Green & Blue

Cleantech, perché ISV e system integrator devono abbracciarlo

L’ampio comparto delle clean technology rappresenta un’opportunità per le aziende innovative che intendono sia adottare soluzioni e metodologie improntate a una maggiore sostenibilità, sia proporsi come partner insieme a imprese e startup che possiedono competenze specifiche in questo ambito

Pubblicato il 31 Gen 2023

Carmelo Greco

Cleantech

La strada verso la sostenibilità passa necessariamente dagli investimenti. Lungo questa strada, cresce il contributo di un comparto sempre più ampio, quello delle clean technology o cleantech. Un comparto molto ampio che comprende, oltre a tecnologie e prodotti, anche i processi necessari a ridurre l’impatto ambientale delle organizzazioni. Ne ha parlato esplicitamente all’ultimo World Economic Forum di Davos Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea. Il suo intervento, nel valorizzare l’impegno degli Stati Uniti che con l’Inflation Reduction Act (IRA) ha deciso di investire 369 miliardi di dollari per la transizione ecologica, ha fatto da contrappeso a quanto affermato dalla sua vice che ha preso la parola negli stessi giorni al summit Cleantech for Europe. Margrethe Vestager, infatti, ha affermato che i meccanismi agevolativi previsti nell’IRA creerebbero una distorsione dal punto di vista della concorrenza, poiché sarebbero diretti esclusivamente alle aziende che operano negli Usa. Per questo la Commissione europea intende varare un Net-Zero Industry Act, un piano industriale che metta insieme condizioni normative favorevoli e, ovviamente, investimenti, a favore delle imprese del vecchio continente. Nell’attesa che questo accada, l’Italia non rimane a guardare.

Il cleantech in Italia, un ecosistema tra economia circolare e startup

Il nostro paese può vantare una significativa esperienza nei tanti campi riconducibili al cleantech: da quello dell’efficientamento energetico e delle rinnovabili alla gestione dei rifiuti, dal recupero degli scarti industriali alla mobilità green. Se si pensa soltanto all’economia circolare, l’omonimo report pubblicato nel dicembre 2022 a cura di Energy & Strategy del Politecnico di Milano ha stimato che l’adozione di pratiche manageriali in linea con questo modello potrebbe generare in Italia un risparmio complessivo pari a 103,1 miliardi di euro annui. Senza contare che, all’interno della filiera che comprende tutte le realtà che operano a vario titolo nel cleantech, sta crescendo il ruolo di startup come quelle selezionate da Zero, l’acceleratore di Cassa Depositi e Prestiti dedicato a quei giovani soggetti imprenditoriali che puntano a sviluppare soluzioni innovative nell’ottica della sostenibilità. Testimonianza di un ecosistema che, nel suo complesso, può apportare benefici non solo nell’abbattimento delle emissioni, ma anche nella creazione di buone prassi che riguardano qualsiasi settore di mercato. Basta analizzare le 9 startup della seconda edizione di Zero, i cui progetti si occupano di open data, sensoristica IoT, riciclo di materie prime e riuso di prodotti ricondizionati, definizione dei processi ESG, turbine eoliche, misurazione della presenza di metalli pesanti e della qualità dell’acqua, filtraggio fluidodinamico, trasformazione degli scarti alimentari in mangimi per animali, smart waste management e intelligenza artificiale per l’agricoltura. Un elenco, seppure per difetto, sufficiente a far capire quanto possa risultare proficuo per un ISV o un system integrator partecipare a questa tipologia di progetti.

Accompagnare verso la transizione verde e blu, con o senza il PNRR

ISV e system integrator, insieme a tutte quelle aziende che affiancano imprese e PA nei loro percorsi di digitalizzazione, hanno tante occasioni per cogliere numerose opportunità dal cleantech. Se si considera che il Piano nazionale di ripresa e resilienza destina la quota più rilevante delle sue risorse (59,47 miliardi di euro) alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica, è facile intuire la direzione che prenderanno nei prossimi anni enormi investimenti. Il che non esclude lo scetticismo di molte aziende, come le 800 intervistate recentemente da Eumetra per il primo Osservatorio sulla Clean Technology nelle imprese italiane realizzato da Innovatec. Quasi l’80% del campione, infatti, ritiene che sia “molto difficile” che i fondi del PNRR vengano assegnati e spesi, mentre il 41% sostiene che non sarà facile accedervi. Ciò non toglie che la maggior parte, cioè il 55%, oggi risulti propenso a investire di più in sostenibilità per la crescita del proprio business. Un 45% delle realtà prese in esame lo ha già fatto, orientandosi verso interventi in efficienza energetica, azioni per la parziale o totale riconversione industriale tramite soluzioni sostenibili, installazione di tecnologie green e processi di economa circolare. Tutte iniziative che necessitano di competenze tipiche appannaggio delle tech company e della loro capacità di accompagnare le organizzazioni in una transizione verde e blu, cioè digitale, allo stesso tempo. Gli esempi delle startup citati sopra lo dimostrano: è impossibile ottenere alcun obiettivo di sostenibilità senza l’utilizzo delle tecnologie adeguate.

Che cosa insegna il caso Innovatec sul legame tra business e cleantech

Lo dimostra anche il caso di Innovatec, holding di partecipazioni quotata all’Euronext Growth Milan, presieduta da un manager di lungo corso come Elio Catania il quale, in occasione della presentazione dei risultati dell’Osservatorio sulla Clean Technology, ha avuto modo di spiegare che “gli imprenditori e le imprese italiane sono perfettamente consci che la transizione energetica e ambientale sia l’unica risposta alle sfide di business di oggi e del futuro. Allo stesso tempo sono altrettanto consapevoli che ciò richiede un intervento strutturale, un ridisegno dei processi aziendali, investimenti significativi e soprattutto competenze che oggi mancano nella stragrande maggioranza delle imprese intervistate”. Per rispondere a queste esigenze la società si muove attraverso le sue controllate. Innovatec Power realizza e installa impianti per l’autoproduzione di energia green, come gli impianti di cogenerazione e trigenerazione, nonché i pannelli fotovoltaici e le caldaie a biomassa. Ad Haiki+ invece, altra subholding del gruppo, fanno capo i servizi legati alla sostenibilità ambientale e all’economia circolare tramite la gestione di sistemi di recupero di scarti industriali e di altri rifiuti speciali come cartongesso, materassi, RAEE e prodotti tessili giunti a fine vita. Circularity, infine, è la startup innovativa e società benefit partecipata al 20% che offre progetti di formazione e consulenza per attivare percorsi di economia circolare nelle imprese.

L’esempio di Innovatec può fungere da stimolo per tutte le aziende innovative affinché abbraccino il cleantech per migliorare il proprio business sia adottando modelli improntanti a una maggiore sostenibilità sia proponendosi come partner al fianco di altri player, startup e non solo, con vocazioni specifiche nei vari settori delle clean technology.

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