Open Source

Red Hat eleva l’open source ad abilitatore della trasformazione digitale

L’azienda paladina dell’Open Source invita le aziende a dedicarsi (anche) al software, per arricchire i prodotti con i servizi. La sinergia con IBM muove grandi aspettative che si stanno trasferendo ai system integrator

Pubblicato il 04 Feb 2020

Loris Frezzato

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L’inizio del nuovo anno per Red Hat coincide con importanti novità, sia a livello internazionale sia per il mercato nazionale. Da un lato si iniziano ad avere le prime, anche se ancora non dettagliate, linee guida degli effetti dell’acquisizione dell’azienda paladina dell’open source da parte di IBM, e dall’altra a livello locale viene affidato il timone della filiale italiana a Rodolfo Falcone, con il ruolo di country manager.

Rodolfo Falcone Red Hat ibm
Rodolfo Falcone, Country Manager di Red Hat Italia

Un arrivo, il suo, in un momento molto importante della società, ammette Falcone, e al contempo stimolante: «Red Hat è un’azienda fuori dagli schemi sotto molto punti di vista, sia per cultura sia per modello di vendita, dal momento che non vendiamo un prodotto, ma servizi basati sull’open source, dove la vera e propria linfa vitale che la alimenta è la community degli sviluppatori. Un modello di organizzazione orizzontale, quindi, e non verticale come tutte le altre aziende il cui effetto si riflette, ovviamente, anche sulle opportunità offerte alle aziende clienti, per i quali Red Hat si accredita come abilitatrice del cambiamento verso una logica di industria 4.0. E ora, con l’avvicinamento di IBM, si aprono nuove enormi possibilità, di sinergie di mercati e strategie».

Red Hat avvicina sempre più l’open source alle aziende

Il connubio tra il mondo business e Red Hat, in effetti, è ormai da tempo assodato, e via via l’ambiente open source si è esteso dalla nicchia degli appassionati di sviluppo e dai laboratori universitari alla concretezza del mondo aziendale. Ancor più oggi, che porta con sé concetti come containerizzazione delle app e DevOps, ingredienti ormai indispensabili alla trasformazione digitale in atto che il vendor recentemente mette sul piatto attraverso la propria offerta OpenShift Container Storage su Hybrid Cloud.

Un’attenzione del mercato che ha portato ad avere 200 persone nella filiale italiana, di cui ben 80 sono ingegneri, i quali sono impegnati nella collaborazione con la comunità degli sviluppatori.

«Un team esteso di persone con una forte vocazione alla consulenza – riprende Falcone -, che mettiamo a disposizione per i progetti di trasformazione delle aziende. Un tema, questo, a cui i clienti prestano crescente attenzione, interessando soprattutto gli interlocutori di business più che quelli tecnologici, consapevoli della necessità di trovare nuovi strumenti per innovare. Una trasformazione che i più avveduti sanno di dovere per forza affrontare, l’importante è capire quando e come».

Open source, l’ambiente giusto per le business app

Una trasformazione che passa anche per la modalità di affrontare il proprio mercato, che sta imponendo un po’ a tutte le aziende, di ogni settore, di orientarsi a diventare delle società di software, dove a distinguerle dalla concorrenza sono le funzionalità dei loro prodotti e dei servizi che questi rendono accessibili.

Gianni Anguilletti open source red hat ibm
Gianni Anguilletti, VP Mediterranean Region di Red Hat

«Tutti i settori sono coinvolti in questa trasformazione verso i servizi e le funzionalità abilitate dai prodotti – interviene Gianni Anguilletti, VP Mediterranean Region di Red Hat – un contesto che consente a Red Hat di giocare da protagonista, contribuendo a importanti progetti di trasformazione digitale. E non si tratta di una moda, ma di una necessità, sollevata dai consumatori e dal mercato, di una nuova modalità di interpretare il business e i prodotti stessi. E in questa trasformazione il cloud ha un ruolo di primissimo piano, sia per le aziende di tipo enterprise sia per quelle di dimensioni minori».

Red Hat e IBM: sinergie evidenti sui grandi clienti

Da qui i benefici attesi dalle sinergie tra Red Hat e IBM, con collaborazioni già in atto soprattutto sui grandi clienti, sia italiani sia europei, facendo leva sulla struttura e presenza di Big Blue a livello mondiale e sui mercati verticali, pur ribadendo il fatto che Red Hat rimarrà una business unit distinta.  Intanto i segnali che arrivano dal mercato sembrano essere particolarmente positivi, riportando una crescita del 24% nell’ultimo quarter, dopo l’annuncio dell’acquisizione da parte di IBM. Una crescita anche dal punto di vista delle risorse, che ha recentemente visto un consistente piano di assunzioni proprio per gestire al meglio le sinergie tra le due aziende.

Le opportunità dall’unione Red Hat e IBM illustrate ai system integrator

«Dal canto nostro, Red Hat sta espandendo il proprio canale a livello italiano – dichiara Falcone -, ingaggiando sia i global system integrator che lavorano nel nostro Paese sia i grandi integratori italiani, per spiegare loro le nuove opportunità derivanti dagli sviluppi e dalle nuove soluzioni Red Hat e dall’entrata nell’universo IBM. Al momento i due canali procedono con strategie distinte, essendo ancora presto prevedere se e come procederà l’integrazione, ma non è escluso che in futuro i partner IBM potranno trattare soluzioni e competenze Red Hat nella loro offerta».

Nel frattempo, le due aziende stanno studiano un piano di iniziative congiunte sul canale, con eventi anche itineranti per incontrare e spiegare ai system integrator il nuovo corso del vendor e le nuove opportunità che si possono aprire loro.

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