Convergenza e iperconvergenza sono senza dubbio tra le parole più ricorrenti del mondo dell’IT di questi tempi. Eppure c’è chi, già nel 1998, aveva capito che il software avrebbe giocato un ruolo chiave nell’evoluzione futura dell’hardware. Stiamo parlando di DataCore Software, società americana (ma con il 70% del business sviluppato in Europa) specializzata nel Software-Defined Storage e nel software per l’I/O Parallelo Adattativo. Come ha raccontato il Ceo George Teixeira, Ceo del gruppo, «già 18 anni fa, al momento della nostra fondazione, avevamo capito che il mondo dello storage stava cambiando. La nostra visione era che i server sarebbero stato il nuovo storage. E quello che vediamo oggi ne è la dimostrazione: l’iperconvergenza, dopo tutto, non è altro che server che compiono le funzioni tradizionali dello storage». Un mercato, tra l’altro, quello dell’hyperconverged server storage, che sta viaggiando su scala globale a tassi di crescita annuale di oltre il 22%, con una previsione di fatturato di 40 miliardi di dollari nel periodo 2015-2020.
Non a caso i responsabili di DataCore vedono come concorrenti più gli attori che stanno scommettendo sulla convergenza, come EMC, NetApp e IBM, piuttosto che gli emergenti nomi dello storage All Flash. In questo contesto prendono piede le diverse soluzioni DataCore che, fondamentalmente, sono in grado di sfruttare le potenti e convenienti piattaforme server moderne per risolvere il più importante problema dello storage: i colli di bottiglia nelle fasi di I/O.
Spiega ancora Teixeira: «Siamo in una situazione di paradosso: oggi le aziende hanno a disposizione una Ferrari ma è come se ne utilizzassero un solo cilindro. Il nostro software permette di far correre più velocemente l’hardware di qualsiasi vendor». In effetti secondo i risultati del test eseguito dallo Storage Performance Council, il software DataCore Parallel Server (installato su hardware Lenovo) ha fatto registrare un tempo medio di risposta senza precedenti: 280 microsecondi (0,28 millisecondi) per tutte le otto ore di durata del test. Questa rapidità di risposta è molto utile, secondo il vendor americano, in tre diverse aree: Enterprise database, Enterprise cloud e virtualizzazione e Big data analytics. Rispetto al passato la novità che sta aprendo una nuova strada a DataCore è l’accordo di Oem siglato proprio con Lenovo che, come noto, ha ereditato da IBM tutta la divisione server X86. E dunque ha tutto l’interesse a offrire a catalogo ai suoi clienti finali una soluzione come quella DataCore, in grado di potenziare il funzionamento delle sue macchine.
Ma, si affretta a dire Remi Bargoing, Country Manager Italia di DataCore, «In fatto di hardware vendor noi restiamo agnostici, poiché il nostro prodotto può essere integrato da tutte le macchine (nelle maggioranza dei casi si interfaccia con hardware Dell, ad esempop, ndr). Prima i grandi vendor ci vedevano come una minaccia, ma ora vedono che non c’è scelta, poiché il mercato sta andando nella direzione che abbiamo intrapreso da sempre». Tanto che, rivela Bargoing, «stiamo parlando anche con altri vendor, potrebbe esserci un accordo similare a quello di Lenovo già entro la fine dell’anno». Oltre alla vendita come Oem, che tenderà dunque a rafforzarsi, DataCore continua a vendere le sue soluzioni attraverso il proprio canale: i 380 clienti attivi nel nostro Paese (tra cui nomi come Armani, Moncleir e Atm) sono serviti tramite 75 rivenditori attivi e tre distributori (Avnet, Icos e Ready informatica). I risultati per ora sono confortanti: la crescita di DataCore procede spedita a una media del + 20% annuo.