Scenari

Garante privacy e stop a ChatGPT-5, cosa cambia per gli sviluppatori

Da una parte l’Authority italiana ha mosso dei rilievi sul chatbot di OpenAI, a cui l’organizzazione ha risposto positivamente, dall’altra il suo CEO Altman ha dichiarato che non ci sarà alcun upgrade rispetto all’attuale versione. Ma per developer e tech company la strada verso l’uso dell’AI ormai è senza ritorno

Pubblicato il 28 Apr 2023

Carmelo Greco

ChatGPT sviluppatori

Da quando nel gennaio scorso abbiamo affrontato le implicazioni che l’uso di ChatGPT poteva avere per sviluppatori e tech company, sembra passato già un decennio. Da allora infatti alla versione ChatGPT-3.5 è subentrata ChatGPT-4, che ha aggiunto la capacità di “leggere” anche immagini e video oltre ai testi per generare contenuti.

I problemi (per ora risolti) di OpenAI con il Garante privacy

A pochi giorni dal rilascio della nuova versione, il 30 marzo 2023 è giunto il provvedimento del Garante italiano per la protezione dei dati personali affinchè OpenAI chiarisse alcuni punti su privacy e sicurrezza dei dati. Per tutta risposta l’organizzazione senza scopo di lucro a cui si deve ChatGPT aveva disposto la chiusura del sistema sul nostro territorio fino al 28 aprile. Data in cui, dopo aver inviato al Garante una nota nella quale illustrava le misure introdotte in ottemperanza alle sue richieste, ha reso nuovamente libero l’accesso al chabot in Italia. Nonostante questa vicenda avesse suscitato un dibattito molto acceso, polarizzando gli schieramenti tra quanti sostenevano che non si potessero mettere paletti all’innovazione tecnologica e quanti ritenevano che occorresse una maggiore regolamentazione in materia, l’attesa globale di un prossimo upgrade a ChatGPT-5 sembrava destinata a finire entro l’anno.

Ma Sam Altman, co-fondatore e attuale CEO di OpenAI, ha affermato che al momento non è prevista un’ulteriore versione del modello di intelligenza artificiale. Lo ha detto il 14 aprile in occasione di un evento organizzato dal MIT rispondendo polemicamente alla lettera su una moratoria dell’AI che reca tra i suoi firmatari anche Elon Musk, lo stesso imprenditore che aveva contribuito alla nascita di OpenAI per poi decidere di abbandonare il progetto.

Perché Elon Musk vuole una moratoria sull’intelligenza artificiale?

Tra le voci che circolano a proposito delle motivazioni che avrebbero spinto Musk a chiedere sei mesi di “pausa di riflessione”, alcune sono propense a credere che l’invito non sia disinteressato. Voci confermate da una sua recente intervista a Fox News nella quale non nasconde di stare lavorando a “TruthGPT”, un’alternativa a ChatGPT. E poiché è in ritardo rispetto alla concorrenza, sta cercando in tutti i modi di rallentare lo sviluppo del più avanzato modello di AI generativa. Del resto, in un tweet del 17 febbraio scorso scriveva: “OpenAI è stata creata come azienda open source (per questo l’ho chiamata “Open” AI) e senza scopo di lucro per fare da contrappeso a Google, ma ora è diventata un’azienda closed source e a massimo profitto controllata di fatto da Microsoft. Non è quello che intendevo”.

Al di là delle reali intenzioni che muovono il tycoon nell’invitare allo stop temporaneo, è utile capire quali sono le conseguenze di una eventuale frenata sulla sperimentazione attorno al chatbot. In particolare, tali conseguenze vanno analizzate per tutte quelle realtà che avevano cominciato a impiegarlo all’interno dei loro processi di development o a supporto della propria offerta di soluzioni IT. A detta di Massimiliano Baki, fondatore e amministratore delegato di Besquare, PMI innovativa del padovano che adotta le metodologie Agile Scrum nei propri progetti, non ci sono cambiamenti sostanziali per chi fa un uso professionale di ChatGPT.

