Sababa semplifica la gestione e la comprensione della sicurezza per renderla fruibile alle PMI. Questar primo distributore in Italia, ma il brand punta anche al mercato del Sud Est asiatico
di Redazione
Pubblicato il 10 Feb 2020
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L’obiettivo è ambizioso: creare un nuovo modello commerciale e portare alle PMI la cybersecurity che oggi è a uso e consumo delle grosse realtà. È la mira di Sababa Security, azienda italiana co-fondata da Alessio Aceti, 15 anni di esperienza nel settore e un passato in Kaspersky. Non bisognava reinventare la ruota, ma serviva trovare il modo di proporre le soluzioni di cybersecurity in un pacchetto più facile da comprendere e più semplice da gestire. L’ispirazione è arrivata da società come Uber, Deliveroo e AirBnb: non possiedono auto, non cucinano pizze né hanno case, ma hanno avuto successo dando forma a un servizio che semplicemente prima non esisteva.
Alessio Aceti, CEO e Co-Founder di Sababa Security
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Sababa, tradotto: molto bene. Semplicità nell’approccio alla security
«La sicurezza non deve essere un costo, ma deve diventare un pezzo del business per aiutare a crescere e farsi diversificare sul mercato» ha detto Aceti durante la conferenza stampa di presentazione di Sababa Security. Il nome dice già molto: Sababa significa “molto bene” in ebraico. Una sottile rappresentazione della semplicità che la società italiana vuole portare nel mondo della cybersecurity: soluzioni intuitive, a basso costo e facili da adottare.
Perno di questa strategia è Sababa 360, una soluzione di Security Management as a Service dove a far tutto è l’azienda: il cliente ha accesso a un team di esperti e un Security Operation Center (SOC) di prima qualità. Il SOC è un asset molto costoso e complicato da gestire e quindi le piccole e medie imprese ne restano spesso isolate.
Il distributore italiano delle soluzioni di Sababa Security sarà Questar. «Le medie imprese non vogliono comprare un servizio da aziende diverse, ma cercano un interlocutore unico che, a sua volta, può aver bisogno dello specialista» secondo Aceti. Non è il software il perno dell’offerta di Sababa Security, ma “un servizio tecnologico facile da usare”.
Grande espansione in Medio Oriente
Sababa Security ha già trovato terreno fertile in Medio Oriente, dove le sue soluzioni hanno ricevuto un riscontro molto positivo. «Non ce lo aspettavamo» ha confessato Aceti. L’intero Sud Est asiatico è una zona di caccia per l’azienda che, al momento, in Europa ha un’impronta piccola; anzi, è presente solo in Italia. «I Paesi emergenti sono il nostro settore di forza: Medio Oriente, Sud Est asiatico e America Latina» ha sottolineato il co-fondatore di Sababa Security.
Il cliente tipo non è uno solo, ma è duplice. Da una parte, ci sono le imprese mature già dotate di strutture critiche e che hanno bisogno di un consulente informatico per assessment o penetration testing. Dall’altra, invece, le medie imprese, che hanno dalle 50 alle 1.000 postazioni. A quest’ultime Sababa Security si rivolge tramite Sababa 360, che semplifica il servizio di cybersecurity abbassando il costo d’ingresso per avere a disposizione un SOC e avanzati strumenti di protezione e strutturazione delle proprie difese informatiche.
Investimenti scarsi e inopportuni nella sicurezza: un problema per le aziende
Ma perché la cybersecurity, fra le imprese, è ancora poco considerata? «Spesso le aziende hanno un budget ridotto per la cybersecurity e il mercato le spinge a investire male i soldi» fa notare Aceti. Anziché puntare sul miglioramento a 360 gradi della protezione informatica, spendono le loro risorse esclusivamente per un nuovo software, che però non porta i benefici attesi. «Oggi la situazione è migliore di quella che c’era cinque anni fa. La leva che fa alzare la awareness delle imprese, però, è ancora l’incidente, che accada a loro direttamente oppure a un’azienda vicina e simile». Insomma: quando ormai il danno è fatto.
Un modello completamente nuovo
Nell’attuale scenario di mercato della cybersecurity per le aziende, Sababa Security doveva trovare il suo posto. Allora ha scelto di giocare con regole diverse: proporre maggiore valore allo stesso prezzo dell’offerta dei concorrenti oppure proporre lo stesso servizio ma a un prezzo inferiore. «Dovevamo cambiare completamente modello per distinguerci rispetto ai concorrenti» ha detto Enrico Orlandi, CEO di HWG, la parent company di Sababa Security. La disponibilità 24/7, l’uso della lingua inglese e il lavoro da remoto, infatti, non bastano più per farsi notare. «Sono caratteristiche che hanno tutti».
Quali sono allora gli strumenti per raggiungere questo obiettivo? In primis l’adozione di nuove tecnologie che in Italia non ci sono e che vengono prese da realtà lontane, specialmente nel Sud Est asiatico. Soluzioni che, in sostanza, offrano un grande valore a un prezzo molto contenuto. Secondo elemento: bisogna riuscire a parlare bene della cybersecurity tanto ai tecnici quanto ai commerciali. «C’è bisogno di arrivare ai clienti con dashboard e report comprensibili per tutti» ha spiegato in poche parole Orlandi. Infine, bisogna incontrare le necessità commerciali delle imprese, proteggere il loro business tramite soluzioni nate per l’IT. Il pensiero va, per esempio, alla lotta alla pirateria nel mondo sportivo: l’interesse è proteggere la proprietà intellettuale, quindi evitare lo streaming pirata e la contraffazione delle magliette.
Un vasto ecosistema: Open Fiber, la Banca Centrale del Nepal e Confindustria Russia
Sababa Security ha già un ecosistema di partner. Oltre a Questar, che distribuirà in Italia le soluzioni di cybersecurity, ce ne sono molte altre: università da cui pescare nuovi talenti e fare scouting di tecnologie innovative; banche centrali che chiedono consulenza; operatori di telecomunicazioni. «La Banca Centrale del Nepal ci ha chiesto aiuto per definire le linee guida di tutte le altre banche della regione» ha spiegato Orlandi, facendo un esempio del tipo di rapporti che Sababa Security ha costruito e sta costruendo. Tra gli istituti scolastici, trovano spazio l’Università degli Studi di Genova e l’Università degli Studi di Verona. Open Fiber, Linkem e GTT sono invece operatori che, ha sottolineato Orlandi, hanno un “mondo fondamentale”, tra cui i data center, quindi punti dove vengono raccolti dati sensibili e hanno bisogno di sicurezza.
C’è spazio anche per Confindustria Russia, che vuole creare un collegamento con le società italiane che si sviluppano in Russia o, viceversa, imprese russe che vogliano arrivare in Italia.
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