meno l’esigenza della ridondanza. Aspetto da non sottovalutare, si adatta anche a dispositivi già presenti in azienda o può comunque essere realizzata con soluzioni a basso costo, grazie a requisiti di compatibilità minimi.
«Riproduciamo la stessa architettura adottata su grande scala dai grandi provider internazionali – puntualizza Costantino -. I benefici in termini di versatilità, scalabilità e riduzione dei costi sono evidenti». Per chi intendesse adottare l’architettura rinnovando anche la componente hardware, Commvault a breve metterà a disposizione nuove appliance dedicate.

Le nuove sfide per i partner

In favore di un passaggio di architettura in ottica virtuale per lo storage, può intervenire anche l’avvicinarsi della scadenza per le nuove conformità. «Quasi tutte le aziende si stanno rendendo conto di come quanto fatto fino a oggi in materia di protezione dei dati non sia più sufficiente – precisa Bitteleri -. GDPR offre diversi spunti per il mercato, mi riferisco in particolare ad aspetti molto annosi come il diritto all’oblio». «È una delle problematiche più difficili da affrontare – conferma Costantino -. I dati personali sono distribuiti ovunque, bisogna saperli trovare metterli insieme e capire quali all’occorrenza dover cancellare. Per gli altri, indicare come vengono trattati e conservati. Inoltre, l’utente ha diritto ad averli in formati standard. Le nostre funzionalità riescono a garantire anche tutti questi aspetti della conformità». Esigenze tuttavia sentite in misura diverse a seconda della dimensione e della natura dell’azienda.  «Abbiamo bisogno di ridefinire con precisione cosa significhi enterprise e adattare la relativa offerta – riflette Bitteleri -. Il vero problema è che oggi un dato può stare ovunque e non possiamo saperlo a priori. Serve una soluzione totalmente integrata, ed è una sfida molto impegnativa».  Una sfida nella quale sono chiamati inevitabilmente a cimentarsi anche i partner. «Sul fronte del canale ho ritenuto dover differenziare diverse anime – conclude il country manager -. In particolare, con una focalizzazione nei confronti dei service provider, attualmente il driver più importante per la nostra tecnologia, ma anche i system integrator più sensibili alle nostre tematiche».

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