Sviluppo

Azure OpenAI Service si apre a tutti i clienti Microsoft



Il colosso di Redmond ha annunciato la disponibilità dei modelli di AI generativa creati da OpenAI per sviluppatori e tech company che utilizzano già la piattaforma cloud Azure. L’idea è quella di democratizzare l’intelligenza artificiale a beneficio delle organizzazioni che dimostrano di volerne fare un uso “responsabile”

Carmelo Greco

Pubblicato il 23 Gen 2023


ChatGPT, il bot realizzato da OpenAI che conta oggi su una popolarità in costante aumento, entra ufficialmente a far parte dell’offerta di Microsoft Azure. Lo ha annunciato il colosso di Redmond per bocca di Eric Boyd, Corporate Vice President AI Platform della società, che ha scritto un post per comunicare la disponibilità del servizio a partire dal 16 gennaio.

OpenAI e Microsoft, una collaborazione che risale al 2019

La collaborazione tra l’organizzazione non profit votata a rendere “amichevole” l’intelligenza artificiale e la multinazionale guidata da Satya Nadella non è di questi giorni. Risale al 2019, quando Microsoft decise di investire un miliardo di dollari per lo sviluppo di progetti di Artificial General Intelligence (AGI) al cuore dei quali si collocasse la sua piattaforma cloud Azure. Da allora, sono stati almeno 3 i modelli di intelligenza artificiale a cui OpenAI ha dato vita e che si sono imposti per essere tra i più avanzati al mondo: Codex, DALL-E 2 e GPT-3.5. Quest’ultimo ha in ChatGPT la sua versione perfezionata e, visto il successo riscosso dal bot che attualmente è scaricabile liberamente da chiunque, funge da cavallo di Troia per traghettare l’utilizzo degli algoritmi basati sul linguaggio naturale dal mercato consumer a quello enterprise. Adesso, infatti, Azure OpenAI Service si apre a tutti i clienti Microsoft, a patto che aderiscano agli standard etici e responsabili in materia di AI dettati dalla società e che facciano richiesta di accesso al nuovo servizio descrivendo con esattezza il caso d’uso o l’applicazione prevista. A tal proposito, Eric Boyd rivendica che Microsoft ha “adottato un approccio iterativo ai modelli di grandi dimensioni, lavorando a stretto contatto con il nostro partner OpenAI e con i nostri clienti per valutare attentamente i casi d’uso, imparare e affrontare i potenziali rischi”.

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Azure OpenAI, dall’invite-only all’apertura a tutti i clienti

È per evitare i rischi di un’intelligenza artificiale fuori controllo, soggetta ad abusi, che “gli sviluppatori sono tenuti a richiedere l’accesso, descrivendo il caso d’uso o l’applicazione prevista, prima di ottenere l’accesso al servizio”. L’obiettivo è ovviamente quello di fare da filtro a quei contenuti, di cui anche l’AI si nutre, che contengono elementi di odio, razzismo, violenza o discriminazione. Un obiettivo che, fino adesso, ChatGPT sembra essere stato capace di conseguire, se non altro meglio dei modelli che l’hanno preceduto. Del resto, Microsoft ha avuto modo di testare sul campo alcune iniziative in campo AI con la modalità dell’invite-only che ha selezionato le aziende ab origine. Forte di questi esperimenti, agli inizi di gennaio 2023 la platea di quanti potevano già usufruire di Azure OpenAI Service si amplia a chiunque, sviluppatore o azienda, lavori già sul cloud di Microsoft. Boyd, nel suo post, ricostruisce come si è arrivati all’annuncio di questi giorni: “Azure OpenAI Service ha debuttato nel novembre 2021 per consentire ai clienti di sfruttare la potenza dei modelli di AI generativa su larga scala con le promesse aziendali che i clienti si aspettano dalla nostra infrastruttura di cloud e di elaborazione Azure: sicurezza, affidabilità, compliance, data privacy e capacità di integrare la responsabilità nell’intelligenza artificiale”. A poco più di un anno di distanza dal suo debutto, i casi d’uso abilitati da Azure OpenAI si sono dimostrati particolarmente efficaci nel migliorare il supporto alla clientela, la customizzazione e, più in generale, nell’acquisire informazioni dai dati tramite la ricerca, l’estrazione e la classificazione. Lo dimostrano le testimonianze aziendali riportate dallo stesso Boyd: dalla startup Moveworks alla società di consulenza KPMG, fino al network Al Jazeera.

Quale utilizzo dei modelli AI nelle tecnologie Microsoft

Alcune delle possibilità offerte da Azure OpenAI sono già note. Ad esempio, l’alimentazione di GitHub Copilot tramite Codex per affiancare gli sviluppatori durante la scrittura del codice tramite il linguaggio naturale. O, ancora, l’impiego di GPT-3 in Power BI per generare automaticamente formule ed espressioni. Senza dimenticare l’utilizzo di DALL-E 2 in un’app come Microsoft Designer con cui si possono creare immagini da input testuali. Ci sono, poi, altre applicazioni sulle quali Eric Boyd non si pronuncia, ma che potrebbero vedere la luce in futuro come frutto della partnership sempre più stretta fra OpenAI e Microsoft. Tra queste ci potrebbe essere l’integrazione di GPT-3 nel motore di ricerca Bing, con l’intento di superare Google in un ambito nel quale finora il suo dominio non ha rivali. Il New York Times, in un articolo del dicembre scorso, ha parlato della preoccupazione che circola a Mountain View da quando ChatGPT è stato messo a disposizione degli utenti. Su altri fronti, invece, come l’impiego dell’AI generativa di OpenAI dentro Office, la supremazia di Microsoft non deve competere con quella di nessuno. L’ipotesi è che Word venga potenziato con funzionalità di completamento automatico delle parole e che Outlook sfrutti i modelli AI per suggerire risposte articolate e coerenti nell’invio delle email. Nell’attesa che queste innovazioni si realizzino, di sicuro Azure OpenAI Service rappresenta oggi un’opportunità per democratizzare l’AI a beneficio di sviluppatori e ISV.

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