Probabilmente per molti di noi è difficile ricordare quando è stata l’ultima volta che per installare un software sul nostro pc personale abbiamo aperto una scatola, inserito nell’apposito drive il disco o i dischi in essa contenuti e atteso pazientemente che il processo di caricamento e installazione arrivasse a compimento.
Siamo talmente abituati all’idea di scaricare le applicazioni di cui abbiamo bisogno direttamente da uno store online che questo ricordo sembra scaturire dalle nebbie del passato, se pure, a conti fatti, non così lontano come potrebbe sembrare.
Lo stesso cambiamento che i consumatori hanno vissuto nelle loro abitudini, è stato vissuto anche all’interno delle aziende nel quadro dei loro percorsi di digital transformation. Il cloud rappresenta lo strumento che consente loro di essere agili, efficienti e di mantenersi sempre nel punto più favorevole della curva dell’innovazione.
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Tre fasi nel percorso di adozione del cloud nelle aziende
È un percorso iniziato da tempo, tanto che possiamo parlare di una terza fase della cloud transformation delle imprese.
La prima, tattica, guardava al cloud come allo strumento per migliorare l’efficienza dell’infrastruttura IT. Era il cloud degli early adopter, prevalentemente pubblico, prevalentemente orientato allo IaaS e al PaaS.
La seconda fase allargava lo sguardo alla modernizzazione delle applicazioni, aggiungendo alle istanze della prima wave anche il Platform as a Service e il Content as a Service, con una propensione a scegliere forme di cloud ibrido.
La terza fase, quella in cui ci troviamo oggi, individua nel cloud, e per essere più precisi negli ambienti multi-cloud, la leva strategica per la trasformazione e per l’innovazione.
Siamo nell’era dell’Hybrid It, delle piattaforme integrate, nella quale il mix di cloud pubblico e privato e di tradizionali architetture IT non solo consente di migliorare performance e sicurezza con un più preciso controllo sui costi, ma accelera il processo di trasformazione della stessa IT in indispensabile risorsa di business.
L’Hybrid IT consente la distribuzione dei carichi attraverso il corretto mix di ambienti e aiuta le aziende ad affrontare le sfide che i percorsi di trasformazione di fatto impongono.
Lo sviluppo del cloud secondo Gartner e secondo la School of Management del Politecnico
Il fenomeno è globale: le ultime analisi presentate da Gartner parlano di un mercato cloud che globalmente nel 2017 ha raggiunto un valore di 260 miliardi di dollari, in crescita del 18,5 per cento anno su anno, e destinato a raggiungere i 308 miliardi alla fine di questo 2018 per arrivare nel 2020 a 411,4 miliardi, con tassi di crescita annui nell’ordine del 13,4 per cento.
Nello stesso quadriennio 2017-2020, Gartner parla di una crescita del 23,3 per cento della componente IaaS, che a fine 2017 valeva 35 miliardi di dollari, del 18,2 per cento per il PaaS (11 miliardi di dollari il valore a fine 2017) e per il 14,3 per cento del SaaS (59 miliardi), cui si aggiunge la componente del cloud advertising, che da sola vale 105 miliardi di dollari.
Nel nostro Paese, le stime presentate sempre alla fine dello scorso anno dall’Osservatorio Cloud & ICT as a Service della School of Management del Politecnico di Milano parlano di un mercato vicino a sfiorare i 2 miliardi di euro di valore, in crescita del 18% anno su anno.
La sola componente Public & Hybrid Cloud vale 978 milioni di euro, in crescita del 24 per cento rispetto alla rilevazione di fine 2016, mentre il Virtual Private Cloud, vale a dire l’esternalizzazione delle infrastrutture su aree dedicate di cloud pubblico, viene valutato 520 milioni di euro, a sua volta in crescita del 16 per cento.
E sempre dai dati dell’Osservatorio arriva l’evidenza che il 90 per cento delle aziende stia usando, anche in forma minimale, una qualche forma di servizio in cloud: segno che il percorso è irreversibilmente avviato.
La tendenza sempre più diffusa è quella che spinge all’adozione di ambienti ibridi e multi-cloud. L’offerta col tempo si è fatta sempre più articolata, aprendo sempre nuove possibilità, ma, inevitabilmente, diventando sempre più complessa, tanto che la logica del “fai da te”, qualunque sia la dimensione aziendale, risulta difficilmente perseguibile.
Quali opportunità per Business Partner e System Integrator?
Difficilmente le aziende sono in grado di affrontare da sole questo cambiamento. Ed è qui che nascono le opportunità per i service provider, i solution provider, i Business Partner.
Come?
Va detto che da almeno un decennio i System Integrator si sono ritagliati un ruolo chiave, erogando servizi a revenue ricorrenti partendo dal monitoraggio e dalla gestione degli asset aziendali.
Con il cloud, i system integrator, alle competenze già acquisite ne hanno aggiunte di nuove, in particolare nel brokeraggio di servizi cloud, nell’elaborazione di offerte di integrazione, nella capacità di gestire infrastrutture legacy e servizi cloud.
Quando si parla di Hybrid cloud, l’opportunità per i system integrator è innanzi tutto quella di imparare e poi applicare un nuovo modello di data integration, che tenga conto di quello che risiede sui data center legacy e di quello che invece viene portato sui cloud ibridi.
