Dopo mesi di annunci e attese, Amazon Go apre i battenti a Seattle. Si tratta di un nuovo tipo di negozio generalista, uno store dove comprare frutta, verdura e tanto altro, come si farebbe in qualsiasi parte del mondo, con una particolarità. A guidare i sistemi di prelevamento e uscita dai locali è una piattaforma di Intelligenza Artificiale, che individua il cliente, già utente Amazon, identifica quello che prende dagli scaffali, compresi eventuali ripensamenti, e finalizza il pagamento della merce all’uscita, eliminando per sempre la fila e le attese alle casse. Si, in questo modo non esistono più i commessi ed è forse l’unico punto a sfavore di una catena che per il resto dovrebbe poggiare sulla conosciuta ottimizzazione dei processi creati dal brand di Jeff Bezos.
Nei mesi successivi al primo annuncio, Amazon ha lavorato per migliorare il mix di riconoscimento facciale, machine learning e AI su cui si basa Go, così da creare una rete di senso che non solo velocizzi le fasi di acquisto ma doni alla compagnia una miriade di informazioni extra ai suoi database. Entrare in un negozio col marchio della grande “A”, potenziato dall’Intelligenza Artificiale, in-house sarà un’esperienza decisamente interessante ma dalle conseguenze potenzialmente incomprese.
Se ci meravigliamo di quanto il big del commercio elettronico faccia presto a mostrarci su altri siti web, annunci e offerte sbirciate in precedenza sulle sue pagine, allora immaginiamo cosa accadrà quando avrà non solo la conoscenza del nostro modus operandi digitale ma anche quello organico, imparando sempre di più sull’habitat delle persone. Una visione troppo catastrofica? Probabilmente si, ma la comodità si paga e la moneta preferita da chi opera online è una sola, il dato. Amazon Go è un progetto che ha fatto già proseliti; a quanto pare negli USA la catena Walmart è in procinto di svelare uno store simile, dal nome in codice Kepler.