Che sarebbe stata una battaglia a tutto campo lo si era capito sin da subito. ICT4Trade, tra i primi, aveva dato notizia di possibili e clamorosi aumenti fino al 500% su tablet, smartphone, computer e altri dispositivi elettronici, a seguito di un emendamento inserito nella legge di stabilità in discussione alla Camera e ovviamente caldeggiato dalla Siae che chiedeva un adeguamento alle tariffe europee...
Il tutto in favore del tormentato tema “Equo Compenso” (il modo per compensare i detentori di copyright per eventuali usi illeciti che gli utenti possono fare con dispositivi dotati di memorie, hard disk ecc…).
Una notizia che aveva gettato nel panico gli utenti ma soprattutto moltissimi operatori di mercato e del canale indiretto che proprio sugli smartphone, i tablet e sullo storage in generale scommettono da sempre moltissimo per cercare di sviluppare un minimo di margini ancora accettabili anche attraverso la vendita del tanto vituperato “ferro”….
Ora però arriva una parziale ma autorevole frenata. Attraverso una nota ufficiale, il ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. guidato da Massimo Bray, nella foto, spiega infatti che “non è prevista nessuna tassa su smartphone e tablet e le ipotetiche tariffe pubblicate in merito agli aumenti di costo sono infondate. La norma a cui si fa riferimento – spiega il comunicato – è quella relativa all’equo compenso per i produttori di contenuti, regolata attraverso decreto ministeriale, in attuazione di una norma vincolante europea che impone rinnovi triennali. Il precedente decreto del 2009 è già scaduto e il ministro Massimo Bray sta lavorando a una soluzione condivisa, nel rispetto e nella difesa del valore del diritto d’autore, ascoltando tutte le categorie interessate per raggiungere una decisione equilibrata nell’interesse degli autori, dei produttori di smartphone e tablet e, soprattutto, dei cittadini fruitori degli stessi”.
Una frenata che tranquillizza, al momento, gli animi degli operatori di mercato che si erano fatti sentire a gran voce. Su tutti l’Anitec, Associazione Nazionale Industrie Informatica. «Dobbiamo subito ribadire che nuovi aggiuntivi balzelli non farebbero che penalizzare ulteriormente l’innovazione tecnologica – aveva dettoa Repubblica, Cristiano Radaelli, presidente di Anitec -. Se implementata, questa richiesta si trasformerebbe, di fatto, in un costo aggiuntivo che graverebbe sui consumatori e sulle famiglie, generando il concreto rischio di allargare il digital divide italiano»
Non mancheranno a breve invece le repliche di chi come Gino Paoli, presidente della Società italiana autori ed editori da tempo si era schierato nettamente a favore di un aumento che “non deve essere considerato una tassa”.
Alla prossima puntata….