Bilanci

Toshiba in crisi taglia 7.800 posti di lavoro

L’azienda chiuderà un rosso di 4,2 miliardi di euro. Si profila l’uscita dal business dei Pc, che potrebbe essere ceduto a Fujitsu

Pubblicato il 22 Dic 2015

Gianluigi Torchiani

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Profondo rosso per Toshiba, il cui futuro, mai come oggi, appare incerto. La multinazionale giapponese ha infatti annunciato di attendersi un rosso record di 550 miliardi di yen (quasi 4,2 miliardi di euro), nell’esercizio in corso. Si tratta di una cifra persino superiore ai 500 miliardi di yen, ipotizzati nei giorni scorsi, che avevano affossato il titolo nella Borsa giapponese. La crisi ha origine dallo scandalo dei conti che ha travolto lo scorso luglio i vertici della multinazionale dell’elettronica, costretti ad ammettere di avere truccato i conti (gonfiando i profitti reali e dilazionando le perdite) degli ultimi sette anni, per complessivi 1,2 miliardi di dollari. Ma i risultati appena rilasciati sono decisamente più negativi, a testimonianza di come la crisi abbia ragioni strutturali e non solo finaziarie.

L’attuale board societario ha perciò dovuto optare per scelte draconiane, tanto che il documento ufficiale si chiama addirittura “piano di rivitalizzazione”. Innanzitutto saranno tagliati 7.800 posti di lavoro, di cui circa 6.800 nella divisione consumer electronics (che tra le altre cose produce le Tv e i computer), decisione che porta il totale dei tagli annunciati da inizio anno a quota 10.000, pari a circa il 5 per cento della sua forza lavoro del gruppo. Ma, oltre a questa decisione, sono all’orizzonte importanti dismissioni, che serviranno a portare ossigeno alle esangui casse societarie. Innanzitutto appare praticamente certa la cessione di una quota maggioritaria (dal 50 al 100%) di Toshiba Medical Systems, ossia il segmento del gruppo attivo nella diagnostica, uno dei pochi attualmente ad essere realmente appetibile sul mercato.

Il Financial Times dà anche per probabile la cessione delle attività in ambito PC (laptop), settore in cui Toshiba fatica a differenziarsi. L’acquirente potrebbe essere un’altra società nipponica, Fujitsu. In vendita ci sarebbero anche le fabbriche di televisori in Indonesia, che potrebbero essere rivendute alla concorrenza cinese, che in questi anni ha compresso non poco i margini della multinazionale giapponese. Addirittura, sempre nel campo delle Tv, qualcuno sostiene che Toshiba potrebbe scomparire come marchio al di fuori dei confini giapponesi. In buona sostanza, dunque, la società sembra puntare a un disimpegno dalla parte consumer, per concentrarsi su aree a maggiori marginalità, come le memorie flash, le infrastrutture e i sensori. Più incerto è il destino della quota in WestingHouse, società attiva nel settore nucleare, in questo momento in forte perdita dopo il disastro di Fukushima del 2011.

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