L'INTERVISTA

Cudicio (Stesi): “Raddoppieremo l’organico nell’arco di due anni”

Il fondatore e AD della società di software di supervisione di sistemi logistici integrati: “E’ un periodo di crescita impetuosa. I fondi d’investimento ci guardano con interesse. Finché potremo terremo il controllo. Poi, se il meccanismo diventerà più grande delle nostre capacità di gestione, si dovrà essere lucidi”

Pubblicato il 01 Ott 2020

Stefano Cudicio - Stesi

“Eravamo in tre, ora siamo in venti, e le prospettive di crescita ci lasciano immaginare un ulteriore raddoppio nell’arco di due anni. Per questo siamo alla ricerca di una nuova sede, e siamo impegnati in un percorso articolato anche dal punto di vista delle soluzioni. Abbiamo bisogno come il pane di risorse specializzate, abbiamo avviato anche attività di marketing con le scuole e le università per catturare i talenti, con stage e borse di studio. Sappiamo che diverse realtà nel campo dei fondi di investimento ci stanno guardando con attenzione: un’azienda con grandi prospettive di crescita si fa notare dagli operatori finanziari. Noi siamo imprenditori veneti, e in quanto tali siamo estremamente legati alla nostra creatura. Finora non ci siamo mai proposti a nessuno, e finché potremo terremo il controllo, poi si dovrà essere lucidi. Di sicuro, se il meccanismo diventerà più grande della nostra capacità di gestione, non vogliamo cadere nel peccato della presunzione. Superato un certo limite è ovvio che la gestione andrà pensata in un modo diverso”. A dirlo in un’intervista a TechCompany360 è Stefano Cudicio, fondatore e amministratore delegato di Stesi, società specializzata nella progettazione, realizzazione e avviamento di software di supervisione per sistemi logistici integrati.

Cudicio, come è nata l’avventura di Stesi?

“Durante gli anni ‘90 e 2000 al centro dell’attenzione dei manager c’era la Produzione, mentre la Logistica era vista come una commodity a mero supporto. Poi con il passare del tempo si è cominciato a vedere che i suoi costi erano considerevoli e pesavano in modo determinante sui conti economici. A questo si aggiunga che la crisi del 2008 è stata causata da una capacità produttiva troppo alta rispetto alla capacità del mercato di assorbirla: da quel momento è salita drasticamente l’attenzione sulla Supply Chain, ed è finalmente apparsa con chiarezza la sua importanza. E’ diventato d’un tratto evidente che non si poteva più mettere il capo dei magazzinieri a sovrintendere il sistema logistico, perché questo rappresenta un asset strategico aziendale in ottica di saving e di competitività”.

Quali sono stati i primi passi di questo progetto?

Stesi nasce nel 1996 come società di consulenza per la progettazione e implementazione di sistemi informativi aziendali. In questo modo ho cercato di sfruttare al meglio l’esperienza accumulata negli anni in IBM prima nello sviluppo di software e poi come project manager. All’inizio degli anni 2000 sono nati i primi prodotti software proprietari di Stesi e nel 2007 la prima installazione della piattaforma WMS Silwa. Siamo così diventati un solution provider, e offriamo ai nostri clienti una soluzione “end to end” per la supervisione del Supply Chain Execution System integrato, composto da sottosistemi interagenti e cooperanti e che necessitano di un sistema che provveda a gestirli in maniera ottimizzata. Operiamo su due canali, quello diretto e quello indiretto: ci sono alcuni clienti che seguiamo direttamente come Stesi, mentre un’altra importante fetta di business è quella che ci vede nel ruolo di Partner di system integrator: è il caso di Logistics Solutions di Toyota Material Handling Italia, che propone come supervisore di impianto un sistema “powered by Silwa di Stesi”.

Come è riuscito a vedere il varco di questa nuova opportunità di business?

In IBM mi sono sempre occupato di sistemi informativi aziendali, e in particolare dal punto di vista applicativo ho maturato esperienze nella logistica e nella produzione. A questo c’è da aggiungere che man mano che aumenta la percezione dell’importanza di un settore di business, aumenta la complessità delle soluzioni necessarie al loro supporto, insieme all’esigenza di avere strumenti che aiutino a risolvere i problemi. Noi, prima degli altri, a metà degli anni 2000, l’abbiamo capito e abbiamo deciso di creare una piattaforma specifica per la gestione dei flussi logistici e produttivi.

Come è stata recepita la vostra proposta dal mercato?

All’inizio sono stati anni duri, perché ci è voluto tempo prima che il mercato sdoganasse la necessità di utilizzare questa tipologia di sistemi. La tendenza era quella di estendere i sistemi già presenti in azienda. Oggi i grandi Player non offrono più soluzioni basate su estensione sistemi ERP, ma si affidano a soluzioni specializzate. È stato un percorso lungo, e solo negli ultimi anni in Italia è stata compresa l’importanza di questa architettura, considerando le esperienze che sono state fatte all’estero. Abbiamo siglato un contratto con il primo cliente nel 2007, e da lì è partita l’avventura. All’inizio ci guardavano come marziani: nel 2012 in Germania abbiamo dotato il primo impianto con sistemi di geolocalizzazione per mezzi di movimentazione con uomo a bordo, e oggi tutti riconoscono l’importanza di questo genere di soluzioni. E’ anche vero che qualcuno ha avuto lo sguardo un po’ più lungo, come Toyota, e ci ha voluto al suo fianco.

Qual è stata in questo percorso la vostra carta vincente?

Abbiamo sfruttato al massimo la nostra caratteristica di essere una piccola azienda di matrice tecnica, che era in grado di sviluppare un prodotto di qualità assoluta. Avere il prodotto migliore ci ha consentito di essere competitivi dal punto di vista dell’efficienza della soluzione e del livello di servizio e all’avanguardia nelle tecnologie. E il mercato ce lo ha riconosciuto.

Cosa sta succedendo negli ultimi anni?

La novità più importante è l’evoluzione delle interfacce utente. Microsoft ha abbandonato il mondo mobile industriale. I dispositivi sono ormai prevalentemente Android, e noi per adattarci a questo mutamento avevamo due strade: da una parte c’era la possibilità di prendere le vecchie interfacce e adattarle con delle patch, dall’altra c’era la possibilità di reinventare la graphic user interface. Noi abbiamo scelto di riscriverle completamente, investendo su esperti di User Experience, e questo ha portato al risultato attuale. E’ stato in parte un successo inaspettato anche per noi dal punto di vista dell’apprezzamento dei nostri Clienti. Oggi l’interfaccia utente di Silwa è praticamente la stessa di una qualsiasi app in termini di semplicità per chi la utilizza. Questo ha consentito che la curva di apprendimento sia diventata rapidissima, un valore aggiunto straordinario. Il secondo vantaggio rispetto alla concorrenza è stato quello di poter consentire ai nostri clienti di utilizzare tutti i dispositivi IoT e addirittura di svilupparsi in maniera automa le sue app. Se fino a un anno fa soltanto tecnici specializzati potevano utilizzare questo genere di soluzioni, ora siamo invece aperti a un pubblico estremamente più ampio.

Cosa ha consentito un cambiamento così importante?

Una spiegazione plausibile è che si sia aperta nelle aziende una riflessione sull’obsolescenza delle strutture informative. Più pragmaticamente, l’obiettivo delle  organizzazioni è sempre di più quello di essere indipendenti dalle singole persone e dalla loro esperienza, da qui la spinta anche, da parte delle PMI, all’informatizzazione o addirittura dell’automazione dei processi esecutivi.

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