Mercato

A due anni dallo split, HP Inc corre più del previsto

La società nata dallo spin off di HP e dedicata al mondo pc e stampanti sta mettendo a segno risultati lusinghieri. Qualche problema in più, invece, per HPE

Pubblicato il 28 Ago 2017

Gianluigi Torchiani

xerox hp

La divisione in due di HP, a fine 2015 è stata sicuramente una delle operazioni più discusse degli ultimi anni nel mondo IT, pari forse soltanto alla fusione tra Dell ed EMC. Al momento della separazione, analisti del settore ed esperti non sembravano avere dubbi su quale delle due società si fosse aggiudicata la torta più grossa della vecchia società unificata. HPE, alla cui guida non a caso è rimasta la Ceo Meg Witman, sembrava proiettata verso un futuro più luminoso, focalizzata com’è su business ritenuti da tutti di sicuro successo, quali cloud, iperconvergenza, servizi IT alle imprese. Alla neonata HP inc, invece, erano toccati, fondamentalmente due classici settori hardware – vale a dire pc e e stampanti – che ormai da qualche anno fanno registrare nel mondo pericolosi segni negativi. A circa 20 mesi dallo split, il giudizio sulle due aziende separate non può dirsi del tutto capovolto ma è sicuramente cambiato, come stanno rilevando diversi media di Oltreoceano.

I risultati del terzo trimestre

A metterlo nero su bianco sono stati i numeri appena rilasciati da HP Inc, che nel terzo trimestre del 2017 ha registrato una crescita dei ricavi dell’11%, a quota 13,1 miliardi di dollari. Nonostante né il mercato del pc né quello delle stampanti vivano certo la loro stagione migliore, HP inc si è dimostrata capace nel trimestre di mettere a segno uno sviluppo significativo: colpiscono, in particolare, i progressi che HP si è dimostrata capace di raggiungere nel mondo notebook (+16% rispetto a un anno fa), workstation (+8%) e printing (+6%). La società può così fregiarsi del doppio titolo di leader mondiale nelle vendite di pc, con una quota di mercato del 22,8%, davanti al tradizionale competitor Lenovo, nonché di numero uno nel mercato stampanti, in quest’ultimo caso controllando ben il 38,5% del giro d’affari globale. L’andamento, naturalmente, non riguarda soltanto questo trimestre ma tutti quelli dell’anno fiscale 2017, con ricavi in crescita da 35,7 miliardi a 38,1 rispetto allo stesso periodo del 2016.

L’ingresso nella stampa 3d

Risultati che sono stati conseguiti con una politica commerciale e di innovazione che si è dimostrata fin dall’inizio estremamente aggressiva, con il lancio continuo di numerosi prodotti e dispositivi, che si sono dimostrati capaci di rubare quote di mercato alla concorrenza in due mercati sostanzialmente stagnanti. Non stupisce, quindi, che il management del gruppo definisca il terzo trimestre dell’anno come “eccezionale”. Gli analisti più critici fanno in realtà notare qualche segnale non esaltante, vale a dire la caduta del margine operativo, diminuito da 9,4 al 7,7 per cento, a testimonianza dunque di qualche difficoltà sul fronte dei profitti, in buona parte determinata dall’aumento del prezzo dei componenti del Pc a livello globale. Per far fronte a questi e altri problemi, la strategia imboccata da HP è però chiara, cioè diversificare. Solo così si può spiegare l’ingresso del gruppo in un mercato potenzialmente dirompente come quello delle stampanti 3D, dove può già contare su numerosi clienti e partner.

Le scelte di HPE

E HPE? Nonostante il grande attivismo sul mercato (testimoniato ad esempio dall’acquisizione di Simplivity) i risultati della società da Meg Witman non sembrano del tutto soddisfare le attese, tanto da non aver rispettato le aspettative degli analisti per quattro trimestri consecutivi. Tutto questo ha avuto anche delle ripercussioni sul valore del titolo del gruppo nella borsa statunitense, declinato negli ultimi 12 mesi. Il tempo per recuperare non manca comunque, considerato che HPE sta performando meglio proprio nei settori più innovativi, come quelli dei servizi alle imprese.

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