Social Media

Twitter testa i messaggi cifrati

Le conversazioni private saranno protette dalla stessa crittografia end-to-end di WhatsApp e simili, per rendere più sicure le chat via social

Pubblicato il 14 Mag 2018

Paolo Longo

twitter-crittografia

Twitter, il microblog per eccellenza, fa un passo ulteriore verso la crittografia. Prossimamente l’applicazione per Android darà il via alla cifratura dei messaggi privati, realizzando una sorta di conversazioni segrete alla stregua di WhatsApp e Telegram. Come su questi ultimi, a supportare la sicurezza delle chat sarà la protezione end-to-end, attivata dal mittente al destinatario e ancora molto complicata da violare anche da parte degli hacker governativi. A livello tecnico, ci sarà modo per verificare le chiavi all’interno del menu dei messaggi, per rendersi conto nell’immediato se le key utilizzate sono valide e corrispondenti tra gli utenti.

Sebbene Twitter non sia propriamente un client dedicato alle chat, un passo del genere si pone come essenziale in un’era che ha, finalmente, aperto gli occhi nei confronti della privacy sul web. Un tema da sempre fondamentale per le community di esperti è da mesi sulla bocca di tutti, anche a causa dei recenti scandali che hanno coinvolto Facebook e Cambridge Analytica, i tentativi di incursione tra le finestre di Telegram del governo russo e il ban alle chat segrete di Pechino.

Ma non solo crittografia. Da tempo Twitter permette l’attivazione della doppia autenticazione. L’opzione prevede, come per le piattaforme analoghe, di accedere a siti web e app solo dopo aver ricevuto un codice di testo sullo smartphone personale. Questo ha permesso a milioni di persone di non cadere vittima di attacchi hacker, tra cui l’ultimo accusato a inizio maggio. Presto però il doppio processo di verifica poggerà su una misura ancora superiore, basata sulla tecnologia FIDO U2F, uno standard approvato proprio di recente. Il metodo FIDO abilita, di default, l’opportunità di utilizzare una chiavetta fisica, simile a quella data ai clienti dagli istituti bancari, su cui ricevere una prima parte del codice ulteriore di accesso, come forma aggiuntiva di controllo e protezione.

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