Come funziona Mastodon, il social network che sfida Twitter



La nuova piattaforma punta tutto su privacy e assenza di contenuti sponsorizzati, che hanno stravolto il posting real-time della concorrenza

Paolo Longo

Pubblicato il 13 Apr 2017


C’è spazio, oggi, per un nuovo Facebook, un nuovo Twitter? Probabilmente no, perché le due piattaforme più consolidate del panorama social network sono quelle che offrono una più completa esperienza di networking digitale. Questo non vuol dire che l’era in cui viviamo non sia aperta a modi diversi di interpretare la condivisione via internet, magari con metodi e strategie differenti. Si basa su un concetto del genere Mastodon, un client che, in un certo verso, fa il verso a Twitter ma che ne stravolge alcuni processi per restituire agli utenti un servizio alternativo, nella logica della startup “decentrato rispetto alle realtà attuali“.

In che senso? Prima di tutto a bordo del social mastodontico (dalla mascotte che riprende un elefante) non c’è pubblicità, non ci sono investitori o advertising di alcun tipo. Per questo non si vedranno post sponsorizzati o messi in risalto rispetto a quelli degli altri iscritti. A proposito: ogni toot (si chiamano così i tweet) può essere lungo fino a 500 caratteri, forse troppi, ma comunque un punto di differenziazione dal primo e più celebre arrivato.

In secondo luogo, ciò che aveva fatto le fortune di Twitter, il flusso di messaggi in tempo reale, su Mastodon viene ripreso senza mezzi termini. Se il business di Jack Dorsey aveva previsto un certo cambiamento dell’algoritmo, che di fatto ha reso meno presente la caratteristica del real-time in favore dei contenuti più virali (pur sempre recenti), quello pensato da Eugen Rochko è realmente un sito che vuole restituire quello che succede nella vita dei navigatori nel momento in cui postano, senza influenze dettate dal marketing.

Terzo pilastro è la privacy: ogni post su Mastodon può essere impostato diversamente in quanto a tipologia di visualizzazione. Così, si può scegliere di mantenere pubblico un messaggio e nasconderne un altro a certi followers, opzione ben conosciuta su Facebook, con cui però il nuovo client ha poco in comune. Che dire, in pochi giorni Rochko ha ottenuto un boom del 73% di iscritti, tanto da registrare circa 50.000 utenti all’attivo e la necessità di mettere in stand-by il progetto, per consentire al team di soddisfare le esigenze di un pubblico più vasto. Che non potrebbe sopportare blackout o inefficienze di sorta.

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