Red Hat Summit 2018

Red Hat: una strategia Hybrid per completare il successo dell’open source

Nel corso del Red Hat Summit 2018 di San Francisco la società leader nell’open source conferma la politica di apertura nei confronti dei big tradizionali dell’IT. E punta forte sull’hybrid cloud

Pubblicato il 09 Mag 2018

Gianluigi Torchiani

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Il tempo in cui l’open source era qualcosa di sovversivo, combattuto a suon di cause legali, è ormai un lontano ricordo, dal momento che questa rivoluzione tecnologica è ormai alla base dell’innovazione tecnologica del mondo enterprise. L’ennesima conferma si è avuta nella prima giornata del #RHSummit, l’appuntamento annuale organizzato dalla società numero uno del settore – Red Hat – che si sta svolgendo in queste ore a San Francisco. All’appuntamento, seguito in esclusiva per l’Italia da Digital4Trade, hanno preso parte circa 7.000 partecipanti da ogni parte del globo, con una ricca presenza di quelle multinazionali dell’IT che sino a non molto tempo fa avevano combattuto la prospettiva tecnologica di Red Hat e del software open. D’altronde, come ha messo in chiaro il Ceo Jim Whitehurst, i tempi sono rapidamente cambiati: 17 anni fa la compagnia dal cappello rosso e pochi altri sostenevano come l’approccio open fosse il futuro dell’IT. Oggi è possibile dire che la scommessa è stata profondamente vinta, visti i numeri di Red Hat e l’imitazione di questo modello anche da parte dei concorrenti.

Il rafforzamento delle alleanze

Nella piena logica della coopetition che tanto va per la maggiore nel mondo IT, WhiteHurst ammette che nessuna compagnia da sola sola ha le risorse e le risposte per far fronte all’enorme domanda di innovazione che arriva dal mondo delle imprese. Da qui la strategia di tendere la mano agli ex nemici (Microsoft in passato fu l’esempio più clamoroso) praticata negli anni che è stata ulteriormente rinforzata nell’appuntamento californiano con una serie di nuovi annunci. In particolare, quelli più importanti hanno riguardato due nomi cardine dell’universo IT globale come IBM e Microsoft: per quanto riguarda Big Blue, Cloud Private e Cloud Private for Data and middleware potranno d’ora in poi usufruire del supporto della piattaforma container Openshift. Discorso simile per Microsoft, ma in questo caso la partnership ha a che fare con il public cloud di casa, vale a dire Azure. L’obiettivo è sempre quello di aumentare la flessibilità e la velocità degli utenti aziendali.

Una strategia, quella delle partnership, che per certi versi inevitabile, anche perché, come ha messo in luce Paul Cormier, responsabile dei prodotti di Red Hat, l’attuale complessità tecnologica impone ancora di più rispetto al passato la collaborazione tra realtà diverse, esplorando (Explore è la parola ricorrente di questo Red Hat Summit) tutte le possibilità che possono aiutare le imprese a sviluppare il proprio business. Red Hat ad esempio ha pienamente compreso che le grandi organizzazioni hanno effettuato importanti investimenti in passato nella virtualizzazione: in questo senso le nuove funzionalità introdotte alla piattaforma Container Openshift permettono alle imprese di valorizzare e modernizzare queste tecnologie.

La scommessa ibrida

Un discorso che può essere applicato anche per la grande quantità di infrastrutture enterprise che ancora caratterizza il mondo enterprise, che ha spinto da tempo Red Hat a sposare l’approccio dell’hybrid cloud che, secondo le previsioni della compagnia open source, è destinato a diventare il modello di default della nuvola, in particolare per rispondere alle esigenze applicative delle imprese. Tutta questa strategia, naturalmente, passa anche per un ruolo importante dell’ecosistema dei partner: per facilitare ulteriormente l’adozione della piattaforma Open Shift da parte dei grandi system integrator sono stati annunciati una serie di miglioramenti nell’utilizzo e un nuovo elevato numero di nuove certificazioni a disposizione.

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Red Hat Summit Day 1

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