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VeeamOn Forum 2018: per Veeam la sfida si gioca sulla Hyper-Availability



A VeeamOn Forum la riflessione per clienti e partner si concentra sui dati, sulla loro disponibilità, sull’etica. Per Veeam è l’era della hyper-availability

Maria Teresa Della Mura

Pubblicato il 21 Giu 2018


Due eventi in parallelo, uno fisico e uno digitale, una location scelta ad hoc per la coerenza con i temi trattati nel corso della giornata, 600 persone in sala e oltre 900 collegate alla programmazione in streaming, in onda per oltre 10 ore consecutive.
Questi sono i dati salienti dell’edizione 2018 di VeeamOn Forum l’appuntamento annuale per i clienti e per i partner di Veeam, che si è svolto all’Autodromo di Monza.
Una giornata per riflettere non solo sulle tecnologie, ma come i cambiamenti in atto si riverberano sulle nostre vite e sui business delle nostre imprese.
La scelta di Monza non è casuale: perfetta metafora della vision della società:
“In un mondo di dati che si muovono sempre più velocemente, la disponibilità del dato è elemento chiave e centrale”, è stato l’esordio di Albert Zammar, Vice President SEMEA della società, introducendo fin da subito il tema della availability, sul quale Veeam sviluppa tutta la sua strategia.

“Non possiamo più parlare di transizione: siamo nel pieno dell’era digitale e le aziende più performanti hanno da tempo definito la loro strategia. È il momento di agire”, ha proseguito Zammar, sottolineando come l’Intelligenza Artificiale e l’IoT stanno trasformando interi settori, dai trasporti al manufacturing, fino alla medicina.
Ma stare al passo di questa innovazione richiede investimenti e Zammar cita Boston Consulting Group, secondo cui le aziende che vogliono avere successo in questa era di cambiamento “devono investire almeno il 10 per cento della loro capitalizzazione in iniziative di trasformazione. La stessa trasformazione che anche noi in Veeam abbiamo affrontato, partendo dal backup per arrivare oggi a superare il concetto stesso di disponibilità”.

In effetti, se è vero che oggi quasi tutto è al centro di un processo di digitalizzazione, diretta conseguenza ne è che il dato assume una valenza sempre maggiore.

Il nuovo paradigma di Veeam: dalla availability alla hyper-availability

“Per avere successo le aziende devono affidarsi all’intelligenza dei dati. Ma per farlo devono avere la certezza di poter disporre dei dati di cui hanno bisogno. I consumatori sono abituati a transazioni veloci, facili, intuitive, a portata di mano, tutte guidate dai dati. Si aspettano che tutto funzioni e funzioni nel momento stesso in cui ne hanno bisogno. Ed è per questo che è il momento di andare oltre il concetto di availability per arrivare a quello di hyper-availability”.

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Il concetto di Hyper piace a Zammar, che così riassume: “Alla base della digital life ci sono i dati. Ma sui dati su stanno concentrando tre aspetti chiave: Hyper-criticality, vale a dire la criticità dei dati, come fonte di insight di business sui quali è possibile effettuare delle azioni strategiche, Hyper-growth, vale a dire la sfida legata alla crescita esponenziale dei dati disponibili, Hyper-sprawl, vale a dire l’iper diffusione, ovvero non solo la crescita numerica dei dati, ma la loro proliferazione ovunque”.
E in un mondo hyper anche la availability deve essere hyper, dando la certezza alle aziende di sapere sempre dove si trovano i loro dati, che si possano recuperare in caso di attacchi, furti o perdite, che siano utilizzabili per poter effettuare analisi predittive, che siano gestiti in compliance con le normative, che siano sempre disponibili.
“La Hyper-availability, in fondo, è tutte queste cose insieme. E per questo Veeam c’è”, ha concluso Zammar.

Availability e Servitization: binomio che cambia la catena del valore

Sull’intervento di Albeet Zammar si è successivamente inserito Carlo Alberto Carnevale Maffè, Associate Professor of Practice di Strategy and Entrepreneurship presso SDA Bocconi School of Management, moderatore di tutta la prima parte della giornata, che si è ricollegato proprio al tema dell’availabitly.

