Se gli sms hanno segnato la prima parte della storia di successo della telefonia mobile, quella del futuro potrebbe essere contraddistinta da un altro acronimo: rcs. I Rich Communication Services si basano su una piattaforma di proprietà di Google, che da anni il gigante cerca di incentivare soprattutto presso gli operatori, come opzione migliore per portare i tradizionali messaggini di testo in una nuova era. La tecnologia è già utilizzata da Google nello specifico dei terminali Android che hanno di default l’app Messaggi. Questa supporta gli rcs anche se le mire di Google puntano a ben altro, sino a popolare tutti i dispositivi con il robottino verde, di qualunque brand, il che vorrebbe dire raggiungere oltre l’80% degli smartphone usati al mondo.
L’applicazione che Big G ha in mente avrà il semplice nome di “Chat” e si baserà sui Rich Communication Services per dare la possibilità agli utenti di sfruttare un servizio che è a metà strada tra gli sms e WhatsApp. In che senso? Abilitando la ricezione e l’invio di contenuti arricchiti, ovvero multimediali, Google toglierà per sempre di mezzo quel che resta di sms ed mms, per consolidare solo gli rcs come formato standard e condiviso dai produttori con lo stesso OS. In un certo senso è quello che ha fatto Apple quando ha lanciato iMessage, una piattaforma che usa la connessione internet per l’invio di testi e pochi elementi multimediali senza addebitare nulla all’utente se non il solo costo necessario al collegamento web.
Non è chiaro in che modo Google deciderà di attivare la novità presso gli operatori. Le strade sono due: bundle con un numero predefinito di messaggi in maniera simile a quanto accade oggi con gli sms oppure app senza limiti, alla stregua dunque di iMessage, che considera il servizio un add-on gratuito e non un plus premium, da far pagare a parte. Quasi certamente ne sapremo di più tra qualche settimana, in occasione della conferenza I/O 2018 che, come ogni anni, Google dedica alla sua community di sviluppatori.