Data Center

Green data center: perché sono un vantaggio per la sostenibilità delle aziende

Tutte le aziende che forniscono soluzioni digitali oggi sono chiamate a optare per provider che si distinguono per essere green. Una scelta che deriva dagli attuali processi di digitalizzazione in cui le infrastrutture che assicurano servizi cloud e colocation devono rispondere a criteri di maggiore efficienza energetica

Pubblicato il 20 Giu 2023

Sostenibilità a lungo termine: I motivi per cui le aziende dovrebbero considerare i Green Data Center

Un data center green è un tipo di centro dati progettato per ridurre al massimo l’impatto ambientale e l’uso di risorse. Questi data center adottano soluzioni e tecnologie sostenibili al fine di ridurre i consumi energetici, utilizzare fonti di energia rinnovabile e minimizzare le emissioni di carbonio.

Alcune delle caratteristiche di un data center green possono includere l’utilizzo di sistemi di raffreddamento efficienti e ottimizzati, l’adozione di hardware a basso consumo energetico, l’implementazione di soluzioni per il riciclaggio e il riutilizzo dei materiali, l’utilizzo di sistemi di illuminazione a LED, l’impiego di fonti di energia rinnovabile come l’energia solare o eolica, e l’implementazione di strategie di gestione energetica avanzate.

L’obiettivo principale di un data center green è quello di ridurre al minimo l’impatto ambientale, garantendo al contempo prestazioni e affidabilità elevate.

Cosa si intende con green data center

La tendenza verso la sostenibilità è sempre più diffusa nel settore dei data center, poiché aiuta a ridurre i costi operativi, migliora l’immagine aziendale e promuove uno sviluppo sostenibile. I temi dell’ambiente, dei cambiamenti climatici e dell’impatto delle attività produttive sulla biosfera sono all’ordine del giorno. La Commissione europea, con il suo Green Deal, ha introdotto una serie di proposte che dovrebbero portare alla riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030.

Rientrano fra queste proposte anche le misure dirette a migliorare l’efficienza energetica e le prestazioni dell’economia circolare nel cloud computing e nei centri di dati. Questo significa che la scelta di fornitori che, all’interno della filiera, facciano propri i principi dell’economia circolare non è più rimandabile.

Se la digital transformation è un imperativo, lo è anche la transizione sostenibile di processi, attività e business. È un binomio, spesso indicato con l’espressione Green&Blue, che identifica i due pilastri del cambiamento.

Al cuore di questo cambiamento si colloca il data center, un elemento da cui system integrator, ISV e aziende che offrono soluzioni tecnologiche non possono prescindere.

Tanto più negli attuali scenari in cui la “cloudificazione” degli ambienti IT coinvolge l’intera catena del valore. Lungo questa catena, sebbene le responsabilità siano suddivise tra tutti gli attori che ne fanno parte, non si può tuttavia demandare a valle o a monte l’assolvimento in toto di quei requisiti di sostenibilità che sono richiesti a tutti. In altri termini, le tech company devono optare per quei provider i cui data center garantiscano non solo di essere “blue”, cioè performanti e all’avanguardia, ma anche “green”, vale a dire sostenibili in particolare dal punto di vista dei consumi energetici.

Basti pensare che si stima che il consumo di elettricità dei data center a livello globale superi già oggi i 205 Terawattora all’anno (quello annuale italiano è poco sopra i 300 TWh). Se poi si considera che al momento solo il 61% della popolazione mondiale è online, è facile prevedere una crescita della domanda energetica mondiale entro il 2030 che oscilla tra il 7% e il 20%.

Le pratiche necessarie per il green computing

Secondo l’indice Datacentermap.com, nel mondo ci sono 4990 Data Center dislocati in 130 paesi, di cui 86 in Italia. L’Italia, con un market share del 9% nella Ue, è al quarto posto nella classifica dei Paesi europei, insieme a Germania, Regno Unito e Paesi Bassi .

Dagli hyperscaler ai fornitori di servizi di cloud e colocation data center, le sfide che sono chiamati ad affrontare per una gestione sostenibile dei workload delle aziende riguarda la progettazione, l’ubicazione, i sistemi di alimentazione e le strategie di gestione energetica. Sfide che non sono più rimandabili sotto la pressione di investitori, clienti e autorità di regolamentazione.

In Europa, ad esempio, i progetti di espansione di Meta, AWS e Microsoft sono stati interrotti nei rispettivi paesi in cui si sarebbero dovuti realizzare proprio per il rischio di consumi energetici eccessivi.

Ma l’adozione di pratiche di green computing non ha solo lo scopo di ottimizzare il fabbisogno di energia. Ha anche quello di bilanciare i benefici “blue” della digitalizzazione con la tutela “green” dell’ambiente.

Per questo occorre dimensionare correttamente i server per evitare il sottoutilizzo e lo spreco di energia, monitorare attentamente la temperatura per ridurre il carico dei sistemi HVAC, nonché introdurre una serie di indicatori connessi alla sostenibilità.

