SQL Server 2016, l’evoluzione del database relazionale passa dalla nuvola

È stata presentata ufficialmente in Italia, anche se è disponibile commercialmente già dal 1° giugno, SQL Server 2016, la prima versione del database Microsoft nativamente pensata per supportare i servizi cloud pubblici di Azure. E per i partner? Tutorial gratuiti su YouTube nell’attesa del debutto, ormai prossimo, di Azure Stack

Pubblicato il 23 Giu 2016

Redazione TechCompany360

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Carlo Purassanta, AD di Microsoft Italia

È una società sempre più data intensive, quella che viviamo. Che richiede nuovi server più potenti e nuovi linguaggi per l’analisi e l’aggregazione dei dati. Dati accessibili in ogni istante dal proprio smartphone, dati condivisi in tempo reale sui social, dati trasmessi in continuo dai dispositivi intelligenti… E proprio sulla capacità delle aziende di estrarre informazioni di business preziose dalla miriade di dati che transitano quotidianamente all’interno dei sistemi informativi si giocherà la competitività di lungo termine in futuro. «La vera digital disruption – esordisce l’Amministratore Delegato di Microsoft Italia, Carlo Purassantaè data dalla combinazione di digitale e tecnologie data driven. Per le aziende si aprono nuove, concrete, opportunità che partono dalle idee e dall’estro e sfruttano le potenzialità che derivano dalla più ampia condivisione e analisi dei record. Si tratta di un nuovo modello di business data intensive. Invece di parlare di CRM si ragiona in termini di engagement del cliente, anziché riferirsi genericamente alla Business Intelligence si parla di analisi predittive e machine learning. I dati, in sostanza, ci permetteranno di guardare con occhi diversi persone, prodotti e processi».

Il manager ha parlato in occasione della presentazione ufficiale in Italia di SQL Server 2016. La nuova versione del database relazionale Microsoft è la prima che integra funzionalità cloud native basate sulla nuvola pubblica proprietaria, Azure, che eroga i suoi servizi attraverso 22 data center sparsi nei cinque continenti – Dublino quello di riferimento per il Belpaese. È, inoltre, fortemente integrata con le più comuni piattaforme analitiche e include PowerBI, potente motore di visualizzazione grafica dei record.

Una BI più democratica

È un’intelligenza distribuita più democratica quella che promuove PowerBI, fatta di capacità analitiche alla portata di tutti gli end user in area marketing, HT,

Alberto Ferrari, esperto di BI e fondatore di SqlBi.com

finance…che potranno operare in totale autonomia. «La BI – spiega Alberto Ferrari, fondatore di SqlBi.comnon è una tecnica recente. Esiste da oltre 40 anni anche se fino a una decina di anni fa c’era una netta distinzione tra la raccolta dei dati e la loro la loro traduzione in un formato grafico fruibile dall’organizzazione, quest’ultima appannaggio esclusivo del team IT». Poi, sei anni, fa è arrivata l’epoca della cosiddetta “self service BI”: strumenti e piattaforme di analytics e visualizzazione grafica estremamente potenti venivano messi a disposizione degli utenti finali – marketing manager e direttori finanziari in primis -, anche se le competenze necessarie per maneggiarli erano molto difficili da reperire. «Quella a cui assistiamo oggi è la terza ondata della Business Intelligence, quella che noi chiamiamo end user BI, che riunisce nella stessa piattaforma strumenti pensati per una pluralità di utenti, dagli sviluppatori ai data scientist, dagli esperti di visualizzazione ai direttori marketing. L’obiettivo di questi tool è convertire rapidamente e con facilità i dati rilevati in veri e propri insight, che offrono una prospettiva analitica dei fenomeni dall’interno». Proprio come fa PowerBI, il motore di intelligenza distribuita disponibile gratuitamente all’interno di SQL Server 2016 che offre agli utenti la possibilità di fare advanced analytics “on place” senza, quindi, dover estrarre ed esportare preventivamente i record dal database.

