Da un survey sull’evoluzione del data center, il vendor ricava conferme della necessità di infrastrutture aperte e flessibili, che lo aprono verso integrazioni fino a tempo fa impensabili
Loris Frezzato
Pubblicato il 20 Gen 2017
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Alessandro De Bartolo, country manager Lenovo Data Center Group per l’Italia
Si è chiuso un anno di successi per Lenovo, sia a livello internazionale, sia per quanto riguarda la filiale italiana, la quale inizia il 2017 con un nuovo timoniere, con l’entrata in azienda di Emanuele Baldi (provenienza Fujitsu – ndr) con la carica di Country General Manager e Amministratore Delegato. Un anno che ha visto l’azienda attiva su più fronti, tra i vari eventi per la promozione dei propri prodotti, Yoga tra tutti, l’impegno sociale, con la fornitura di pc alle scuole delle regioni dell’ultimo terremoto, fino al “colpaccio” della Data Center Group con l’accordo con Cineca per la creazione di un proprio data center a tecnologia Lenovo.
Una divisione, quella Data Center, che interpella costantemente i propri clienti sulla percezione e il grado di avanzamento di quella trasformazione digitale che gran parte dei vendor stanno promuovendo.
Alessandro De Bartolo, country manager Lenovo Data Center Group per l’Italia
«Tra le tante attività che afferiscono al Data Center Group di Lenovo, spicca il dialogo che costantemente manteniamo attraverso focus group a livello locale, europeo e mondiale – illustra Alessandro De Bartolo, country manager Lenovo Data Center Group (DCG) per l’Italia -, utili per confermare le nostre scelte strategiche o a fornire nuovi suggerimenti. Proprio in ambito Data Center, abbiamo svolto una ricerca europea sui CIO e i CTO di 1.400 aziende enterprise, di cui 250 italiane, oltre i 1.000 dipendenti, per capire il loro progresso nella trasformazione digitale e su come si stanno preparando al futuro. Ne è uscito un quadro che vede l’87% degli intervistati pienamente coinvolto nell’innovazione della propria azienda, pur emergendo un divario tra le aspettative dei top manager e le risorse allocate effettivamente per raggiungere gli obiettivi. Una percentuale che per il panel italiano sale addirittura fino al 91%».
Note positive alle quali fanno, comunque, da contraltare note di miglioramento, con un buon il 22% che ritiene che il proprio hardware sia inadeguato alle nuove generazioni di tecnologie e progetti, in particolare all’IOT. Il 22% teme di non riuscire a controllare la diffusione delle smart machine nelle loro aziende, il 25% ha identificato nella carenza del budget l’ostacolo maggiore, mentre il 25% teme che manchino le competenze tra i dipendenti per supportare lo sviluppo e la gestione delle applicazioni, soprattutto per quelle in ambito IOT.
In Italia, il 20% ritiene che il personale non IT rappresenti il maggiore ostacolo verso la digital transformation, anche se poi le iniezioni di budget stanno arrivando sempre di più dai reparti esterni all’IT stesso, indice che l’innovazione ormai permea tutta l’azienda, consentendo ai responsabili IT di trovare alleati in altre divisioni, dal marketing, all’HR.
Un quadro che conferma, in sostanza, la necessità di un’infrastruttura sempre più flessibile e scalabile, in grado di gestire l’imprevisto. «Risposte che ci aiutano per il futuro, ma che, in definitiva, confermano la strategia di Lenovo DCG – commenta De Bartolo – e, in generale, il ruolo che Lenovo si è ricavata nella Digital Transformation. Vogliamo, infatti, fornire una prospettiva imparziale che porti valore ai clienti,
proponendoci come partner supportare le diverse tecnologie emergenti, potendo operare senza i condizionamenti del passato e senza dover proteggere logiche di legacy. Sposando in pieno l’evoluzione che sta portando verso il software defined e spostando il valore dallo storage e networking verso il server.Per questo motivo abbiamo attivato partnership con i maggiori protagonisti dell’iperconvergenza, da Sap, Juniper a Nutanix, per fare alcuni nomi, per un co-design di soluzioni che vadano naturalmente nella direzione del software defined. Con lo scopo di rompere l’assetto tradizionale dell’infrastruttura, facilitando la commistione tra hardware e software. Ci stiamo via via muovendo da un’architettura fatta a silos, da building blox rigidi e saparati di server, networking, storage e di management, verso una gestione integrata, proprio grazie al software. In tal modo, il componente server può, così, assolvere a tutte le funzioni utili all’interno del data center, prima affidate ai singoli silos. Assecondando eventuali evoluzioni del data center stesso».
Una premessa che spiana la strada ai ThinkAgile di Lenovo, la nuova architettura del vendor, che si prevede arriverà in Europa in primavera, creata per portare il cloud all’interno delle aziende, con “porte e cerniere” necessarie per collegarsi ai servizi dei cloud provider.
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