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Oracle: la svolta cloud paga, anche in Italia

Secondo il vendor nella Penisola oltre 200 clienti, in maggioranza enterprise, hanno abbracciato questo modello. Grazie anche all’apporto dei partner di canale

Pubblicato il 11 Lug 2016

Gianluigi Torchiani

Fabio Spoletini, country manager di Oracle Italia

Fabio Spoletini, Country Manager di Oracle Italia

La svolta sul cloud di Oracle sta portando i suoi frutti, anche in Italia: è questo il principale messaggio che i vertici nazionali dell’azienda americana vogliono trasmettere. Il colosso a stelle e strisce, come ha infatti raccontato il country manager Fabio Spoletini, ha deciso – per precisa volontà del numero uno Larry Ellison – di abbracciare la nuvola, partendo dal presupposto che si tratta di una “trasformazione che non si può fermare, pure per noi che pure in passato abbiamo guadagnato tanto con le soluzioni on premise”. In poco più di un biennio, Oracle ha raggiunto risultati notevoli, tanto che oggi tutte le soluzioni tecnologiche del vendor sono disponibili anche in modalità cloud. Non solo: Oracle mette a disposizione una suite completa di servizi su tutti i livelli tecnologico e applicativo.

Tanto che, secondo il vendor, proprio la completezza d’offerta ne rappresenta un elemento distintivo dell’offerta nell’affollata arena competitiva del cloud, differenziandola così dagli altri nomi del settore, quali AWS, Microsoft, Google, ecc. In particolare, la società agisce su un doppio binario, Saas e Iaas. Il primo, è ovviamente quello meno complicato: vengono proposte una serie di soluzioni applicative verticali in modalità cloud, in maniera flessibile e, soprattutto, rapida. Tanto che, secondo Oracle, i progetti di questo tipo possono essere implementati in appena un paio di mesi. La lista dei casi è lunga (Generali, Telecom Italia, Enel, ecc). Il modello è ovviamente quello pay per use, con l’aggiornamento a carico completo di Oracle e dei suoi partner. Ormai, nel nostro Paese, l’80% dei guadagni di Oracle negli applicativi sono legati proprio al software as a service.

Dall’altro lato c’è poi il forte investimento sul lato Iaas, che prevede il trasferimento dell’intera infrastruttura del cliente finale (server, storage, networking, computing, ecc) sulla nuvola. Un processo, in questo caso, decisamente più complesso e complicato, visto che a volte si tratta di lavorare su un’architettura di tipo legacy consolidata nei decenni.

Il particolare tipo di approccio del vendor rende possibile portare sul cloud anche le applicazioni più pesanti di tutte, i cosiddetti big elephant (che spesso erano realizzate su database Oracle e Java). In ambito infrastruttura, Oracle punta moltissimo sulle prestazioni, promettendo tempi di risposta decisamente superiori rispetto agli standard di mercato e alla concorrenza, riducendo al minimo i rischi di latenza e di fermo. L’assunto di base è che quando le aziende spostano le infrastrutture nel cloud debbano poter contare su performance elevate. I vantaggi? Secondo Oracle, un intervento di questo tipo sulle piattaforme del gruppo Enav si è rivelato capace di produrre in poco tempo un saving economico del 28%.

Altro punto cardine è la scommessa sul modello ibrido: per garantire la massima flessibilità qualsiasi prodotto Oracle, può girare anche on premise. In questo senso va vista anche la proposta “cloud machine”: per evitare la classica ansia da perdite dei dati da parti del cliente finale, il cloud può essere installato direttamente a casa del cliente finale, con la presenza fisica dell’hardware. Restano però in piedi i vantaggi classici della nuvola: il modello di tariffazione pay as you go e l’aggiornamento automatico della infrastruttura, a carico di Oracle.

Oracle cloud

«Non esiste nessun’altra organizzazione al mondo che abbia una piattaforma cloud così completa. Le aziende possono migrare un database o un’applicazione da on premise al cloud e viceversa o semplicemente delle componenti del proprio sistema informativo con la garanzia che la piattaforma – aperta e basata su standard – consenta il dialogo continuo e sicuro tra quello che sta dentro e ciò che sta al di fuori del data center», evidenzia Oracle in una nota. Una strategia che, per ora, sta pagando: in ambito cloud, secondo il management, la crescita 2015 è stata a 3 cifre. Anche se probabilmente il vendor non partiva da numeri molto elevati, resta il fatto che oggi Oracle può contare su più di 200 clienti in questo segmento (perlopiù di fascia enterprise), con più di 400.000 utenti nazionali che utilizzano le diverse suite Oracle cloud.

Una rivoluzione che, secondo Spoletini, è stata già perfettamente assimilata dal canale: «I system integrator stanno cavalcando questa onda, specie quelli di fascia alta. Non a caso i nostri maggiori partner tutti in crescita, per effetto della spinta del cloud. Il cloud si propaga un po’ come un virus, una volta che lo fa un cliente tendono a farlo tutti. Siamo convinti che il tema della completezza pagherà nel prossimo futuro: un’azienda non può avere dieci fornitori di cloud diversi».

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