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Ecco i 60 Best Workplaces in Italia 2023 eletti da 164 mila collaboratori

La classifica “Best Workplaces Italia 2023” di Great Place to Work rivela la crescita delle aziende italiane e la loro attenzione all’esperienza dei dipendenti, ma il divario con la media italiana è preoccupante. Il settore IT domina la classifica, ma la produzione manifatturiera è un simbolo di rinascimento imprenditoriale

Pubblicato il 17 Apr 2023

Alessandro Zollo, CEO di Great Place to Work Italia

Con l’accelerazione del fenomeno “Great Resignation” ovvero la grande ondata di dipendenti che lasciano il proprio lavoro, spinti dalla ricerca di un maggiore work-life balance, di un ambiente di lavoro piacevole, e di retribuzione e benefit soddisfacenti, le aziende del comparto tech, in particolare, si sono rese conto che per evitare la fuga di dipendenti altamente qualificati, devono fare un passo avanti nel migliorare la loro performance e il clima ambientale. Inoltre, le compagnie più attente e innovative hanno compreso che ottimizzare le condizioni di lavoro non solo influisce sull’etica aziendale, ma incrementa la produttività e l’efficienza del lavoro complessivo.
Quest’anno Great Place to Work Italia, azienda di riferimento nel settore dell’analisi del clima aziendale, della trasformazione organizzativa e dell’employer branding, ha analizzato ben 303 aziende e ascoltato oltre 164 mila collaboratori per la sua ventiduesima classifica annuale delle “Best Workplaces Italia 2023“. Questo lavoro di ricerca di un anno ha dato luogo a una classifica accurata e attenta, consultabile sul sito web greatplacetowork.it, che identifica le aziende più meritevoli in fatto di cultura del posto di lavoro, esperienza dei dipendenti e leadership e un insieme di altri criteri considerati “universali”.

L’istantanea sul sentiment che permea l’ambiente lavorativo nel 2023

Le sessanta aziende italiane premiate come Best Workplaces stanno facendo bene in termini di fiducia dei collaboratori: il Trust Index è aumentato del 2% rispetto allo scorso anno, raggiungendo l’89%. E non è solo questa la buona notizia: i Best Workplaces italiani superano la media europea (89%) e si collocano dietro solo alla Danimarca e a pari merito con Belgio e Finlandia. Ma non è tutto: questi luoghi di lavoro hanno inoltre registrato una crescita media annua del fatturato del 26%, superando il già impressionante 23% del 2021.

Il Made in Italy sta conquistando sempre più terreno: più della metà delle aziende presenti in classifica (52%) sono italiane, un dato che segna una salita netta rispetto al passato. Dieci anni fa, infatti, solo l’23% delle aziende aveva sede nel Belpaese. La graduatoria è suddivisa in quattro categorie, in base al numero di dipendenti: aziende con oltre 500 collaboratori, con un numero di dipendenti compreso tra 150 e 499, tra 50 e 149 e tra 10 e 49.

La classifica, per dimensione, delle migliori aziende nelle quali lavorare

La top 3 delle aziende con oltre 500 collaboratori vede la multinazionale del settore alberghiero Hilton al primo posto, seguita dal colosso IT Salesforce e infine American Express, attiva nel settore finanziario e assicurativo. Il settore IT domina il podio della categoria 150-499 collaboratori: il gradino più alto è occupato da Bending Spoons, seguita da Cisco Systems che dopo otto anni al comando scende in seconda posizione, con Unox SpA, organizzazione attiva nel settore manifatturiero, come new entry al terzo posto.

Tra le imprese con un numero di persone compreso tra 50 e 149, al primo posto sempre Biogen Italia Srl (biotecnologie e prodotti farmaceutici), seguita da Reverse SpA (servizi professionali) e da Skylabs Srl (information technology). Per quanto riguarda la categoria con un numero di collaboratori compreso tra 10 e 49 si registra la prima posizione guadagnata da Accuracy, realtà che offre servizi professionali, il secondo posto di Systematika Distribution srl (Information Technology) e la medaglia di bronzo ottenuta da Cleafy, società IT.

Best Workplaces Italia 2023: crescita, fiducia e successo nella gestione del personale

Beniamino Bedusa, presidente di Great Place to Work Italia commenta “Le migliori imprese del Bel Paese aumentano in media del 15% la loro forza lavoro rispetto allo scorso anno, hanno il 95% di fiducia nella propria leadership e riescono a raggiungere risultati importanti su temi difficili da affrontare come meritocrazia (+23% rispetto al panel delle 303 aziende analizzate) e correttezza (+19%). Risultati che hanno un peso ancora più importante perché raggiunti dopo anni di scossoni organizzativi. Tra i settori più presenti – prosegue Bedusa – siamo orgogliosi di vedere la produzione manifatturiera, sempre più simbolo di un nuovo rinascimento imprenditoriale italiano che fa ben comprendere quanto questi temi influiscano su produttività e risultati aziendali, e l’Information Technology, dove la great resignation e qualche stima un po’ troppo entusiastica hanno obbligato le aziende del comparto a proporre esperienze sempre più ingaggianti per sfuggire alla trappola dell’azienda-commodity”.

Il divario preoccupante rispetto il panorama medio delle organizzazioni italiane

“La grande distanza che c’è tra le Best Workplaces Italia 2023 ed il panorama medio delle organizzazioni italiane è però ancora molto sconfortante – dichiara Alessandro Zollo, CEO di Great Place to Work Italia – Da uno studio della John Hopkins University su un campione di 2.000 lavoratori italiani a cui è stato sottoposto il questionario Trust Index© emergono distanze preoccupanti: 50 punti percentuali sul riconoscimento dei benefit (83% per le best contro 33% per la media italiana), 44 punti rispetto al work-life balance (86% vs 44%) e 38 punti percentuali rispetto alla meritocrazia (79% vs 41%), solo per citarne alcuni. La media della fiducia delle 60 migliori aziende italiane è superiore di 3 punti rispetto a quella europea (89% vs 86%), mentre la stessa media nel campione rappresentativo delle aziende italiane è 6 punti percentuali al di sotto della media europea (52% vs 58%). È qui, a parere mio – conclude Zollo – il vero gap di produttività da colmare nei confronti dell’Europa, e il primo passo da compiere è semplicemente quello di chiedere ai propri colleghi come stanno e se possiamo fare qualcosa per fare sì che possano dare il meglio di loro stessi”.

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