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Strategie AI: la visione di Antonio Neri (HPE) tra networking, cloud sovrano e crescita del free cash flow



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La recente intervista del CEO di HPE a CNBC offre uno sguardo sulla strategia dell’azienda tra crescita del networking, investimenti nell’AI e disciplina sul capitale. Neri chiarisce le dinamiche della guidance 2026, il ruolo dell’acquisizione Juniper e il posizionamento nel cloud sovrano, con enfasi su redditività e sostenibilità finanziaria

Pubblicato il 20 nov 2025



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La trasformazione del settore tecnologico guidata dall’intelligenza artificiale sta portando i grandi player dell’infrastruttura a riconsiderare priorità, investimenti e modelli operativi. Le dichiarazioni di Antonio Neri, CEO di Hewlett Packard Enterprise, forniscono un quadro dettagliato di come stia impostando una strategia AI aziendale orientata alla crescita sostenibile, alla disciplina finanziaria e al ruolo crescente del networking nell’era dei supercomputer e dei workload generativi.

Nell’intervista realizzata da CNBC Squawk Box, Neri affronta i temi della guidance, dei ritorni agli azionisti e delle scelte industriali che stanno ridisegnando il posizionamento di HPE nel mercato globale delle infrastrutture digitali.

Crescita, trasparenza e reazione dei mercati: come leggere la guidance 2026

La recente volatilità del titolo HPE si inserisce in una fase di ricalibrazione delle aspettative degli investitori. L’azienda ha comunicato una guidance 2026 definita «pro forma», un elemento che — come spiega Neri — richiede un’analisi più approfondita. Il CEO sottolinea che la base di confronto è stata «resettata» per includere solo i quattro mesi di integrazione di Juniper nei risultati del 2025, una scelta che ha l’obiettivo dichiarato di fornire un quadro più trasparente delle prospettive a medio termine.

Nel chiarire la dinamica, Neri evidenzia come la crescita attesa delle entrate, valutata su base rendicontata, si collochi «tra il 17% e il 23%», mentre la crescita organica, depurata dagli effetti dell’acquisizione, si muoverà nelle «high single digits». Questo scarto contribuisce a spiegare parte delle reazioni del mercato, ma per il CEO è un passaggio prevedibile: «Gli investitori devono esaminare i numeri», afferma, ribadendo la solidità delle previsioni su utile operativo e liquidità.

La strategia AI aziendale di HPE si innesta proprio in questo contesto di revisione delle aspettative, dove la chiarezza prospettica diventa un elemento essenziale per la costruzione di fiducia e continuità nelle scelte finanziarie.

Free cash flow, disciplina finanziaria e ritorni agli azionisti

Dal debito post-Juniper alla crescita dell’utile operativo

Neri indica come priorità la generazione di oltre 3,5 miliardi di dollari di free cash flow entro il 2028, un obiettivo che combina espansione dell’utile operativo, riduzione del debito e ottimizzazione del capitale circolante. L’acquisizione di Juniper rappresenta un tassello strategico, ma comporta una gestione prudente: «Pagheremo 4 miliardi di dollari di debito per tornare a un rapporto di leva di due volte l’EBITDA», spiega. La soglia di leva scelta viene definita «la leva giusta per l’azienda», legata alla traiettoria di crescita dei profitti prevista nei prossimi anni.

La crescita dell’operating profit, stimata tra il 10% e il 18%, diventa un indicatore fondamentale per sostenere la competitività di HPE, in particolare nei segmenti a più alta intensità di capitale come AI, networking e cloud.

Dividendi e riacquisti: la politica di redistribuzione del capitale

Parallelamente alla gestione del debito, HPE conferma l’impegno verso una politica di ritorno agli azionisti particolarmente significativa. Neri ricorda che più del 75% della liquidità generata entro il 2028 sarà redistribuita agli investitori. L’azienda ha annunciato un aumento del dividendo del 10% e un’estensione dell’autorizzazione ai buyback fino a 3,7 miliardi di dollari.

L’equilibrio tra investimenti e redistribuzione emerge come elemento strutturale della strategia complessiva: sostenere i pilastri tecnologici di lungo periodo — tra cui la strategia AI aziendale — senza rinunciare alla solidità finanziaria percepita dagli stakeholder.

