Proporre soluzioni di valore significa sapere che competenze tecniche e asset infrastrutturali e tecnologici non bastano a differenziarsi sul mercato. Ascolto, chiarezza e trasparenza nella proposta, disponibilità e servizi personalizzati sono gli “ingredienti” della proposta di CDLAN. Lo spiega il CEO in questa intervista.
Nicoletta Boldrini
Pubblicato il 05 Dic 2018
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Corrado Del Po, CEO & Owner di Caldera21 – CDLAN
Possono sembrare frasi “comode” ma proporre soluzioni di valore significa sapere che competenze tecniche e asset infrastrutturali e tecnologici non bastano a differenziarsi sul mercato. Ascolto, chiarezza e trasparenza nella proposta, disponibilità e servizi personalizzati sono gli “ingredienti” della proposta di CDLAN, azienda proprietaria di Caldera21, il Data Center Tier IV Compliant situato alle porte di Milano nel cuore del Caldera Park, il business campus riconosciuto come principale punto di transito e interscambio Internet sia a livello nazionale sia internazionale.
Per capire come competenze, esperienza e “soft skill” possano tradursi in una concreta offerta per le aziende abbiamo incontrato Corrado Del Po, CEO & Owner di CDLAN, e chiesto direttamente a lui cosa significa per un Data Center provider “proporre soluzioni che producano valore”.
Corrado Del Po, CEO & Owner di CDLAN
Digital4Trade: Qual è il “rapporto” delle aziende con il Data Center?
Corrado Del Po: Il quadro che vedo in Italia è sicuramente variopinto. Per alcune realtà il Data Center è oggi sicuramente percepito come asset di valore per il business, con un “compito” che va ben oltre il mero supporto tecnico evolvendosi più verso un ruolo di abilitatore.
Ma non per tutti è così. Tenere in casa i propri asset è sempre stato sinonimo di sicurezza quindi pensare ad un provider esterno, specializzato in soluzioni e servizi per i Data Center aziendali, richiede un confronto ed un dialogo aperto tra le parti. E’ importante costruire un rapporto di fiducia, condivisione e collaborazione che aiuti le aziende ad avere quello stesso grado di confidenza, sicurezza e affidabilità che ha quando sente vicini i prori asset aziendali.
Questo tipo di rapporto aperto e di fiducia reciproca richiede un po’ di tempo, com’è giusto che sia, ma sono convinto che una proposta italiana come la nostra possa rappresentare il giusto equilibrio per quelle aziende che necessitano di bilanciare la trasformazione/innovazione con la sicurezza/controllo.
Va anche detto che la sicurezza fisica è oggi percepita come superiore in un Data Center con security multilivello H24 e collocato all’interno di un campus presidiato; condizioni che rappresentano sicuramente il primo importante passo per iniziare a dialogare con le aziende che guardano a tematiche come la business continuity (o meglio ancora la business resilience) come strategia di business e non come “semplice” investimento tecnologico.
Digital4Trade: Se c’è questa consapevolezza sul fronte della sicurezza fisica (elemento non banale in un Data Center), come mai il quadro italiano è ancora così variegato?
Corrado Del Po: La componente prezzo, soprattutto quando si parla per esempio di Disaster Recovery, non è da ignorare. Per mettere a punto un piano adeguato, pur non duplicando in toto l’infrastruttura Data Center, va messo in conto che ci sono spese sia Capex sia Opex da valutare.
Il peso è tanto maggiore quanto più si scende verso il basso in termini dimensionali di impresa anche perché il Disaster Recovery non è un tema solo di infrastruttura ma richiede uno sforzo non banale anche sulla struttura organizzativa e sui processi. È quindi necessario che l’azienda, anche laddove avesse il budget utile a disposizione, sia “pronta” ed abbia il mindest adeguato (a più livelli aziendali) per fare il passo.
Lo stesso vale se si pensa alla colocation o all’Infrastructure as a service; non si tratta quasi mai di un solo investimento economico ma il più delle volte dietro a questo c’è il ripensamento di un modello, di una organizzazione, di alcuni processi. Ed è proprio qui che si annidano le criticità maggiori.
