Partnership

HPE: su Synergy e la ’bimodal IT’, la parola ai partner



In una tavola rotonda di approfondimento seguita alla presentazione della piattaforma, le opinioni di Microsoft, VMware, Docker e Chef a confronto

Gianluigi Torchiani

Pubblicato il 20 Ott 2016


Mai come oggi, nella ’Idea Economy’, è così facile trasformare un’idea in un nuovo prodotto o servizio, dice Meg Withman, Ceo di Hewlett Packard Enterprise. E di questa economia delle idee HPE Synergy – la piattaforma progettata per le infrastrutture IT componibili – vuol essere il motore abilitante, ma non senza la collaborazione con partner come Microsoft, VMware, Docker, Chef; non senza l’interoperabilità con le loro tecnologie. Temi su cui Fabio Tognon, country manager Server Division di HPE Italia, ha stimolato il confronto in una tavola rotonda. Quali opportunità i partner vedono, ad esempio, nella trasformazione che sta portando le imprese verso l’IT bimodale?

Le organizzazioni, risponde Luca Zerminiani, senior systems engineering manager di VMware Italia, da un lato, hanno l’esigenza di mantenere applicazioni tradizionali che tengono in piedi il business, con un focus sulle operation e un’attezione ai costi, e, dall’altro, devono possedere quella velocità e agilità che può fare la differenza tra restare o scomparire dallo scenario competitivo. In questo senso, VMware combatte i silos IT, puntando verso un’unica piattaforma, in grado di fornire agilità e resilienza, su cui gestire applicazioni consolidate, macchine virtuali, container, ma al contempo anche aperta al cloud ibrido. Quando si deve fornire al cliente una soluzione in grado di soddisfare le sue esigenze, commenta Roberto Andreoli, direttore divisione Cloud & Enteprise di Microsoft, occorre flessibilità di adattamento, che significa cloud pubblico, privato, ma soprattutto cloud esteso.

Un punto sui cui la partnership con HPE è molto forte, sottolinea. Inoltre, aggiunge, importantissima per Microsoft è l’interoperabilità e l’apertura verso piattaforme eterogenee. Rispetto a Synergy, poi, gli ultimi prodotti annunciati da Microsoft seguono una roadmap d’integrazione con la piattaforma di HPE. Di diversi punti d’integrazione con Synergy parla anche Zerminiani, che vede complementarità delle soluzioni, e funzionalità di monitoraggio che, nel loro insieme, possono fornire agli utenti una visione ’end-to-end’ dell’IT, grazie alla capacità di spaziare dall’infrastruttura fino all’applicazione. In merito alle opportunità di business aperte dalla IT bimodale, Glenn Gerrard, director channel & alliances di Docker, ricorda che questo software di ’containerization’ è stato creato proprio per consentire di costruire, distribuire, condividere, e ’far girare’, qualunque applicazione ovunque, on-premise o nel cloud. Ed è proprio l’impossibilità, o la difficoltà, degli utenti aziendali di convertire le applicazioni tradizionali, attraverso operazioni di re-engineering o ’refactoring’ del codice, che motiva l’esistenza della piattaforma Docker.

Quest’ultima infatti permette di usare le numerose applicazioni legacy esistenti, ma anche di scegliere in modo specifico di quale codice si vuol eseguire il refactoring, e di farlo girare nella piattaforma. Ed è questo che abilita davvero la business transformation, perché si lascia ad ogni impresa la libertà di decidere quali applicazioni spostare, modificare tramite refactoring, e quali invece lasciare immutate, con l’opportunità di strutturare una IT capace di funzionare a diverse velocità. E, in merito a Synergy, Gerrard giudica la piattaforma un ulteriore passo avanti per facilitare la gestione dei workload e la collaborazione nel cloud dei team di sviluppo. Una somiglianza con Docker ce l’ha anche la strategia di Chef, chiarisce Charles Richards, EMEA business partnerships della società. Una strategia molto focalizzata sull’automazione e sulla velocizzazione dei cambiamenti nell’infrastruttura IT. Chef è un agente software open source che, concentrandosi sulle risorse IT di un’organizzazione, ne automatizza e ottimizza il provisioning in modo dinamico in funzione delle mutevoli esigenze di business, per rispondere alle richieste applicative degli utenti finali, e migliorare la ’user experience’.

Obiettivo di Chef è aiutare gli ambienti IT tradizionali a liberare risorse, per consentire alle operation di sviluppare nuove idee e cominciare a creare applicazioni e servizi più moderni, che davvero consentono di innovare il business. Questo, conclude Richards, significa IT bimodale. Riguardo a Synergy, con HPE Richards non vede solo sinergie di collaborazione a livello di tecnologia IT, ma anche di skill e e competenze, sempre più richiesti per migrare verso i paradigmi della bimodal IT.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

LinkedIn

Twitter

Whatsapp

Facebook

Google+

Link

HPE: su Synergy e la ’bimodal IT’, la parola ai partner

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.