È evidente che tali requisiti lasciano poco spazio al greenwashing in quanto le stesse tech company che devono selezionare i provider dei servizi cloud desiderano avere tutti gli elementi per scegliere quelli più “virtuosi”.

Una scelta dettata sia da una normativa come la direttiva europea richiamata all’inizio, ma anche da criteri oggettivi di responsabilità ai quali chiunque – impresa, cittadino, pubblica amministrazione – deve attenersi. Tanto che in futuro tenderà ad affermarsi un circolo virtuoso in cui le organizzazioni collaboreranno soprattutto con quei partner che assicureranno principi di sostenibilità lungo tutta la supply chain.

Che cos’è il Climate Neutral Data Center Pact

Che non si tratti di una questione di natura esclusivamente normativa, ma anche di autoregolamentazione di tutti i soggetti, lo si ricava da iniziative specifiche come il Climate Neutral Data Center Pact (CNDCP). Istituito nel 2021 con il sostegno della Commissione europea, il Patto riunisce più di 80 operatori di data center e fornitori di servizi di infrastrutture cloud, oltre a 22 associazioni di settore che rappresentano i principali attori del mercato europeo.

I firmatari si sono impegnati a conseguire una serie di obiettivi di sostenibilità che riguardano l’efficienza energetica, l’uso di energia verde e quello oculato dell’acqua, e il riutilizzo del calore prodotto dai Data Center (laddove possibile). Obiettivi che, nel loro insieme, possono contribuire a far raggiungere la neutralità climatica entro il 2030 ai data center del vecchio continente.

Per evitare che i firmatari si limitino a una mera dichiarazione di intenti, ma dimostrino concretamente le azioni che stanno mettendo in atto a tale scopo, il CNDCP ha predisposto un apposito Pact Auditing Framework. Il framework contempla un processo di audit, condotto in questa fase da Bureau Veritas o da altre agenzie di auditing di terze parti, che garantisce metriche oggettive e misurabili rispetto agli obiettivi fissati dal CNDCP.

Aruba il più importante cloud provider italiano ha superato con successo l’audit relativo alla conformità di un primo data center, dando così l’opportunità a tutta la filiera formata da partner e clienti di poter identificare inequivocabilmente un fornitore che ha deciso di porre la sostenibilità in cima alle sue priorità.

Ha commentato Giancarlo Giacomello – Head of Data Center Offering di Aruba Enterprise e Board Member del Climate Neutral Data Center Pact

L’audit eseguito rispetto ai requisiti del Patto conferma che disponiamo dei processi e delle misure utili a rispettare gli obiettivi previsti per il 2030 e rappresenta uno step concreto all’interno di un percorso più ampio che vedrà sempre maggiore impegno da parte nostra. Lo dimostrano anche i crescenti investimenti di Aruba sulle infrastrutture proprietarie, nel concepirle green by-design e secondo i massimi standard di sicurezza.

Una visione testimoniata anche dall’adesione all’European Green Digital Coalition (EGDC) che raggruppa tra i suoi membri 37 aziende ICT intenzionate a “investire nello sviluppo e nella diffusione di tecnologie e servizi digitali più ecologici e più efficienti dal punto di vista energetico e dei materiali” si legge nella Dichiarazione alla base dell’EGDC.

Centrali idroelettriche e fotovoltaico per alimentare i data center Aruba

La partecipazione di Aruba alle iniziative europee citate sopra va di pari passo con le politiche aziendali portate avanti sul fronte della sostenibilità a 360 gradi.

L’ultimo intervento, in ordine di tempo, si riferisce all’acquisizione di due nuove centrali idroelettriche per una potenza complessiva di 2 MW in provincia di Bergamo, nelle vicinanze del Global Cloud Data Center di Ponte San Pietro.

Le due centrali condividono la stessa opera di presa dell’acqua sul fiume Brembo e sono unite da un canale privato di adduzione. Vanno ad aggiungersi a quella già presente all’interno del Global Cloud Data Center e alle altre quattro acquisite dall’azienda nel 2020 sui fiumi Lambro, Astico e Fella. In questo modo, l’intero network delle centrali idroelettriche di Aruba può contare su una potenza totale di 9,2 MW per la produzione di energia pulita.

L’incremento della capacità di produzione di energia da fonti rinnovabili è uno dei fattori che contribuiscono maggiormente a ridurre l’impatto sull’ambiente e a rendere sostenibili le attività di tutto il gruppo.

Oltre agli impianti idroelettrici, infatti, i due nuovi Data Center inaugurati alla fine del 2022 nel campus di Ponte San Pietro sono rivestiti da impianti fotovoltaici di nuova generazione che hanno una potenza pari rispettivamente a 1,2 MW e 1,3 MW, in aggiunta all’impianto preesistente nello stesso sito capace di una potenza di 2,4 MW.

Anche i data center in costruzione nel nuovo Campus di Roma dalla società verranno rivestiti da pannelli fotovoltaici su tutte le superfici con sufficiente esposizione solare. Una ragione in più per system integrator, ISV e tech company in generale per preferire un provider che, come Aruba, si sta muovendo verso quella neutralità climatica che chiunque dovrà ottenere da qui alla fine del decennio.

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