Intervista

Fatturazione elettronica, la compliance non è lontana. Ma non si va oltre

Paolo Catti di P4i evidenzia come, a poco più di tre mesi dall’entrata in vigore dell’obbligo sulla fatturazione elettronica, poche imprese abbiano saputo cogliere tutte le opportunità della fatturazione elettronica

Pubblicato il 14 Set 2018

Gianluigi Torchiani

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Paolo Catti, Associate Partner di P4I,

Mancano ormai poco più di tre mesi all’entrata in vigore definitiva di una norma destinata a cambiare non poco la vita delle aziende italiane: a partire dal 1° gennaio 2019, infatti, tutti i privati in Italia (esclusi i cosiddetti minimi e i fornitori esteri) dovranno emettere verso chiunque (imprese, privati e consumatori) solo e esclusivamente fatture elettroniche. Negli scorsi mesi abbiamo provato a raccontare cosa preveda nel dettaglio questa nuova normativa, oggi con l’aiuto di Paolo Catti, Associate Partner di P4I, proviamo a fare il punto sul grado di preparazione delle imprese italiane verso questa normativa. Al momento il bilancio è in chiaroscuro: «L’interesse è, in molti casi, diventato progettualità. Sono molto poche le aziende che, ad oggi, non hanno fatto passi in avanti verso la fatturazione elettronica e si tratta soprattutto di realtà di piccole dimensioni. C’è da dire, però, che gran parte delle imprese ha guardato soltanto al tema della compliance, spesso orientate da un’offerta che ha preferito andare in questa direzione. Non cogliendo così le opportunità della fattura elettronica nella sua accezione più ampia, ovvero di un’occasione per rivedere i processi di gestione del ciclo attivo ma, soprattutto, del ciclo passivo, con un’automatizzazione di alcune fasi capace di portare un’elevata efficienza nei processi amministrativi».

Fatturazione elettronica: perchè intervenire sul ciclo passivo

Essere compliant, al momento, non è particolarmente complicato: in buona sostanza significa essere capaci di emettere una fattura nel formato XML_PA, ed inviarla al sistema di interscambio. Intervenire sul ciclo passivo e, dunque, ricevere, i dati in formato elettronico strutturato e lavorabile, non è invece ancora abbastanza diffuso: «Quei pochi che sono intervenuti in tal senso si troveranno senz’altro con un bel vantaggio competitivo. Innanzitutto per la possibilità di risparmiare sui costi del personale legato alle attività di riconciliazione, spesso cresciuto a livelli abnormi, in particolare in quei contesti di grande dimensione dove i volumi scambiati sono consistenti». Sul lato dell’offerta, secondo l’esperto di P4I, la sensazione è che l’obbligo abbia spinto non pochi attori, magari anche non attivi tradizionalmente nel mondo del documentale, a imbastire delle proposte commerciali. Questo spiega la presenza di offerte con un pricing molto differenziato, oltre che con un contenuto diverso, fattore che dovrebbero spingere i clienti finali a vagliare più proposte prima di firmare un contratto.

Rinvio difficile se non impossibile

Come già capitato a suo tempo in occasione dell’entrata in vigore del Gdpr, la domanda che un po’ tutti si fanno è se sia possibile attendersi un rinvio della scadenza del primo gennaio. Una possibilità di cui si è tornati a parlare anche per effetto di una decisione presa dal nuovo Governo nel corso dell’estate: «Già a luglio l’obbligo di fatturazione sarebbe dovuto scattare per alcune categorie, prima tra tutte quella dei benzinai, ma il nuovo Governo ha ritenuto opportuno adottare un rinvio, probabilmente perché tutti gli strumenti necessari sono arrivati un po’ troppo sul filo del rasoio. Si è comunque mantenuto l’obbligo per i subcontractor all’interno della PA. In merito alla scadenza del primo gennaio verrebbe da dire che, al momento, non esistono possibilità di considerare ulteriori slittamenti. Questa data è stata infatti stabilita a seguito di accordi europei ben precisi, che è un po’ difficile possano essere rimessi a questo punto in discussione», evidenzia Catti.

Fatturazione elettronica: cosa succederà il primo gennaio

Cosa succederà quindi il primo gennaio 2019? Il sistema Paese sarà in grado di “assorbire” l’entrata in vigore della nuova normativa? «Mi aspetto comunque un certo grado di confusione in gennaio perché, per diversi motivi, l’Italia non è un ecosistema digital perfettamente rodato. Quindi ci sono da attendersi delle resistenze anche postume, ossia dopo l’entrata in vigore dell’obbligo, soprattutto per chi ha guardato esclusivamente all’aspetto della compliance senza aver modificato i propri processi interni. In linea di massima prevedo tre mesi di passione e poi una convergenza a regime, così come accaduto per analoghi casi in passato». In questo contesto di forte cambiamento la missione di P4i è di aiutare le imprese a interpretare l’obbligo di fatturazione elettronica come un’occasione di cambiamento per le aziende, spingendole verso una digitalizzazione dei processi organizzativi capace di portare a un guadagno netto di efficienza.

Proprio al tema della fatturazione elettronica è dedicato un apposito convegno organizzato dal gruppo Digital 360, in programma il prossimo 30 ottobre. Ulteriori informazioni sono disponibili su questa pagina.

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