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Tecnologie abilitanti: così dallo smart working si promuove la trasformazione digitale

Le riflessioni di Lorenzo Zanotto di Attiva Evolution sulle potenzialità che il canale può sfruttare dall’esperienza Coronavirus. La digitalizzazione ha garantito continuità di business, ma bisogna avere le tecnologie adatte

Pubblicato il 18 Giu 2020

Loris Frezzato

Lorenzo Zanotto, Business Sales Unit Manager di Attiva Evolution

Impostare un processo di digitalizzazione a garanzia di una business continuity, è una pratica virtuosa per chi intraprende un percorso di digital innovation. Pratica che si è rivelata particolarmente salvifica durante l’esperienza del lockdown imposto dalla pandemia. Attiva Evolution, distributore a valore, business unit di Attiva Spa, aveva già iniziato una fase di trasformazione in ottica smart working ben prima dell’arrivo del Coronavirus, impostando il business comprendendo anche nuove dinamiche che, alla prova dei fatti, è convinta caratterizzeranno il modo di lavorare da qui in poi.

Trasformazione digitale dei processi per non sopperire

«Si tratta di un approccio che Attiva già ha iniziato ad affrontare da qualche anno, e da distributore a volume ha pensato di creare una divisione a valore, in grado di seguire quei processi di digital transformation che le aziende sempre più stanno chiedendo – afferma Lorenzo Zanotto, BU Sales Manager di Attiva Evolution -. A partire da quando si è iniziato a parlare di cloud e smart working, abbracciando fin da subito l’ondata di innovazione che ne derivava. Da qui la scelta poi di concentrarsi su alcuni importanti pillar, dalla cybersecurity, all’hyperconverged storage, al cloud e alla Unified Communication and Collaboration. Con il risultato che il nostro business si è via via riequilibrato dalla vendita di hardware alla focalizzazione sui progetti. Segno che puntare sulle soluzioni legate alla trasformazione digitale è risultato essere vincente».

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Lorenzo Zanotto, BU Sales Manager di Attiva Evolution

Le misure improvvise per contrastare la pandemia da Coronavirus hanno, poi, catapultato tutti in un mondo dove la digitalizzazione è stato l’unico modo per proseguire le proprie attività. «Chi si è fatto trovare pronto ha potuto continuare a lavorare anche durante il periodo di lockdown, mentre molte aziende che erano rimaste ancorate a un modello “fisico”, che prevede l’obbligo di presenza in sede, ha dovuto fermarsi. In parte o completamente» osserva Zanotto.

Soluzioni professionali, senza improvvisazioni

Da qui a comparare il lavoro da remoto con un vero e proprio smart working, ovviamente ce ne passa, andando, quest’ultimo, a impattare su logiche di processo e di organizzazione strutturale del lavoro e della collaborazione. Ma tant’è: chi aveva avviato un processo di digitalizzazione ha comunque potuto consentire ai propri dipendenti costretti a casa ad accedere alle infrastrutture aziendali e alle applicazioni e dati che vi risiedono.

Certamente meglio è non improvvisarsi ed essere preparati: soluzioni professionali per garantire l’accesso remoto e sicuro ci sono e sono indispensabili in un modello agile di gestione del lavoro, con connessioni performanti, soluzioni per il controllo dell’identità digitale a fattore multiplo collegabili con le infrastrutture aziendali in maniera semplice.

Risposte veloci a smart working e agilità di business

«Ci siamo quindi trovati a dover dare velocemente risposte a tantissimi partner che ci chiedevano supporto per metterli in grado di aiutare i propri clienti a non interrompere le attività – riprende Zanotto -. Molti di questi erano già preparati mentre altri hanno dovuto imparare molto velocemente a dare risposte con la massima urgenza. Altri, ancora, sono rimasti al palo, portandosi difficoltà che rischiano di trascinarsi anche nel futuro».

Con l’auspicio che l’esperienza vissuta possa essere stata di qualche insegnamento anche nelle strategie di investimento future. Certo ci sarà una forte differenziazione tra chi aveva già iniziato a organizzarsi su un modello digitale del proprio business e chi, invece, ha sopperito in emergenza senza approfittarne per farne una strategia di cambiamento.

«Affinchè la digitalizzazione possa portare a una trasformazione, vanno reimpostati i processi e le infrastrutture. Servono soluzioni e prodotti che funzionino bene, che siano adatti alle potenzialità richieste, ma serve anche avere connettività adeguata. Vedo quindi grandi opportunità anche nel ridisegno complessivo delle infrastrutture del Paese, base essenziale per i servizi cloud e la digital transformation, anche nella PA, senza la quale rischiano di cadere tutti i presupposti di innovazione e crescita» conclude Zanotto.

Un portfolio in evoluzione

Tecnologie abilitanti su cui il distributore continua a fare scouting, con arricchimento di nuovi brand dell’offerta di hyperconverged, a complemento del portfolio esistente, ma altri vendor appariranno presto nella lista di soluzioni per lo storage e backup su cloud e, poi, nuovi nomi anche nell’area security nelle sue varie sfaccettature, dal riconoscimento digitale dell’identità fino a prodotti molto verticali legati al lavoro agile e allo smart working in generale. Un ulteriore ambito si aprirà inoltre con la prossima partnership con un vendor di soluzioni di strumenti per il marketing e comunicazione digitale quali monitor intelligenti e videowall.

Un ampliamento dell’offering che permetterà presto ad Attiva Evolution di prepararsi all’erogazione di servizi propri, da proporre ai propri rivenditori, anche basati su piattaforme di brand noti, in modo da renderli fruibili e rivendibili in maniera semplificata da parte dei partner.

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