Analisi

Startup e PMI innovative: requisiti, differenze e agevolazioni

Iscritte entrambe in una sezione speciale del registro delle imprese, rappresentano delle tipologie di aziende che stanno crescendo costantemente in Italia. Una crescita favorita dagli incentivi previsti dalla normativa e da forme di finanziamento che adesso dovrebbero arrivare anche dall’Europa

Pubblicato il 01 Mar 2023

Carmelo Greco

Startup PMI innovative

Le startup innovative iscritte alla sezione speciale del registro delle imprese sono in tutto 14.708, il numero più alto di sempre. Il terzo trimestre 2022 conferma il trend di crescita di questa tipologia di azienda che, da quando è stata introdotta nel nostro ordinamento con il decreto legge 179/2012, ha continuato a essere scelta soprattutto dalle nuove generazioni. Infatti, sono oltre 2.600 quelle costituite dagli under 35, il 17,9% del totale, superiore di 3 punti percentuali a confronto delle aziende non innovative (14,5%). In più, se si considerano le startup innovative in cui almeno un giovane è presente nella compagine sociale, queste sono pari il 41,3%, contro il 31,4% delle altre imprese. Nella medesima sezione speciale del registro delle imprese si trovano anche le PMI innovative. Hanno caratteristiche leggermente differenti rispetto alle startup innovative e sono state introdotte con l’articolo 4 del decreto legge 3/2015.

Le principali caratteristiche di una startup innovativa

Per poter ottenere lo status di startup innovativa, le società di capitali devono:

  • avere una sede in Italia;
  • essere state costituite da meno di 5 anni;
  • non essere quotate;
  • avere un fatturato annuo inferiore a 5 milioni di euro;
  • occuparsi di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico;
  • essere in possesso di determinati requisiti relativi all’innovazione tecnologica come indicato dall’art. 25, comma 2, del DL 179/2012.

Tra questi ultimi, rientra l’obbligo che almeno il 15% del fatturato sia indirizzato in ricerca e sviluppo. In alternativa, la forza lavoro deve essere formata da almeno un terzo di dottorandi, dottori di ricerca o ricercatori. Requisito che può essere ugualmente assolto se almeno i due terzi tra soci e collaboratori ha una laurea magistrale o se la startup possiede un proprio brevetto o software registrato. Ulteriori vincoli per le startup innovative sono la non distribuzione degli utili. A cui si aggiunge il fatto che la loro costituzione non sia avvenuta a seguito di fusione, scissione o cessione di azienda.

Quando una PMI può essere definita innovativa

Le PMI innovative sono soggette a criteri meno stringenti rispetto alle startup, a partire dai profili di innovatività che si riferiscono a competenze interne, processi e prodotti. Quindi, non propongono solo un’offerta ad alto valore tecnologico come nel caso delle startup innovative. Inoltre, non è previsto per le PMI innovative né la delimitazione temporale (essere state costituite da meno di 5 anni), né un fatturato annuo inferiore ai 5 milioni di euro. Così come non vige il limite della non distribuzione degli utili o della mancata provenienza da fusione, scissione o cessione di un’azienda. Oltre ad avere una sede in Italia e alla certificazione dell’ultimo bilancio (requisito assente nelle startup), le PMI devono soddisfare almeno 2 dei seguenti requisiti:

  • un volume di spesa in ricerca e sviluppo uguale o superiore al 3% del fatturato;
  • una forza lavoro complessiva costituita per almeno un quinto da dottorandi, dottori di ricerca o ricercatori, oppure da un terzo di persone con una laurea magistrale;
  • essere titolari di un brevetto o di un software registrato.

Le operazioni finanziarie per startup e PMI innovative

Il dato per cui entrambe le categorie sono censite in un’apposita sezione del registro delle imprese spiega perché non tutte operino necessariamente nel comparto ICT. Ciò non toglie che quelle che risultano iscritte a ottobre 2022 corrispondano a più della metà del totale (8.416). Per avere invece un’idea dei settori di attività, si può consultare l’ultima rilevazione del ministero delle Imprese e del Made in Italy. In base al report, il 76% fornisce servizi alle imprese, il 15,5% è impegnato nel manifatturiero e il 3,1% nel commercio.

Lo stesso report consente di avere un quadro delle operazioni finanziarie che hanno interessato startup e PMI innovative, con particolare riguardo alle operazioni gestite tramite il Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese (FGPMI). Al terzo trimestre 2022 sono stati erogati finanziamenti per 1,9 miliardi di euro e il Fondo ne ha garantiti più di 1,5. Nello stesso periodo si contano più di 1.400 imprese beneficiarie, per un valore medio dei prestiti pari a oltre 328 mila euro, a fronte di una durata media del finanziamento di circa 51 mesi. Inoltre, sempre nel medesimo periodo, le operazioni gestite dal Fondo di Garanzia verso gli incubatori certificati sono state 107 per un totale potenzialmente mobilitato di quasi 48 milioni di euro.

