#OVHSummit

OVH: la nuova sfida è diventare un cloud provider globale

OVH, nel corso del suo summit annuale, conferma l’intenzione di competere con i giganti del cloud. Per farlo saranno costruiti nuovi Data Center a livello globale

Pubblicato il 18 Ott 2017

Gianluigi Torchiani

ovh

Diciotto anni sono un traguardo importante nella vita delle persone, segnando ufficialmente l’ingresso nel mondo degli adulti. Ma è un traguardo che significa molto anche per OVH, società francese fondata per l’appunto 18 anni fa dai fratelli polacchi Klaba e rapidamente diventata una delle realtà più innovative del mondo dell’IT, come ha dimostrato nei mesi scorsi la clamorosa acquisizione degli asset cloud di VMware. Non a caso il claim della quinta edizione dell’OVH Summit 2017, che si è concluso nelle scorse ore a Parigi, è stato “Next Level”, poiché l’obiettivo dichiarato è quello di accelerare la crescita, cogliendo tutte le opportunità della trasformazione digitale. Non che i risultati ottenuti sinora siano da disprezzare, anzi: già oggi OVH non è più una startup ma una vera e propria multinazionale, con 2000 collaboratori sparsi in 19 Paesi a livello globale, una crescita che viaggia a ritmi del + 30%.

Una rivoluzione cloud appena iniziata

Ma per il futuro si punta decisamente più in alto, appunto al next level, grazie anche a investimenti per 1,5 miliardi di euro già programmati per il periodo 2016 -2020 e a un migliaio di nuove assunzioni già programmate. Nel mirino, in particolare, c’è il mercato del cloud, un’area che già oggi rappresenta la metà del fatturato della società transalpina e, sicuramente quella che attualmente contribuisce maggiormente alla crescita. L’aspettativa di OVH, però, è che la rivoluzione del cloud sia appena all’inizio e che, dunque, nei prossimi anni assisteremo a una vera e propria Legacy migration, offrendo così notevoli opportunità anche all’ecosistema di partner.

Obiettivo 50 Data Center

L’obiettivo, in questo senso, è di diventare un vero e proprio global hyperscale cloud provider, andando a sfidare sul proprio terreno i giganti della nuvola d’Oltreoceano, quali AWS, Google e Microsoft (in questo caso senza però interrompere la collaborazione sui software della casa di Redmond). Una sfida che il fondatore definisce eccitante, facendo appello sulle radici europee di OVH ma senza nascondere la vocazione ormai internazionale. Innanzitutto guardando al mercato americano, dove è stata costituita un’apposita società raccogliendo anche l’eredità nel cloud di VMWare (con cui l’alleanza tecnologica resta comunque molto stretta sul fronte private) , il maggiore a livello globale e atteso in ulteriore progresso nel prossimo futuro. Inoltre, l’obiettivo è passare nel giro di pochi anni dagli attuali 27 a ben 50 Data Center nel mondo, che copriranno vecchi e nuovi mercati. Anche l’Italia sarà sicuramente coinvolta da questa raodmap – ha confermato la società – , con la realizzazione di un centro dati hyperscale che permetterà a OVH di rafforzare la sua posizione sul mercato nazionale. 

 

Un cloud libero e Open

La domanda che si potrebbero fare potenziali clienti e partner è, naturalmente, su quale tipologia di cloud abbia scelto di investire OVH. E la risposta della società francese è chiara: su un cloud libero (freedom è stata un’altra delle parole ricorrenti dell’#OVHSummit) e Open,  come testimonia l’apertura al cloud pubblico di OpenStack e non solo. In particolare, in aperta contrapposizione con i vendor della nuvola a stelle e strisce, si punta ad assicurare al cliente finale una reale reversibilità, cioè lasciare aperta possibilità di cambiare fornitore senza necessità di riscrivere da zero tutte le proprie applicazioni. Altre caratteristiche promesse sono l’interoperabilità, la Data protection e il rispetto per la proprietà intellettuale. Proprio per promuovere standard tecnici in questo senso e favorire una regolamentazione migliore, OVH ha promosso la nascita della Open Cloud Foundation insieme ad altre realtà, quali NetApp, Intel, ecc.  Inoltre, nell’ottica di chiarire definitivamente questa strategia a clienti e partner, è stato messo a punto un vero e proprio brand dedicato, OVHCloud, rivolto alle imprese che non vogliono subire la trasformazione digitale e coglierne le opportunità. L’intera offerta di soluzioni OVH sarà poi completata da OVHspirit (rivolta all’hosting) e OVHmarket (i servizi di connettività e telecomunicazione).

A servizio dell’intelligenza artificiale

Oltre al cloud, a Parigi si è parlato moltissimo di intelligenza artificiale, in particolare per effetto della partnership consolidata con Intel: la scommessa è che i Data Center di OVH siano in grado di supportare al meglio le applicazioni delle imprese che fanno affidamento su AI e machine learning. Insomma, OVH entra nell’età adulta e guarda al medio-lungo termine, anche se il ceo Octave Klaba, in occasione del summit non ha certo rinunciato alla sua passione per il rock, esibendosi all’OVH Summit con altri top manager del gruppo in un intenso live sulle note dei Muse, quasi a marcare la differenza rispetto ad altre compagnie più “compassate”.

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