“La disponibilità del dato è la condizione essenziale per la servitizzazione” ha spiegato, sottolineando come proprio la availability sia alla base di un modello as a service destinato a rivoluzionare la catena del valore, rendendo “il concetto stesso di proprietà poco efficiente”.
Per poi proseguire: “La availability è una dichiarazione di indipendenza organizzativa: la proprietà del dato digitale è stata trasferita dal perimetro delle aziende che lo custodivano ai cittadini”.

Ma Carnevale Maffè è tornato su un ulteriore tema, quello della qualità del dato, che supera il concetto di quantità di dati disponibili, imponendo un nuovo livello di attenzione: “Se mettiamo insieme tutti i dati senza intelligenza, non creiamo un data lake ma una fognatura. C’è bisogno di scrivere una nuova Magna Charta, un habeas corpus del dato digitale”.

E nonostante di data monetization oggi molto si parli, anche su questo tema Carnevale Maffè ha voluto fare chiarezza: “Nessuno fa i soldi con i dati in quanto tali. I soldi si fanno con i servizi, quando ci si mette cioè testa, cuore. Il dato di per sé è “cheap”. Non è la dimensione dei dati, ma la capacità di organizzazione che fa valore”.

Da non trascurare: l’etica dei dati

Sul tema dei dati ha portato la sua riflessione anche Cristina Pozzi, Co-fondatore e Amministratore Delegato di Impactscool, che ha aperto anche una finestra sugli aspetti etici legati alla gestione del dato: “Abbiamo una enorme quantità di dati, bisogna trovare un equilibrio per gestirli in modo efficiente, senza violare diritti. Per questo serve intelligenza per interpretarli.”
Soprattutto, secondo Cristina Pozzi, bisogna essere molto attenti quando si parla di machine learning: “Come istruiamo le macchine? Quali sono i valori che trasmettiamo ai sistemi intelligenti? Siamo capaci di staccarci dai pregiudizi? Questo non è un tema tecnologico, ma è un tema puramente etico”.
La risposta, per fortuna, è più semplice del previsto: “Il buon senso deve essere la linea guida”.

VeeamOn Forum: un evento di ecosistema

Ma VeeamOn Forum è anche un evento di ecosistema: per questo nel corso della giornata si sono alternate le testimonianze di partner e clienti, ciascuno pronto a dare il proprio contributo in termini di visione, di esperienza, di focus tecnologico: da Cisco ad HPE, da Pure Storage e Hitachi, o ancora realtà come Tim, come Boscolo Hotel, come Porta Solutions, tutti consapevoli che è proprio sul dato che si gioca la sfida della competitività.

Competenze anche per il canale

Infine, sempre nel corso di VeeamOn Forum abbiamo avuto modo di scambiare qualche parola con Albert Zammar sull’andamento del mercato e sulle nuove sfide per il canale.
“In Italia oggi Veeam ha 19.000 clienti – ha esordito -. Questo significa che portiamo a bordo circa 20 nuovi clienti al giorno. Segno che la consapevolezza, la cultura del dato, si è ormai fatta strada nelle imprese”.
Zammar parla di una sfida verso una “latenza negativa” del dato: l’obiettivo sarebbe arrivare al dato prima di averne bisogno.
“Ma come fa il dato a farsi trovare là dove lo cercheremo? Serve intelligenza. Per questo stiamo integrando nelle nostre soluzioni algoritmi di intelligenza artificiale, behavioral analysis, pattern recognition. Stiamo andando verso il mondo dell’intelligent data management, nella piena consapevolezza che tutto questo richieda nuove competenze”.
Intevitabilmente, secondo Zammar, anche l’ecosistema dei partner dovrà cambiare: “Per questo il mio desiderio è che si crei una osmosi formativa tra l’azienda e l’ecosistema dei partner, perché quello che chiediamo è un ampliamento di visione che non può essere limitato al contesto Veeam”.

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