Le agevolazioni per startup e PMI innovative

Accesso al Fondo di Garanzia

Il DL 179/2012 ha previsto un accesso al Fondo di Garanzia semplificato e gratuito, tramite un canale prioritario, sia per le startup sia per gli incubatori certificati. La garanzia copre fino all’80% del prestito erogato dall’istituto di credito, per un massimo di 2,5 milioni di euro. Mediocredito Centrale, l’ente gestore del Fondo, non effettua alcuna valutazione del merito creditizio rispetto a quella della banca. Inoltre, gli istituiti di credito non possono richiedere garanzie reali, assicurative e bancarie, sulla parte del finanziamento garantita dal Fondo, ma possono farlo sul patrimonio personale dell’imprenditore per l’intero ammontare del prestito. Questa misura è stata rafforzata dal DL “Liquidità”, convertito in Legge 5 giugno 2020 n. 40, che ha introdotto la copertura dall’80% al 90% e innalzato l’importo massimo garantito da 2,5 a 5 milioni di euro.

Per le PMI innovative, analogamente, l’accesso al Fondo ricalca quanto contemplato per le startup innovative, ma con due importanti differenze. Anzitutto le prime sono soggette al merito creditizio da parte del Fondo e, in secondo luogo, alle PMI innovative è negato l’accesso al Fondo nel caso in cui siano classificate nella fascia di merito creditizio più bassa.

Benefici di natura burocratica e fiscale

Sul versante delle agevolazioni di natura burocratica e fiscale, startup e PMI innovative condividono alcune deroghe alla disciplina societaria ordinaria, tra cui proroga del termine per la copertura delle perdite e deroga alla disciplina sulle società di comodo e in perdita sistematica. Inoltre, possono remunerare i lavoratori con stock option nonché i consulenti attraverso forme di work for equity. Questo sistema consiste nel ricompensare il lavoro dei consulenti mediante l’assegnazione di quote o azioni della società. In tal modo le imprese possono ricevere prestazioni necessarie allo sviluppo della loro business senza doversi far carico di costi che potrebbero risultare esorbitanti. Con il vantaggio che, in veste di soci, i consulenti hanno uno stimolo ulteriore a conseguire risultati positivi di cui loro stessi godranno.

Startup e PMI innovative, infine, possono beneficiare dei servizi di internazionalizzazione erogati dall’Agenzia ICE, sono esonerate dal pagamento dell’imposta di bollo per gli atti depositati presso la Camera di Commercio e possono coinvolgere investitori nel loro capitale di rischio ai quali sono riconosciuti appositi incentivi fiscali.

Startup e PMI innovative, ultime novità

Programma Smart&Start Italia

Dall’anno scorso è disponibile anche il programma Smart&Start Italia promosso da Invitalia. Si occupa di finanziare le startup innovative, con progetti tra i 100 mila euro e 1,5 milioni di euro, a patto che la società non sia stata costituita da più di 60 mesi. In aggiunta al finanziamento, che le imprese hanno la possibilità di trasformare parzialmente in contributo a fondo perduto, è previsto un tutoraggio tecnico-gestionale per le startup innovative che hanno meno di 12 mesi.

Arriva il Fondo dei fondi europeo

Per le PMI innovative e per i “campioni della tecnologia”, nel febbraio 2023 è stato lanciato un nuovo Fondo dei fondi paneuropeo nell’ambito dell’ETCI (European Tech Champions Initiative). Quest’ultima è promossa da Gruppo BEI (Banca europea per gli investimenti) e da Fondo europeo per gli investimenti in collaborazione con Italia, Germania, Francia, Spagna e Belgio. L’ETCI ha l’obiettivo di rafforzare i mercati europei del capitale di rischio in fase di scale-up, colmando una lacuna per quelle imprese innovative che puntano a finanziamenti di importi superiori ai 50 milioni di euro. A tale scopo, il Fondo mette in comune le risorse pubbliche degli Stati membri citati sopra e del Gruppo BEI.

L’impegno iniziale vede un investimento di 1 miliardo ciascuno da parte di Francia, Germania e Spagna, mentre l’Italia partecipa con 150 milioni e il Belgio con 100. A sua volta il Gruppo BEI ha stanziato ulteriori 500 milioni di euro, per un ammontare complessivo di 3,75 miliardi di euro. L’idea è quella di rendere il vecchio continente un luogo propizio per il nurturing e lo sviluppo di un’imprenditoria dalla forte impronta innovativa. Solo così si può risolvere il problema della mancanza di capitali che rende spesso le nostre tech company meno competitive sullo scacchiere internazionale.

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