Juniper e il ruolo centrale del networking nel futuro di HPE

L’integrazione di Juniper non rappresenta solo un’operazione finanziaria, ma un cambio di scala nell’identità industriale di HPE. Neri evidenzia che «oltre il 60% dell’utile operativo proverrà dal business del networking», un dato che conferma l’intenzione di trasformare l’azienda in un player infrastrutturale integrato, protagonista nella costruzione delle reti per l’intelligenza artificiale.

Il networking è descritto come la «fabric» necessaria per alimentare i carichi di lavoro AI, soprattutto in contesti caratterizzati da un numero crescente di GPU e da esigenze sempre più elevate di interconnessione a bassissima latenza. È un passaggio chiave: nella visione di Neri, il networking non è un segmento accessorio, ma una componente indispensabile per competere nella nuova fase della computazione avanzata.

Questa prospettiva si collega direttamente alla strategia AI aziendale, in cui l’infrastruttura di rete diventa l’abilitatore materiale per scalare progetti di intelligenza artificiale nei segmenti enterprise e sovrani.

La nuova geografia dell’AI: hyperscaler, enterprise e cloud sovrano

Dall’ondata degli hyperscaler alla crescita dell’AI nelle imprese

Neri distingue chiaramente le diverse fasi dello sviluppo dell’intelligenza artificiale. La prima è stata guidata dai model builders e dagli hyperscaler, alimentata da «massicci investimenti in CapEx». Oggi, invece, l’attenzione si sposta sul mondo enterprise, che «sta crescendo molto velocemente» e che richiede piattaforme meno speculative e più orientate alla sostenibilità operativa.

La strategia AI aziendale deve quindi confrontarsi con una domanda più articolata, in cui la scalabilità non può prescindere da una gestione rigorosa del capitale, soprattutto in un settore — quello dei service provider AI — dove, sottolinea Neri, «i margini sono molto bassi».

L’ascesa del cloud sovrano e la differenziazione dei “Neo clouds

Uno degli elementi più incisivi dell’intervista è il riferimento ai sovereign clouds, un segmento in forte espansione. Neri afferma che «più del 50% dei nostri ordini è già presente» nell’enterprise sovrana. Qui la domanda è trainata da esigenze di controllo dei dati, conformità normativa e autonomia tecnologica, particolarmente rilevanti in settori pubblici e infrastrutturali.

HPE punta a competere nei cosiddetti Neo clouds, dove la combinazione di networking avanzato, infrastrutture dedicate e soluzioni AI su misura diventa un fattore distintivo. Anche in questo caso, la strategia AI aziendale assume un ruolo centrale: garantire che i sistemi possano operare in ambienti ad alta sicurezza, con requisiti di affidabilità e continuità più stringenti rispetto al cloud tradizionale.

Supercomputing, raffreddamento a liquido e scalabilità dei carichi AI

La capacità di HPE di operare nel supercomputing e nell’AI su larga scala viene richiamata da Neri come un asset già presente «in tutto il mondo». Il riferimento alle tecnologie di direct liquid cooling evidenzia l’importanza crescente delle soluzioni di dissipazione termica avanzata nei data center AI, dove la densità di potenza delle GPU rende insufficienti i sistemi tradizionali.

L’adozione di sistemi di raffreddamento liquido permette di migliorare l’efficienza energetica e di supportare carichi di lavoro più intensi, una condizione essenziale per sostenere la strategia AI aziendale nelle grandi organizzazioni pubbliche e private. Parallelamente, Neri sottolinea la necessità di rimanere «molto disciplinati» sul capitale circolante dedicato all’AI, per evitare esposizioni eccessive nei segmenti a redditività limitata.

La prudenza come metodo: partecipare alla crescita dell’AI evitando derive speculative

La chiusura dell’intervista offre una chiave di lettura importante sulla filosofia manageriale adottata da HPE. Neri afferma: «Sono nel business per generare liquidità, non per bruciare liquidità». La frase testimonia la volontà di posizionarsi nell’AI senza cedere all’entusiasmo irrazionale che caratterizza alcune fasi del mercato.

Partecipare all’AI, per HPE, significa combinare investimento, prudenza e solidità industriale, costruendo un percorso scalabile che poggia su tre pilastri dichiarati: networking, cloud e intelligenza artificiale.

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