Nessun cambiamento per sviluppatori e tech company

Né il blocco transitorio causato dall’intervento del Garante né le dichiarazioni di Altman hanno dissuaso gli sviluppatori dal proseguire nel testare le funzionalità del sistema. Anche quando l’interfaccia italiana aperta al pubblico era stata resa inaccessibile (seppure facilmente aggirabile tramite VPN), questo non aveva impedito di continuare a servirsi delle API, dei connettori con cui collegare la propria soluzione con ChatGPT. È lo stesso sito di OpenAI, fra l’altro, che ha aperto una lista d’attesa per costruire una comunità formata da sviluppatori di plugin e developer in grado di integrare i plugin con terze parti tramite API. Quelli attualmente disponibili, che possono raccogliere dati da siti esterni, sono Expedia, FiscalNote, Instacart, Kayak, Klarna, Milo, OpenTable, Shopify, Slack, Speak, Wolfram e Zapier. A cui se ne aggiunge uno per interpretare codice e un altro per ottenere informazioni aggiornate da Internet.

“Bisogna distinguere due approcci per sfruttare a proprio vantaggio ChatGPT” sottolinea Baki. Nel primo di questi approcci, che è quello rivolto agli end user, si chiede al chatbot di scrivere su qualsiasi argomento in base agli input inseriti. Nel secondo, si presuppongo “competenze tecniche non banali. Per questo OpenAI ad esempio ha una guida che spiega come fare indicizzazione. Altro discorso è l’operazione di training, che è molto costosa”.

Non solo ChatGPT, i progetti in ambito open source

È sul potenziamento di questo versante che Sam Altman ha messo un freno riguardo all’aggiornamento in direzione di ChatGPT-5. “L’aspetto interessante è comunque che non c’è soltanto ChatGPT e stanno crescendo le iniziative open source come quelle legate a GitHub in cui una community ha raccolto numerosi strumenti in questo senso” dice ancora Baki. Il noto servizio di hosting per progetti software aveva annunciato il 23 marzo 2023 il lancio di Copilot X, l’assistente basato sul modello GPT-4 che dovrebbe aiutare a scrivere codice in modo ancora più semplice e automatizzato del suo predecessore Copilot.

L’idea di fondo è quella di delegare agli algoritmi quelle operazioni che appesantiscono il lavoro degli sviluppatori, come enfatizzato dal CEO di GitHub, Thomas Dohmke: “Con l’intelligenza artificiale disponibile in ogni fase, possiamo ridefinire radicalmente la produttività degli sviluppatori. Stiamo riducendo le attività manuali e di routine e rendendo più semplice il lavoro complesso in tutto il ciclo di vita dello sviluppo. In questo modo, consentiamo di concentrare la propria creatività sul quadro generale: costruire l’innovazione di domani e accelerare il progresso umano, oggi”.

Aspettando la “killer application” che farà da valanga

A due anni dall’esordio di Copilot, il CEO rivendica che è in grado di scrivere già il 46% del codice e di aiutare gli sviluppatori a codificare più velocemente fino al 55%. Adesso, con l’adozione del modello GPT-4 si sta introducendo la chat e la voce per Copilot X, portando queste funzionalità nelle pull request, nella riga di comando e nei documenti con cui rispondere alle domande sui progetti.

Va ricordato che GitHub dal 2018 è di proprietà di Microsoft. Il che potrebbe dare ragione alla frase di Elon Musk sul predominio del colosso di Redmond e sulla sua presenza ubiqua, dovunque si stiano esplorando le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale. Una cosa è certa. La tendenza a utilizzare ChatGPT o generatori di immagini come DALL-E appare inarrestabile. E questa tendenza investe qualsiasi campo, compreso quello dello sviluppo software e del core business delle tech company. Nessun provvedimento interdittivo né un movimento d’opinione contrario potranno fermarla. Massimiliano Baki è convinto anche che se poi l’AI di ultima generazione contribuirà alla nascita di una “killer application che risolva il problema di un’azienda”, allora la valanga di implementazioni sarà davvero incontenibile.

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