Internet delle Cose

Sony accelera sull’IoT dopo l’acquisizione di Altair

Il gigante nipponico verserà 212 milioni di dollari nelle casse del produttore di chip israeliano. Ecco perché

Pubblicato il 26 Gen 2016

Paolo Longo

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Sony ha confermato le voci che giravano in rete da qualche tempo. Il produttore di semiconduttori Altair è infatti entrato a far parte del gruppo giapponese, che ha versato una cifra pari a 212 milioni di dollari per completare l’operazione. Si tratta di numeri da capogiro che evidenziano quanto Sony ci tenga a rafforzare il suo ruolo nell’industria dell’Internet delle Cose. Altair è infatti specializzata nella produzione di chip IoT, utilizzati per connettere diverse tipologie di dispositivi, dagli smartphone agli indossabili. La società israeliana è divenuta negli anni un punto fermo per i brand hi-tech più famosi, che hanno potuto contare sul know-how tecnico dei suoi ingegneri per potenziare apparati destinati all’utilizzo consumer, professionale e industriale. A quanto pare, l’aspetto che più interessa Sony riguarda l’implementazione di chip con modulo LTE integrato, lo stesso presente sui telefoni cellulari, tablet e portatili, ma con un hardware dedicato. In questo modo i prodotti di nuova generazione potranno dimensioni ridotte ma essere dotati di funzionalità aggiuntive grazie a un’indipendenza da sorgenti di comunicazione esterne (pensiamo agli smartwatch o alle webcam che devono appoggiarsi ad un Wi-Fi o smartphone per aggiornarsi).

Il futuro è connesso

Lo scorso ottobre Sony aveva acquisito Sotkinetic Systems, specializzata nello sviluppo di tecnologie ToF, ovvero time-of-flight, capaci di analizzare il tempo impiegato da un oggetto per percorrere una certa distanza con il fine di ricavarne anche la velocità, l’energia cinetica e altre caratteristiche tecniche. Sempre nel 2015 il gigante si era assicurato la proprietà dei sensori d’immagine di Toshiba e del produttore di controller di memoria Oita in Giappone. Tutte mosse che contribuiscono a disegnare un quadre generale davvero interessante, almeno dal punto di vista dello sviluppo di oggetti rientranti nel campo dell’Internet delle Cose. I motivi di business ci sono tutti: secondo Gartner entro il 2020 ci saranno 26 miliardi di dispositivi connessi al mondo e Sony non vuole di certo farsi sfuggire l’occasione di giocare un ruolo chiave nel panorama IoT di prossima venuta.

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