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Facebook, un impatto economico che trasforma i modelli di business

La stima di Deloitte è di 220 miliardi di dollari a livello globale. Il successo di questo social media sta contribuendo ad abituare le persone a essere connesse in mobilità, trasformando lo smartphone in uno strumento indispensabile di relazione e access

Pubblicato il 24 Giu 2015

Gianluigi Torchiani

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Fabio Lalli, Ceo at IQUII

Recentemente è stato presentato un report di Deloitte UK sul tema Facebook e gli impatti economici su Italia, Europa e mondo. Proprio su questo tema, sono stato invitato a partecipare, come relatore, al convegno “L’impatto economico di Facebook in Italia: nuove opportunità per la crescita delle PMI, del lavoro e dell’economia”. Il mio obiettivo è stato quello di illustrare in che modo lo sviluppo dei social media e delle applicazioni mobile stia profondamente rivoluzionando la vita delle persone. Oggi, l’accesso alle informazioni e il loro utilizzo, la condivisione di interessi e attività personali, la socializzazione dei percorsi di acquisto e molte altre abitudini sono cambiate radicalmente, generando grandi sfide non solo per le grandi aziende, ma anche per le PMI. Sulla base dei dati Deloitte, l’impatto economico di Facebook a livello globale è di 227 miliardi di dollari, di cui 6 miliardi in Italia, con un indotto complessivo per l’occupazione italiana di circa 70mila unità. Il secondo punto preso in esame dal report Deloitte è l’indotto generato dallo sviluppo di applicazioni connesse a Facebook. Dal 2007, anno di lancio della piattaforma dedicata ai developer, l’azienda ha permesso la realizzazione di app e servizi in grado di estendere l’esperienza del social networking al di fuori di Facebook. Negli USA, l’80% delle app più redditizie per iOS e il 90% di quelle per Android integrano funzionalità legate al social network. Più in generale, è stato stimato un business di 29 miliardi di dollari legato a prodotti in ambito musicale, ludico e turistico. In questo caso, l’area che ne ha beneficiato maggiormente è stata l’Emea, con una stima di 13 miliardi e 270.000 lavori creati. Il digitale, insomma, facilita e incoraggia lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi, abbatte i confini linguistici e geopolitici, stimola i processi di innovazione e favorisce la creazione di nuovi posti di lavoro, soprattutto tra i più giovani.

I vantaggi sono numerosi ma, per poter essere colti appieno, vanno ridefiniti due aspetti fondamentali del rapporto tra utenti e brand: il concetto di esperienza utente e i modelli organizzativi e di business dei vari player. Il mobile sta contribuendo a delineare nuove relazioni tra persone, brand, servizi e oggetti, creando una dimensione sempre più connessa e sempre più estesa. La possibilità di utilizzare lo smartphone come strumento di interazione diretta con i brand, i servizi online e gli oggetti, genera opportunità di business uniche e irrinunciabili per i player. La dinamicità di questa nuova era lancia una sfida virtuosa alle organizzazioni: rinnovare i processi operativi, alla luce dei nuovi trend e attraverso l’applicazione di nuovi modelli di business e tecnologie evolute, è una fase cruciale che apre alla possibilità di creare nuovo valore sul mercato. Le organizzazioni si confrontano con un ambiente caratterizzato da costanti cambiamenti; questi influenzano la loro capacità di attuare processi operativi in grado di fare propri i nuovi trend attraverso la sperimentazione e l’applicazione di nuovi modelli di business e tecnologie capaci di offrire nuovo valore al mercato. Allo stesso tempo, il digitale ridisegna all’interno delle aziende il ruolo di persone, mansioni e responsabilità. L’impatto del mobile è evidente fin nelle piccole cose: da coloro che hanno fatto proprio l’approccio Byod (Bring Your Own Device) per bypassare i limiti interni di strumenti e infrastrutture, fino a chi prende su di sé la responsabilità di cambiare mentalità per adattarsi con maggiore rapidità ai cambiamenti portati dai vorticosi ritmi del digitale.

I dati che emergono nel report di Deloitte sono del resto molto evidenti: la maggior parte degli utenti di Facebook utilizza regolarmente l’applicazione mobile. Facebook, di fatto, sta contribuendo ad abituare le persone a essere connesse in mobilità, trasformando lo smartphone in uno strumento indispensabile di relazione e accesso. Di conseguenza, la capacità delle aziende di essere presenti nel momento in cui le persone si attivano grazie al mobile è diventato un asset indispensabile per far crescere il business. Inoltre, la capacità di governare i processi di Digital Transformation, anticipando le evoluzioni del mercato e le necessità degli utenti in base ai loro comportamenti, farà la differenza. Diventa in questo modo determinante analizzare e ripensare l’intera esperienza dell’utente, compresi tutti i punti di contatto con brand e prodotti. È sul mobile che si gioca la partita più importante per i brand: oggi è fondamentale non restare indietro, prendere posizione, attivarsi in modo proattivo e affrontare il mercato in modo strutturato, affrontando i cambiamenti con flessibilità, velocità e adattabilità.

*Fabio Lalli: Attualmente CEO e fondatore di IQUII, una digital company specializzata in marketing digitale, sviluppo di applicazioni per mobile, Internet of things e Wereable. Sono co-autore del libro “Geolocalizzazione e mobile marketing” e “Wereable: Connect You with everything”. Ho iniziato a lavorare nell’IT/digital nel 1999. Dal 2010 sono il fondatore e presidente dell’Associazione Indigeni Digitali. Nel 2011 ho ideato il progetto Followgram, una delle maggiori piattaforme al mondo legate a Instagram, utilizzata da oltre 2,5 milioni di utenti e molti brand internazionali. Insegno e ho tenuto alcune docenze presso IlSole24Ore, La Digital Accademia di HFarm, lo IULM e alcune università italiane sui temi inerenti il mobile marketing, social media e personal branding. Vivo la rete e il digital costantemente. @fabiolalli

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