I Digital Enabler fanno crescere l’IT del 3,7%

Big Data, analytics, cloud, digital marketing e IOT tra gli elementi identificati da Nextvaule per conto di Assintel che fanno da volano alla crescita dell’IT a livello nazionale

Pubblicato il 19 Mag 2017

Loris Frezzato

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I segnali ci sono e sono promettenti: la spinta all’innovazione digitale consentita dalle nuove interpretazioni delle tecnologie e dai nuovi servizi che queste consentono, fanno prevedere una crescita interessante per l’IT nazionale da qui a fine anno. I dati sono quelli raccolti da Nextvalue per conto di Assintel, l’Associazione Nazionale delle Imprese IT, che mostrano una crescita complessiva del comparto IT del 3,7% per il 2017, contro il 3,1% registrato l’anno precedente.

«Una crescita bisogna considerare il forte contributo arrivato da quegli ambiti che in Nextvalue definiamo “abilitatori” – dichiara Martina Longo, research manager di Nextvalue – ossia big data, analitycs, cloud, digital marketing e IOT in primis. Vale a dire quei nuovi paradigmi di utilizzo delle tecnologie che consentono di accedere a nuovi servizi in linea con le nuove esigenze degli utenti. Buoni i segnali che arrivano dalle imprese, le quali stanno riacquistando fiducia nelle tecnologie investendoci, avvalorati da un positivo “sentiment indicator” del Paese, che porta con sé qualche segnale incoraggiante in termini di occupazione, di produzione industriale e di ripresa delle esportazioni, soprattutto verso Cina e Russia. Nonostante permanga un alto tasso di debito pubblico e di disoccupazione complessiva».

In ogni caso, l’IT cresce. Crescono i servizi di cloud computing del 17,6%, mentre nel 2016 il tasso di incremento è stato del 19,5%. Inferiore, vero, ma comunque a doppia cifra «anche perché gran parte delle medie e grandi imprese hanno già effettuato investimenti gli scorsi anni, mentre ora i nuovi progetti vengono ideati e gestiti direttamente in cloud» commenta Longo, che sottolinea le buone performance dei “digital enabler”: «cresciuti nel complesso del 13,7%, mentre nel 2016 erano aumentati del 16%, ma non dobbiamo considerarli alla stregua di semplici componenti della spesa IT, che sarebbe riduttivo. Si tratta piuttosto di indicatori di un’evoluzione dell’utilizzo delle tecnologie, che creano un impatto sulla società, portando in definitiva a una consumerizzazione di gran parte dell’IT».

I segnali sono sotto gli occhi di tutti: aumenta l’utilizzo di app di messaggistica (tipo Watsapp) per scopi B2B, le quali ormai superano i primi 4 social network. Come anche cresce l’uso di chatbot e di Augmented Intelligence, su cui si prevede saranno concentrati molti investimenti da qui al 2020, con idee che partono non propriamente dall’IT, ma direttamente dal marketing delle aziende.

Quel che succede lo vediamo: le auto a guida autonoma stanno diventando una realtà, come anche i frigoriferi intelligenti e le smart cities. L’IOT è quindi già nel nostro quotidiano e anche la casa sta via via diventando “driverless”, con strumenti per la sua robtizzazione in vendita dai più comuni mall online. Stessa cosa sta accadendo nel mondo del lavoro, dove spesso il personale è ormai ridotto, come nei supermercati automatizzati, o ristoranti e fast food, con raccolta ordini tramite touchscreen. E altre categorie sono in lista.

«Nel bene o nel male, stiamo dunque assistendo a una trasformazione, e neanche tanto silente – conclude la ricercatrice Nextvalue -. Trasformazione che almeno al comparto IT comporta benefici, visto che tutto questo non sarebbe possibile senza le tecnologie, nuove o meno nuove che siano. Ma utilizzate in maniera innovativa. Perché senza l’IT tutto questo non sarebbe possibile».

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