Strategie

Hitachi Vantara, non solo storage: Big Data nel mirino

La società dell’omonimo gruppo, nata lo scorso settembre, sta comunque continuando a investire sul fronte storage, guardando anche alla fascia media del mercato

Pubblicato il 21 Mag 2018

Gianluigi Torchiani

big data

Marco Tesini, Country manager di Hitachi Vantara

Non solo il caro e vecchio storage ma sempre più grande attenzione verso il mondo dei Big Data: può essere riassunta così la strategia di Hitachi Vantara, società dell’omonimo gruppo giapponese nata lo scorso settembre dal merge di Hitachi Data Systems, Pentaho e Lumada. Una nuova realtà che punta ad aiutare le imprese a migliorare la propria Customer Experience, sviluppando nuovi flussi di ricavi e riducendo i costi delle proprie attività, grazie a una strategia che si propone di combinare l’IT (Information Technology) con l’OT (Operational Technology), per trasformare i dati in risultati. Ovviamente la storia di Hitachi Vantara, come ha raccontato il country manager italiano Marco Tesini, non può essere disgiunta da quello della casa madre Hitachi, un vero e proprio colosso mondiale da 300.000 dipendenti, con interessi in svariati campi (energia, digitalizzazione, trasporti, ecc), che negli ultimi due anni ha deciso di cambiare strategia, passando da un modello product driven a uno market driven, cercando di ridurre anche il numero di aziende che stanno sotto il proprio cappello del gruppo. L’obiettivo di questo cambio è quello di intercettare le crescenti opportunità della trasformazione digitale, vista come sempre più pervasiva per l’intera società. In questo contesto di grandi stravolgimenti la missione di Hitachi Vantara è quella di proporsi come una data solution company, occupandosi dei dati in tutte le sue forme.

Tre diverse aree di business

Più nel concreto, sono tre le aree attorno a cui gravita il modello di business del gruppo: innanzitutto la Data center modernization, termine dietro il quale si nasconde il portafoglio storico di storage di Hitachi Data Systems, dal quale dipende circa il 75% del fatturato del gruppo. Altra linea importante, responsabile di circa il 15% del giro d’affari, è quella della Data Governance, con un ricco portafoglio di Object storage che è in grado di proteggere, integrare e arricchire i dati non strutturati. Infine, dall’eredità di Pentaho arriva il comparto Data Driven Insight, ossia dei software che permettono di estrarre valore e suggerimenti utili dalla mole di dati. Visto l’interesse che in questo momento storico accompagna il mondo dei Big Data, non stupisce che proprio quest’ultima sia l’area a maggiore crescita (+821% nel 2017), ma anche le altre aree si difendono bene, tanto che Hitachi Vantara Italia ha potuto chiudere l’anno fiscale 2017 con una crescita del 21%. Uno sviluppo che dovrà proseguire anche nel futuro, per centrare gli ambiziosi obiettivi fissati dalla casa madre per il mercato nazionale.

Per i partner ruolo sempre più importante

Per supportare questo percorso Hitachi sta profondamente rinnovando la sua gamma di soluzioni storage, grazie all’introduzione di 10 nuovi sistemi negli ultimi 12 mesi. Oltre alla maggiore flessibilità e alle prestazioni migliorate in ottica all flash, il passaggio veramente importante è l’introduzione di una serie di modelli di fascia media (VSP F350, F370, G350 e G370) che, nelle intenzioni del management dovrebbero consentire allo storage Hitachi, sinora proiettato sul mercato enterprise, di intercettare anche le esigenze delle medie aziende. Dal punto di vista del modello di vendita, non mancano le sorprese: come racconta Tesini, è vero che in Italia la struttura di Hitachi Vantara segue direttamente circa 80 grandi aziende cliente, ma in realtà la finalizzazione degli affari è lasciata sempre di più ai partner. Si tratta di circa una decina di realtà, da cui attualmente passa il 65% del giro d’affari del gruppo, in netto aumento rispetto al 40% di alcuni anni fa. E l’auspicio di Hitachi Vantara è che questa modalità di vendita possa presto raggiungere quota 90%, per una ragione ben precisa: «Il motivo è che noi non siamo system integrator, fondamentalmente vendiamo piattaforme, che in un mondo complesso vanno integrate con tutti gli altri apparati IT. In futuro vogliamo continuare ad avere pochi partner ma di qualità, guardando ad aziende attive nel content e nella big data analytics».

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