Green IT

Climate Change, i giganti dell’IT contro Trump

I principali big d’Oltreoceano si sono schierati in maniera compatta contro la decisione del presidente Donald Trump di ritirarsi dall’Accordo sul clima di Parigi

Pubblicato il 24 Lug 2017

Gianluigi Torchiani

Zuckerberg

Il mondo dell’IT è cambiato in questi ultimi anni, dimostrando una maggiore attenzione alle tematiche del green e dell’efficienza energetica. Le ragioni, come abbiamo già avuto modo di spiegare in passato, sono molteplici e ricollegabili alla accresciuta consapevolezza dell’opinione pubblica per queste tematiche, nonché alla pressione delle associazioni ambientaliste. Nelle scorse settimane, però, c’è stato un ulteriore salto di qualità. Ricordate la clamorosa marcia indietro del presidente Usa Donald Trump all’accordo di Parigi, ovvero l’accordo internazionale stipulato (dopo anni di negoziati) per limitare le emissioni nocive e, conseguentemente, il riscaldamento globale?

Bene, le multinazionali dell’IT non hanno preso per niente bene questo voltafaccia, tanto da aver preso carta e penna e scritto una lettera piuttosto infuocata all’inquilino della Casa Bianca. Una missiva che è stata siglata da venticinque nomi (non solo dell’IT in realtà, tutti piuttosto importanti, tra questi: Apple, Facebook, Google, HPE, Intel, Microsoft e SalesForce. In buona sostanza queste aziende sostengono che l’accordo di Parigi sia complessivamente vantaggioso – considerati i rischi ambientali a cui si potrebbe andare incontro nel lungo termine – per la competitività dell’economia a stelle e strisce. Non solo: gli investimenti nelle energie pulite – su cui da tempo stanno puntando queste società – sono visti come fonte di importanti opportunità occupazionali. L’invito a Trump, per il momento in realtà caduto nel vuoto, è stato naturalmente quello di ripensarci, facendo così rientrare gli States nell’accordo.

Le mosse di IBM

Ma, in attesa di un’improbabile retromarcia, i giganti dell’IT non restano certo con le mani in mano dal punto di vista della sostenibilità. Tra questi c’è anche un nome che non ha firmato la lettera, vale a dire IBM (sostenendo comunque la validità dell’accordo di Parigi): nei giorni scorsi Big Blue ha annunciato di avere già realizzato due importanti obiettivi con un anticipo di quattro anni rispetto ai programmi, con l’obiettivo di contrastare i cambiamenti climatici. Innanzitutto sono state ridotte le emissioni di CO2 associate al consumo energetico di IBM del 35% entro la fine del 2020 rispetto all’anno di riferimento 2005 (rettificato per acquisizioni e cessioni). IBM ha raggiunto il 38,1% alla fine del 2016, che corrisponde approssimativamente alle emissioni associate al consumo di 1,8 milioni di barili di petrolio. È stato anche tagliato il target del 20% di fabbisogno di elettricità coperto da fonti rinnovabili entro il 2020. IBM ha realizzato il 21,5% alla fine del 2016, vale a dire una quantità sufficiente per fornire elettricità a circa 60.000 abitazioni per 1 anno.

Zuckerberg superstar dell’ambiente

Sempre nei giorni scorsi c’è stata la pubblicazione del rapporto di sostenibilità di un altro big dell’IT, vale a dire Dell EMC: sfogliandolo si scopre come la multinazionale abbia già superato l’obiettivo – prefissato per il 2020 – di utilizzare 50 milioni di libbre di materiali sostenibili per i propri prodotti e ha fissato un nuovo obiettivo relativo all’utilizzo di 100 milioni di libbre di plastica a contenuto riciclato e altri materiali sostenibili. Non solo: Dell EMC ha recuperato 1,8 miliardi di libbre di prodotti elettronici, avvicinandosi così all’obiettivo di riciclarne 2 miliardi entro il 2020. Sempre molto attivo su questo fronte è naturalmente il fondatore e Ceo di Facebook, Mark Zuckerberg, che non perde occasione di tenere discorsi e incontri che hanno al centro il cambiamento climatico e le sue controindicazioni.

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