I system integrator devono lavorare su infrastrutture più agili, scalabili, leggere. Devono ricodificare le API perché supportino i dati che arrivano ad esempio dall’IoT e dalle operational technologies. Devono integrare nuovi modelli di dati che non arrivano da storage tradizionali. Devono cambiare il loro modello di business migrandolo a una logica di revenue ricorrenti.
I System Integrator diventano di fatto i partner che facilitano il passaggio da installazioni tradizionali a nuovi modelli ibridi e scalabili, che aiutano le aziende a gestire nuovi processi di business.
Quattro opportunità per giocare la partita del cloud
In considerazione di quanto fin qui premesso, potremmo suddividere in quattro gruppi specifici l’azione dei Business Partner che operano nel cloud.
1 – Diventare un managed hybrid It provider.
Va detto che molti operatori del canale già offrono ai loro clienti servizi di managed cloud o hosted cloud e si trovano dunque nella condizione di aumentare il loro stesso valore presso gli stessi clienti facendo un passo oltre il beneficio acquisito del business ricorrente. Ad esempio offrendosi come consulenti per disegnare una roadmap di adozione più strutturata del cloud, valutando quali applicazioni, dati e servizi vale la pena migrare, accompagnando la valutazione anche con analisi accurate di TCO e ROI.
2 – Offrire managed service remoti
Questa opportunità si apre ad esempio a quegli ISV o a quei VAR che non dispongono di un proprio datacenter ma che possono offrire servizi di gestione remota per i private cloud dei loro clienti.
In questo caso, l’opportunità di business non sta solo nella gestione dei servizi, ma anche nella capacità di offrire servizi e soluzioni addizionali
3 – Erogare servizi per la compliance
Il GDPR è sicuramente l’esempio più calzante, ma è innegabile che negli ultimi tempi le aziende si trovano a dover rispettare molteplici regolamenti nazionali e internazionali, con importanti implicazioni anche economiche. Per service provider, ISV, system integrator il quadro regolatorio e normativo porta in sé importanti opportunità di specializzazione o di ampliamento di business, ad esempio dando vita a cloud verticali, che rispondano a specifici standard industriali, come quelli richiesti da settori altamente regolati come quello dei servizi finanziari o il mondo sanitario.
4 – Erogare servizi IaaS, PaaS e IoT
Per i system integrator una delle maggiori opportunità derivanti dalla cloud transformation è la possibilità di sviluppare soluzioni che includano servizi IaaS, PaaS e IoT. Un’evoluzione rispetto alle infrastrutture tradizionali, che colga tutti i benefici che derivano dalle architetture software defined, dall’automazione DevOps, dalla “flexible capacity” tipica del cloud. Si tratta dunque di erogare nuovi servizi on demand, in grado di esprimere immediatamente il loro potenziale in termini di revenue.
Multi-cloud: ecco la visione di IBM
È questa la visione con cui IBM sta accompagnando i suoi Business Partner nei percorsi di migrazione al cloud.
La digital economy impone alle aziende di coniugare dati, servizi, applicazioni da fonti diverse, interne ed esterne alle imprese, perché è in questa combinazione che risiede il valore per i clienti.
Ai suoi Business Partner, IBM chiede la capacità di aiutare i loro clienti a evolvere, espandere ed estendere il loro business, utilizzando l’infrastruttura e i servizi del cloud IBM.
Un cloud che mette al lavoro i dati e la conoscenza presenti in azienda, trasformandoli in revenue e vantaggio competitivo, grazie alla profonda conoscenza dei mercati e alla potenza dei cognitive service.
I partner hanno a loro disposizione potenti strumenti di governance e controllo, servizi di cloud transformation che partono dalla definizione strategica e arrivano fino al supporto, soluzioni flessibili, scalabili e performanti basate su standard aperti, oltre, e non è poco, a più di 50 location per supportare lo storage dei dati nel pieno rispetto dei regolamenti vigenti in ciascun mercato.
Per i Business Partner IBM quattro opportunità per abilitare la trasformazione in cloud
Così, IBM ha identificato quattro aree nelle quali i suoi Business Partner possono muoversi sui loro clienti mettendo a frutto la potenza del suo Cloud.
In primo luogo per supportare i percorsi di Business Innovation, grazie a una piattaforma unica pensata per l’on premise, così come per i cloud pubblici e privati, grazie al supporto di tecnologie d’avanguardia, come cognitive, IoT e Blockchain, grazie ai tool per la creazione di modelli analitici, grazie agli strumenti di data science.
In secondo luogo per supportare i processi di integrazione di dati e cloud, grazie alle API, agli strumenti di analisi embedded, agli strumenti di data ingestion.
In terzo luogo per garantire sicurezza e gestione, grazie alla sicurezza di classe enterprise integrata, ai servizi di automazione “built-in” e ai container Kubernetes, alla piattaforme di data governance ottimizzata per il GDPR.
Infine per guidare gli investimenti futuri, grazie a una architettura a microservizi che abilita il continuo sviluppo, grazie a una piattaforma aperta basata su standard aperti, grazie agli strumenti di protezione e supporto, grazie alla libertà di scegliere dove tenere i propri dati.