Strategie

Cognitive Computing: il vantaggio di IBM crea opportunità al canale italiano

I partner possono sfruttare il vantaggio nel Cognitive Computing creato da IBM. Anni di impegno con Watson che ora diventa reale opportunità per il trade

Pubblicato il 27 Mar 2017

Loris Frezzato

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Chi pensava che il digitale fosse la destinazione finale della tecnologia, si ricreda. Sul mercato sta facendo capolino il Cognitive Computing, e c’è chi rivendica anni di specializzazione che oggi possono rappresentare un concreto vantaggio per i propri partner. IBM di Cognitive se ne occupa da anni, infatti, attraverso Watson che, da supercomputer di calcolo, viene ora interpretato per risolvere le esigenze di analisi in tempo reale di enormi quantità di dati, traendone informazioni utili alle decisioni di business dei clienti. Un sistema a cui oggi anche i Business Partner possono partecipare, per la creazione di un ecosistema con nuove, originali, competenze.

È questa, in definitiva, una delle principali direzioni indicate da IBM al proprio canale di Business Partner in occasione dell’Ibm Business Business Partner Leading Conference, la traduzione italiana di quanto è stato annunciato lo scorso febbraio a Las Vegas (vedi lo speciale di Digital4Trade).
«Come la TV a suo tempo ha mostrato di essere dirompente, e nonostante i tanti detrattori dell’epoca è ancora attuale, oggi lo stesso discorso vale anche per il digitale – afferma Edgarda Fenga, director global business partner di IBM per l’Italia -. Il digitale è, infatti, entrato così tanto nelle nostre vite da cambiarne lo stile, e durerà nel tempo. Come è stato per la TV. E come sarà per il Cognitive Computing, che sta aprendo importanti applicazioni nelle imprese e grandi opportunità per il business dei business partner più accorti». La rete del canale IBM in effetti è imponente e attiva, contando ben 165.000 partner in tutto il mondo, responsabili dell’ingaggio del 65% dei nuovi clienti acquisiti dal vendor nell’ultimo anno.

«Il Cognitive Computing è nei nostri programmi già da anni – conferma anche Enrico Cereda,
Chairman, President e CEO di IBM Italia – e questo ci dà un sensibile vantaggio rispetto ad altri vendor concorrenti che stanno scoprendone solo ora le potenzialità. Del resto anche altri ora si stanno accorgendo che qualcosa nel mercato sta cambiando. La digitalizzazione sta cambiando le regole e scombinando le strategie delle aziende, molte delle quali gestiscono un business nuovo basato non sul possesso dei beni ma sulla gestione dei servizi da questi consentiti. Le tecnologie oggi sono mature, e gli analytics, i Social Network e tutte le altre fonti di creazione e gestione dei dati contribuiscono a cambiare e a generare informazioni business. E si tratta di un approccio che non è esclusiva unicamente delle grandi aziende, ma anche per le PMI, che sono e saranno il tessuto economico del nostro Paese».

Tutto questo grazie al fatto che con l’as a service si può portare la tecnologia ad aziende di tutte le dimensioni, smantellando quindi tutti quegli alibi che frenano le proposte di innovazione alle imprese. E i partner di IBM possono assumere un ruolo fondamentale per accompagnare le aziende nel percorso dell’innovazione, grazie anche al potenziamento continuo d’offerta del vendor, il quale negli ultimi anni ha acquisito ben 170 aziende di software, gran parte di queste focalizzate sul cloud e come tali con le carte in regola per contribuire alla digital transformation del mercato.
«Il mercato IT italiano ha ripreso a crescere in piccola percentuale, ma con un trend interessante e sta diventando sempre più abilitatore per aiutare il business – riprende Fenga -. Ma dentro il comparto vi sono aree che crescono in maniera più importante e a 2 digit, come Social, Big Data, IOT, Sicurezza e Cloud. Aree che stanno interessando in maniera crescente le Line of Business delle aziende, ma dialogare con loro significa spostare il discorso su altri livelli: parlare di business e non di tecnologie. E il canale deve iniziare a crearsi gli skill adatti per avere relazione con le LOB. Una delle chiavi per entrare in contatto con loro può essere proprio il Cognitive Computing, in linea con le realtà che vogliono capire come innovare il proprio business».

Per questo IBM intende proporre servizi basati su Watson con la creazione di un ecosistema di partner sul Cognitive che prevede spazio per tutti: dai partner tradizionali, che avranno benefici dall’offerta di infrastrutture performanti, di cui ci sarà sempre bisogno, agli ISV e ai System Integrator, che vorranno iniziare a proporre le soluzioni di Cognitive ai loro clienti. Sempre su questo tema, il vendor lancia un Contest, il Watson Cognitive Build, per la raccolta di idee che verranno confrontate e valutate nel mese di Aprile nel corso del Watson Summit a Milano, allestita presso la Casa Watson all’Arco della Pace. Un appuntamento che sarà replicato in Maggio e a cui seguiranno altre tappe nella seconda metà dell’anno, nelle quali sono previste aree showcase e momenti di networking.

PartnerWorld, il programma IBM che si rinnova

Intanto c’è da segnalare che PartnerWorld, il tradizionale Programma per i Busines Partner IBM, si rinnova alla luce dei cambiamenti di rotta delle strategie del vendor, orientato sempre di più verso i servizi e includendo tutta la nuova area del Cognitive Computing. «Il nuovo programma, partito a gennaio 2017, si è posto l’obiettivo di porre una maggiore focalizzazione del valore al cliente – spiega Francesca Teutonico marketing manager per il canale IBM – e l’elemento essenziale per raggiungerlo sono le competenze. Anche nuove. Il ridisegno del programma si articola quindi su 44 competenze, raggruppate in 10 categorie che rappresentano le aree più innovative. Cambia anche la categorizzazione dei partner, che oggi prevede 4 livelli: Register, Silver, Gold e Platinum, basati su benefici crescenti, i quali sostituiscono i precedenti Advanced e Premier». La transizione verso le nuove categorizzazioni rimane aperta fino al 30 giugno 2017.

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