Se la guardiamo dalla prospettiva dei vendor, dei provider, dei consulenti, quello che a mio avviso manca è la capacità di portare nelle aziende una proposta di reale valore. Sono convinto che questo si possa fare solo dedicando tempo all’ascolto e alla relazioni: per offrire qualcosa che serva davvero all’azienda dobbiamo prima di tutto capire di cosa davvero necessita quella realtà, e anche ammettere che potremmo non essere in grado di dare la soluzione. Sono convinto che questo valga anche per il cloud: se serve per creare qualcosa di valore allora potrà diventare dirompente, altrimenti rimarrà una mera spesa tecnologica da fare se necessario.
Digital4Trade:A suo avviso come potrà allora il Cloud contribuire a ridefinire il “rapporto” Data Center – Business?
Corrado Del Po: La tendenza è sicuramente di grande cambiamento e trasformazione e le aziende stanno reagendo molto bene alla ricca proposta Cloud. Nel caso delle grandi aziende, la logica dell’accesso self-service alle risorse in public cloud o l’utilizzo dinamico dei servizi interni in private cloud sono accelerati dalla disponibilità delle competenze tecniche interne. Uno scenario che cambia quando la dimensione aziendale si fa più piccola.
Il mondo italiano di medie e piccole imprese, all’interno delle quali spesso la struttura IT conta pochissimi professionisti, richiede solitamente maggior supporto. Districarsi all’interno dei portali self-service e del panorama d’offerta dei grandi brand richiede capacità tecniche piuttosto elevate, senza contare poi le competenze che servono per fare eventuali migrazioni ed integrazioni.
In questa seconda area c’è per noi uno spazio incredibile di crescita e posizionamento, puntando sul servizio personalizzato e sull’affiancamento a 360 gradi.
Digital4Trade: La connettività (elemento sempre molto critico), fiore all’occhiello nella vostra proposta, può essere un “apriporta” verso progetti più estesi?
Corrado Del Po: No, non direi un apriporta ma un plus. Credo che avere la proprietà degli asset della connettività rappresenti un valore di per sé perché ci permette di essere molto trasparenti sulla qualità del servizio (in termini di SLA garantiti) e di poter definire autonomamente prezzi competitivi.
Su alcune grandi aree urbane (Milano, Roma, Bologna,…) abbiamo realizzato delle MAN – Metropolitan Area Network proprietarie grazie alle quali forniamo banda ultralarga con servizi dedicati e garantiti a prezzi “aggressivi”. Nell’ambito specifico della connettività, la nostra missione primaria è far capire alle aziende clienti che la vera banda ultralarga consente di abilitare servizi di valore per il business ed è su questi ultimi che vogliamo essere riconosciuti.
Digital4Trade:Lei insiste molto sul concetto di “valore” che richiede competenze che vanno ben al di là di quelle tecniche. Un plus innegabile che però stride con la corsa al business digitale che guarda a commodity e standardizzazione come pilastri per l’agilità e la velocità.
Corrado Del Po: Sono due facce di un’unica medaglia e possono benissimo convivere. Se guardo al Data Center come asset di business, i servizi di colocation sono ottimizzati ed efficienti proprio perché standardizzati; si tratta di hospitality pura in un Data Center Tier IV Compliant, all’interno del quale sono garantite sicurezza fisica, completa ridondanza e connettività altamente affidabile e performante. Ma sono elementi uguali per tutti.
Il valore aggiunto su un servizio standardizzato va creato, per esempio nell’aiutare e supportare il cliente nei percorsi di migrazione. La personalizzazione non avviene sull’asset infrastrutturale ma sul livello di attenzione che si mette nel semplificare la vita al cliente e nel garantirgli una esperienza di valore all’interno del nostro Data Center (esperienza non dal punto di vista emozionale ma sostanziale, che abbia come ricaduta il valore).
Digital4Trade: Entrando quindi nel merito del valore che voi portate al mercato ed ai clienti, cosa differenzia Caldera21 – CDLAN rispetto ad altre realtà?
Corrado Del Po: Credo si possa riassumere in due semplici parole: competenza e trasparenza. Diamo sempre la massima evidenza su ciò che possiamo realizzare e cosa no. Non solo, evitiamo vincoli strutturali che rendano difficile e “scomoda” la possibile integrazione o addirittura migrazione verso altri Data Center. Non vogliamo che il cliente si leghi a noi con “catene tecnologiche”, preferiamo rimanga con noi per ciò che gli abbiamo saputo offrire come servizio. Stiamo attenti al vincolo fiduciario più che a quello tecnologico.
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