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SAP: grazie al canale anche le PMI possono affrontare la sfida della disruption

Luisa Arienti e Steve Stathis Tzikakis, rispettivamente Amministratore Delegato per l’Italia e Regional President EMEA South Europe, Middle East and Africa di SAP, spiegano la vision del gruppo sul mercato italiano. I casi Lamborghini e Velp Scientifica

Pubblicato il 19 Ott 2017

Domenico Aliperto

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Un approccio olistico e flessibile alle esigenze delle organizzazioni di stampo enterprise come a quelle delle PMI, con la promessa dell’identificazione di un ecosistema di partner e altre aziende che possano aiutare i clienti ad affrontare i processi di cambiamento del business abilitati dal digitale. È questo ciò che SAP richiede al canale in un’epoca in cui i confini tra settori, categorizzazioni e ambiti tecnologici sono sempre più labili. Ne hanno parlato Luisa Arienti e Steve Stathis Tzikakis, rispettivamente Amministratore Delegato per l’Italia e Regional President EMEA South Europe, Middle East and Africa di SAP, durante la conferenza stampa del SAP Forum 2017, di scena ieri a Milano.
Il tema, naturalmente, è quello della disruption, che coinvolge coi suoi rischi e con le sue opportunità sia le grandi che le piccole imprese, offrendo nuovi spazi di crescita e al tempo stesso, per chi opera facendo affidamento su business e processi consolidati, aprendo spiragli che possono dare adito a concorrenti provenienti da altre industry. In questo senso,chi smette di fare innovazione, accontentandosi del vantaggio competitivo maturato, è presto o tardi destinato a fare i conti con nuovi inaspettati competitor. È quel che vuol dire essere travolti dalla disruption anziché cavalcarla. Il fatto che ormai tutti siano chiamati al cambiamento è testimoniato dal fatto che al SAP Forum sono state chiamate a raccontare la propria esperienza di digital transformation due imprese assolutamente peculiari, che per certi versi non corrispondono all’identikit delle organizzazioni di solito associate a questo tipo di investimento.

Luisa Arienti, amministratore Delegato di SAP Italia

Il caso Lamborghini Automobili

Lamborghini punta a confermare la crescita registrata nell’ultimo quinquennio, durante il quale il fatturato è passato dai 271 milioni di euro del 2010 ai 906 milioni dell’ultimo esercizio, con 3.457 vetture prodotte (erano 1.600 nel 2011). «Nel 2020 dovremmo arrivare a settemila modelli consegnati, grazie anche alla nuova linea di montaggio dedicata al SUV Urus», ha spiegato Ranieri Niccoli, Chief Manufacturing Officer di Lamborghini, precisando che le soluzioni di smart manufacturing realizzate con SAP serviranno a migliorare l’efficienza dei processi produttivi e di gestione della catena distributiva.«Il lancio dell’Urus nel 2018 risponde a una precisa domanda del mercato che siamo riusciti a intercettare ascoltando i nostri clienti. Per noi l’ascolto è parte integrante del lavoro, visto che il 70% delle Aventador (la 12 cilindri al top dell’offerta Lamborghini, ndr) che produciamo ha, oltre agli optional, contenuti customizzati su precisa richiesta dei clienti». Il programma di personalizzazione di Sant’Agata si chiama non a caso Ad personam, ed è una delle ragioni per cui l’approccio Industry 4.0 non è più un’opzione per la casa automobilistica emiliana. «Applichiamo paradigmi di digitalizzazione all’artigianalità, fondendo manualità e innovazione attraverso la sostenibilità, la flessibilità e la modularità dei processi produttivi”, ha detto Niccoli. “La nostra è una vera fabbrica in Cloud e totalmente paperless, gestita da un MES (Manufacturing Execution System) interconnesso che permette a maestranze, robot collaborativi, magazzini 2.0 e realtà virtuale di convivere ed essere sempre al corrente di quanto avviene sulla catena di montaggio e all’interno del veicolo».

L’investimento di Velp Scientifica

Velp Scientifica è invece un’impresa brianzola a conduzione familiare specializzata nelle produzione di macchine e strumenti per l’analisi scientifica negli ambiti alimentare e ambientale, con clienti in cento Paesi e a una rete costituita da 300 partner. «Ma in azienda siamo in tutto sessanta persone: se non avessimo sistemi ERP e CRM, oltre a buoni talenti, sarebbe difficile fare tutto questo solo con poche decine di persone», ha detto l’A.D. Giovanni Passoni, spiegando che il prossimo passo necessario alla crescita è quello dell’IoT. «Intendiamo connettere le nostre macchine a Internet per elevare l’esperienza d’uso dei ricercatori. Farlo significa conoscere il modo in cui interagiscono con gli strumenti, e per questo abbiamo bisogno di una piattaforma, o meglio di un ecosistema, che riduca attraverso l’analisi dei dati le distanze tra utilizzatori e produttori degli oggetti». Così Velp ha puntato su SAP Leonardo. «Pur essendo un sistema molto potente, adatto forse a organizzazioni ben più estese della nostra –  ammette Passoni – non lo abbiamo scelto per manie di grandezza, ma piuttosto perché contiene best practice che possono fungere da linee guida per aiutarci a far crescere l’azienda, lasciando al management lo spazio per focalizzarsi sulle attività core. È un investimento che non risponde alle esigenze di breve termine, ma che guarda alle sfide di lungo periodo».

Il contributo dei partner

Secondo Luisa Arienti Lamborghini e Velp Scientifica (ma viene citata anche La Cimbali, che produce macchine da caffè professionali, e che sta sviluppando un programma IoT sperimentale per la manutenzione predittiva), rappresentano esempi di aziende di piccole e medie dimensioni che grazie al contributo dei partner sono riuscite a passare dalle parole ai fatti in uno scenario in cui di digital transformation, big data e IoT ancora si tende a parlare tanto e ad agire poco. «Si tratta di imprese che grazie al Cloud e alle nuove tecnologie possono fare innovazione senza doversi preoccupare di dover sacrificare risorse per la gestione dei sistemi IT standard. Oggi, del resto, il vero dilemma per chi innova è un altro: adagiarsi sugli allori e rimanere nella posizione guadagnata, oppure continuare a investire per rafforzare la leadership non solo all’interno della propria industry ma anche in nuovi settori?»
Naturalmente, non si può prescindere dall’ecosistema e dall’approccio collaborativo. «Non solo per supplire alle risorse che le piccole organizzazioni non hanno, ma anche per condividere e scambiare conoscenze. E il ruolo di SAP e dei partner – ha specificato Steve Stathis Tzikakis chiamando anche in causa la piattaforma di e-procurement SAP Ariba – diventa fondamentale nel fornire supporto alla costruzione di network efficaci».

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