Dati di mercato

Assinform: cloud e digitale spingono il mercato



Si consolida la tendenza alla ripresa del settore ICT, con risultati trimestrali in crescita. Ottimismo anche per il futuro, senza trascurare alcuni nodi cruciali, a partire da PA e nuove competenze

Giuseppe Goglio

Pubblicato il 01 Ago 2017


In perfetta coincidenza con le buone notizie per l’economia italiana in arrivo dal FMI, anche l’Italia digitale può associarsi ai segnali incoraggianti di una ripresa con tutte le carte in regola per consolidarsi. Dopo il bilancio positivo dello scorso anno, con un ritorno al segno più dell’1%, Assinform aveva infatti archiviato il 2016 con una crescita dell’1,8%. Aspetto altrettanto importante, incrociando il PIL e portandosi al di sopra. Ora, la tendenza prosegue, lasciando sempre più da parte le precauzioni del caso. «I dati del primo trimestre 2017 confermano l’andamento positivo, con un + 2,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso – annuncia Giancarlo Capitani presidente di NetConsulting cube -. In particolare, si distingue il comparto software con il +5,8%, insieme ai servizi ICT, +2,9%. Sono quelli maggiormente coinvolti dalla trasformazione digitale». Accolto con soddisfazione il ritorno in terreno positivo anche per i servizi TLC (+0,04%). “Non dobbiamo però ignorare la presenza di alcune ombre – avverte Capitani -. Prima di tutto, manca una distribuzione omogenea della crescita. Se da una parte grande industria, banche e TLC&Media investono, altri sono in ritardo, con la PA che resta il caso peggiore”.

Un altro elemento da correggere in prospettiva futura è il perdurare di un divario territoriale. Se Nord-Ovest e Nord-Est crescono (rispettivamente 2,3% e 1,9%) , Centro (1,5%) e Sud (1,3%) registrano incrementi più contenuti. «Bisogna però sottolineare come il Sud registri il migliore passo avanti rispetto all’anno scorso – puntualizza Capitani -. Un dato importante, frutto della crescita del 20% nella presenza di startup innovative».
Segnali considerati più che incoraggianti in una visione di insieme, dove a parte la PA diversi nodi critici nella storia imprenditoriale italiana si stanno sciogliendo. Anche di fronte alla volontà di mantenere una certa prudenza, il futuro è improntato all’ottimismo. «Se guardiamo alle prestazioni dei singoli settori, la più significativa ruota intorno al cloud e alla trasformazione digitale – interviene Agostino Santoni, presidente di Assinform -. Credo sia un segnale importante della velocità del cambiamento. Per i prossimi anni sono attivi processi importanti, al punto da portarmi a vedere una crescita oltre le previsioni del PIL».

Investimenti e territorio, divari da chiudere

Ufficialmente, la stima per l’anno resta ancora guardinga, non oltre un comunque positivo 2,3%. Al momento, dai conteggi resta ancora esclusa la componente di robotica, data come nuovo elemento da valutare nel giro di un paio di anni al massimo. Nel frattempo però, non mancano aspetti su cui intervenire per evitare di sprecare l’opportunità creatasi. «Il problema più urgente resta colmare il divario di investimenti tra i vari settori – riprende Capitani -. Mentre le grandi organizzazioni hanno già raggiunti livelli alti, è necessario rivitalizzare le PMI. Inoltre, bisogna andare incontro alla domanda di banda ultra larga. Al riguardo, l’attuale dinamica di conflittualità tra gli operatori portata a essere ottimisti».

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Il nodo competenze

La digitalizzazione comporta anche nuove competenze. A parte il ritardo sempre presente nella PA a tutti i livelli, qua si apre il vero nodo cruciale della situazione. «Il 40% della popolazione non ha mai usato Internet – rilancia il presidente Netcomm cube -. Dietro, si nasconde un problema di competenze digitali emerso anche in uno studio europeo. Siamo quart’ultimi in UE». Per cavalcare l’onda della digitalizzazione nel lungo periodo servono infatti al più presto adeguate figure professionali specifiche. «Non parliamo tanto di singole mansioni, quanto di filiere di professioni molto evolute, al momento assenti nel sistema della formazione pubblica – lamenta Capitani -. Servono soprattutto nuovi skill soft, vale a dire persone in grado di governare sia processi di business sia tecnologici».
A loro sarà infatti richiesto di coprire l’esigenza di creare consenso e stimolare reazioni positive all’interno di team complessi, di fronte alle necessità di cambiamento dettate dalla digitalizzazione. Persone con preparazione tecnica, pronte anche a interagire direttamente con il top management.

Sulle ali di un entusiasmo ritrovato dopo interminabili anni difficili, Assinform non vuole vedersi sfuggire l’occasione. Per questo, anche lo Stato è chiamato a fare la propria parte. «Non possiamo fare a meno di notare un ritardo nell’attuazione del Piano di Crescita Digitale – conclude Capitani -. Credo si possa superare solo rendendo obbligatori certi adempimenti.- La fatturazione elettronica ci ha dimostrato come imporre i cambiamenti per legge abbia portato a risultati positivi».

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