Parlare con i dati? Si può

Una BI sempre più alla portata di tutti, quindi, anche grazie al supporto dei comandi vocali: è possibile “parlare” con PowerBI e fare domande – per ora solo in lingua inglese, col tempo, assicurano in Microsoft, verrà anche introdotto il supporto in italiano – per ottenere in tempo reale una rappresentazione grafica della risposta al quesito posto. Se, per esempio, si chiede al sistema di visualizzare le «vendite di biciclette rosse 2015», l’output generato immediatamente è un dato di sintesi sul fatturato, che potrà ulteriormente essere frammentato con un drill down vocale, andando sempre più in dettaglio nei dati.
Quando si immette un data set, la piattaforma fornisce già una rappresentazione grafica efficace nel giro di pochi secondi, grazie a una funzionalità chiamata “ottieni informazioni rapide” basata su algoritmi di natural intelligence. Ma PowerBI è anche un tool che crea con facilità infografiche e mappe concettuali, per una miglior comprensione dei fenomeni, aziendali e non.

Una garanzia contro il vendor lock in

Disponibile a livello commerciale a partire dal 1° giugno, SQL Server 2016 è offerto gratuitamente agli sviluppatori nelle due versioni Developer ed

Andrea Cardillo, Direttore della Divisione Cloud & Enterprise di Microsoft Italia

Express. Le due versioni commerciali, Standard ed Enterprise, sono invece vendute a un prezzo chiaro, “tutto incluso”. Un’offerta particolare, con una Software Assurance che prevede la concessione a titolo gratuito di un certo numero di licenze, è prevista per i clienti che decidono di migrare a SQL Server 2016 dai database relazionali di casa Oracle in una sorta di competitive upgrade.
SQL Server 2016 integra R Server, un motore cloud open source (disponibile gratuitamente per gli sviluppatori) che permette di processare i big data in tempo reale, assicurando anche funzionalità di modellazione predittiva e apprendimento automatico – il cosiddetto machine learning. Il colosso di Redmond si è guadagnato l’accesso a questa tecnologia con l’acquisizione, lo scorso anno, della californiana Revolution Analytics.

«I clienti chiedono uniformità di esperienza e abituare le aziende e gli enti alla facilità di scelta tra cloud e on premise è una cosa che solo noi facciamo – esordisce Andrea Cardillo, Direttore della Divisione Cloud & Enterprise di Microsoft Italia -. SQL Server 2016 rappresenta la possibilità, per il cliente, di sperimentare un’estensione cloud del data center on premise con la garanzia di operare sui dati in totale sicurezza e con un’esperienza seamless, indipendentemente dal fatto che i record siano collocati fisicamente in Italia o a Dublino, sul cloud pubblico del nostro Azure oppure on premise».
Microsoft, conscia delle resistenze che ancora oggi aleggiano in azienda nell’abbracciare una strategia di public cloud, ha plasmato la sua offerta lasciando ai clienti la possibilità di decidere in qualsiasi momento di optare per l’on premise, il cloud pubblico o ibrido, con la garanzia della stessa esperienza utente, senza alcuna barriera in ingresso. «Qualora l’estensione al cloud pubblico non dovesse essere scelta sposando Microsoft, fatti salvi gli aspetti infrastrutturali, è comunque possibile abilitare gli stessi livelli di servizio anche su altre piattaforme», assicura Cardillo.

Il front end sul territorio

«Su SQLServer 2016 stiamo pianificando attività di formazione tecnologica pura, oltre ovviamente alle iniziative di co-marketing e co-selling – anticipa -, con l’idea di ampliare l’ecosistema dei partner attraverso iniziative che facciano capire qual è il valore aggiunto delle nostre offerte rispetto al mercato. Noi siamo un’azienda che va sul mercato esclusivamente attraverso i partner e continueremo a farlo in futuro». I partner possono trovare molti tutorial disponibili sul canale YouTube dedicato, Channel 9 (https://channel9.msdn.com/) e potranno, quindi, iniziare a formare gratuitamente il proprio personale interno, in vista delle certificazioni. Tutto in attesa dell’arrivo di Azure Stack, previsto nel 2017 «un ponte perfetto tra cloud ibrido e pubblico – conclude Cardillo -. In questo caso, il software Microsoft verrà installato direttamente presso i clienti in modalità on premise, siano essi service provider puri o centri servizi con competenze specifiche su mercati verticali quali banche o PA. Questi soggetti saranno, così, in grado di offrire servizi di cloud pubblico ai loro clienti, in particolare macchine virtuali e Platform-as-a-Service, fatturandoli con modalità pay per use. I loro clienti potranno implementare al proprio interno nuvole private con la garanzia che siano sempre aggiornate e sicure, perché qualsiasi update o fixing di Azure Stack sarà automaticamente esteso anche a tutta la rete di cloud creati su questa infrastruttura».

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