in tempi di spending review, il tema del “riuso” degli asset software può essere un’occasione importante anche per la Pubblica amministrazione
di Redazione
Pubblicato il 06 Mar 2018
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Come privato puoi vendere i tuoi oggetti inutilizzati su diverse piattaforme. Se acquisti un nuovo prodotto puoi mettere quello vecchio su uno dei tanti siti di annunci e, dopo un po’ di offerte, l’hai venduto. Sei felice, perché non hai posto per avere due prodotti uguali e quindi uno lo vendi e ci guadagni. D’altro canto l’acquirente è contento perché ha comprato un prodotto a un buon prezzo e che soddisfa i suoi desideri e le sue esigenze. Nel mondo degli affari questo modello ha fatto la sua comparsa già da qualche anno. Ci sono anche aziende che, per esempio, acquistano mobili per ufficio e, quando non servono più, li rivendono ad altre società. E c’è anche un grande mercato per l’hardware usato. Spesso, i laptop o gli smartphone sono ancora abbastanza buoni per una seconda vita.
Corrado Farina, General Manager per Italia e Francia di Relicense AG.
Questi sono esempi che evitano sprechi e creano situazioni vantaggiose per tutte le parti coinvolte. E non riguardano solo i singoli privati, ma anche le aziende che acquistano ciò di cui hanno bisogno e vendono ciò di cui non hanno più bisogno.
Il prossimo passo importante nelle vendite di seconda mano toccherà – anzi sta già toccando – un altro mercato: quello dei software usati.
Per molte aziende, per ovvi motivi, c’è un software sullo scaffale che non fa nulla. Ma non è possibile venderlo come un normale prodotto, necessita di attenzioni particolari che solo società specializzate come ReLicense possono offrire. Nel software, infatti, il concetto di usato non si applica, come per un qualunque oggetto, alle prestazioni ma al fatto che prima apparteneva ad un altro soggetto e che quindi solo un corretto trasferimento della proprietà (documentabile) garantisce tranquillità a chi compra e a chi vende. Una sentenza della Corte di Giustizia Europea (3 luglio 2012) ha dichiarato la legalità della vendita di software usati. In sostanza i giudici hanno dato il via libera alla seconda vita del software. Proprio come succede per le librerie, per le automobili e per i PC che possono essere rivenduti a terzi dal primo acquirente. L’apertura della Corte europea ha contribuito a far nascere un mercato dell’acquisto e vendita di software che sta aiutando sia le aziende che intendono liberare asset vendendo licenze software in esubero o non più utilizzate sia le imprese che necessitano di applicativi strategici per il proprio business, ma che non hanno importanti risorse di investimento.
La vendita di licenze software di “seconda mano” rappresenta un’interessante opportunità per le grandi, ma soprattutto per le piccole/medie imprese per risparmiare, accedere o riscattare risorse e accelerare così l’innovazione. Il risparmio per le aziende che decidono di acquistare licenze software usate è particolarmente significativo, quantificabile tra il 40% ed il 70% rispetto ai prezzi del nuovo. D’altro canto, anche chi vende licenze software che non utilizza più può recuperare una porzione consistente dell’investimento iniziale.
In altri paesi europei, come Germania e Svizzera, il commercio di licenze di seconda mano è prassi comune da 10 anni e anche le grandi organizzazioni vedono sempre più i vantaggi nel software usato. Anche in Italia si sta affermando e i vantaggi derivanti dalla compravendita di licenze di seconda mano stanno portando questo “nuovo” mercato sempre più in primo piano nel panorama europeo.
Negli ultimi tempi oltre alle aziende private è toccato alla Pubblica Amministrazione approcciare questo nuovo mercato: in tempi di spending review, di riforma della PA, di sharing economy, il tema del “riuso” può essere uno dei fattori principali di una profonda rivoluzione della PA.
Per diversi motivi: perché permette di velocizzare i processi (sempre troppo lunghi nella PA) passando immediatamente dalla definizione del problema all’individuazione e all’attuazione della soluzione, perché consente di ridurre i costi sulle licenze e perché migliora la gestione delle risorse finanziarie interne all’Ente Pubblico.
La compravendita del software usato rappresenta un’interessante opportunità di saving e profitto per le aziende e per la PA. I vantaggi sono quelli di comprare una versione del software che interessa, invece che comprare la versione ultima e aggiornata che magari non interessa o che non è fondamentale per quel determinato utilizzo. In questo modo, il risparmio è decisamente notevole.
Attualmente la Pubblica Amministrazione italiana non ha ancora sperimentato l’alienazione di software usati (ma solo l’acquisto) perché la cessione di beni pubblici richiede un iter legislativo non ancora definito. Noi di ReLicense stiamo dando il nostro contributo in tal senso collaborando con vari organismi e con alcuni ministeri sia sul fronte commerciale che su quello legislativo al fine di semplificare la vendita anche di licenze software.
In 5 anni come ReLicense AG siamo entrati in contatto con oltre 2.000 aziende di piccole, medie e grandi dimensioni e ora siamo riusciti a portare il tema del software usato (in vendita) direttamente alle Pubbliche Amministrazioni, come Arpa Piemonte, illustrando loro in modo chiaro e esaustivo le diverse opportunità di risparmio e guadagno.
Arpa Piemonte ha infatti acquistato da ReLicense AG 330 licenze Windows 7 ad un costo decisamente inferiore rispetto alla spesa che avrebbe sostenuto in caso di acquisto di nuovi terminali. In questo modo, sono riusciti a “ringiovanire” i terminali utilizzati come postazioni di lavoro che altrimenti sarebbero stati dismessi.
L’acquisto di licenze usate è sicuramente un’ottima alternativa economica per tutti gli enti pubblici che richiedono di aggiornare le proprie licenze in mancanza dei fondi necessari per un completo rinnovo, permettendo così di ristrutturare le proprie risorse senza dover utilizzare budget eccessivi.
*di Corrado Farina, General Manager per Italia e Francia di Relicense AG.
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