Strategie

Cisco taglia 5.500 posti di lavoro



La decisione è stata annunciata in concomitanza con la diffusione dei risultati (in chiaroscuro) dell’ultimo trimestre dell’anno fiscale. L’obiettivo del gruppo è quello di ottenere risparmi da dirottare negli investimenti per l’area software, ritenuta sempre più importante

Gianluigi Torchiani

Pubblicato il 18 Ago 2016


Chuck Robbins, Cisco

Tagliare la forza lavoro per continuare a investire nei nuovi business. Anche un colosso come Cisco non sembra riuscire a fare a meno di applicare la “prassi” seguita in questi anni dalle principali compagnie del mondo IT: il gigante del networking, in contemporanea con la diffusione dei dati relativi all’ultimo trimestre fiscale, ha infatti annunciato il prossimo licenziamento di 5.500 persone, il 7% dei dipendenti a livello globale. Un numero, va rilevato, che è comunque inferiore rispetto alle indiscrezioni che erano circolate nei giorni scorsi, che parlavano addirittura di 20.000 esuberi.

Da cosa dipende questa decisione? Non certo da difficoltà finanziarie, perlomeno immediate. I numeri di Cisco non sono infatti quelli di un gruppo con i conti in rosso o con clamorosi segni meno. L’anno fiscale che si è chiuso a fine luglio è terminato infatti con un utile netto di 10,7 miliardi di dollari, in crescita del 20% sull’anno (+21% a 2,8 miliardi nell’ultimo trimestre). Numeri meno positivi arrivano invece dal fatturato, che è invece rimasto fermo a 49,2 miliardi durante l’anno ed è diminuito del 2% a 12,6 miliardi nel quarto trimestre. In difficoltà appare soprattutto uno dei business storici di Cisco, ossia quello dei router, che nell’intero anno fiscale ha perso circa il 4% del suo giro d’affari, mentre invece l’area switching ha avuto nell’ultimo trimestre una leggera crescita. Per prevenire ogni possibile rischio, il nuovo Ceo Chuck Robbins ha così dato avvio alla cura dimagrante, così da ottenere risparmi di costo significativi così da avere maggiori risorse per investire in aree come sicurezza, IoT, collaboration, next generation data center e cloud.

In buona sostanza, come hanno rilevato tutti i commentatori del settore, spostare ulteriormente il baricentro dell’azienda dall’hardware al software. Come dimostra d’altronde l’ultima acquisizione effettuata dal gruppo, quella di CloudLock, azienda specializzata nella sicurezza per il cloud, costata ben 293 milioni di dollari. «Il mercato odierno – ha spiegato il vendor – richiede a Cisco e ai nostri clienti di essere decisi, di muoversi con maggiore velocità e di guidare una maggiore innovazione rispetto a quanto osservato nella nostra storia».

Da notare che Cisco è già impegnata da anni in una riduzione del proprio numero di dipendenti: tagli erano stati annunciati – sempre in piena estate – nel 2014 (-6.000 unità), nel 2013 (-4.000), nel 2012 (-1.300) e nel 2011 (-6500). Difficile dire se questa ultima decisione riguarderà in qualche modo anche l’Italia, dove Cisco ha annunciato di recente cospicui investimenti.

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