Domyn ha annunciato il lancio della Divisione Global Financial Services, un’unità di ricerca dedicata all’intelligenza artificiale sovrana, pensata per trasformare il modo in cui le istituzioni finanziarie adottano l’AI nei settori più strategici.
La nuova divisione è guidata da Stefano Pasquali, già managing director di BlackRock e riconosciuto leader nella finanza quantitativa e nell’intelligenza artificiale applicata. Da oltre vent’anni Pasquali coordina team di ricerca e data science in alcune delle più grandi istituzioni al mondo, sviluppando soluzioni di AI mission-critical per asset manager, banche, assicurazioni e responsabili del rischio.
Techcompany lo ha intervistato per conoscere meglio il suo ruolo e quello dell’intelligenza artificiale applicata alla finanza.

Pasquali: “Le piattaforme che sopravviveranno saranno quelle fondate su basi tecniche robuste e su un reale rispetto dei requisiti regolamentari”
Da BlackRock alla nuova divisione di Domyn, dedicata all’intelligenza artificiale. Cosa l’ha spinta a compiere questo passo?
“Negli ultimi anni ho avuto l’opportunità di guidare l’Investment AI di BlackRock, lavorando su migliaia di modelli e su dati altamente sensibili per attività cruciali come il trading, la gestione del rischio e la costruzione di portafogli. In quel contesto ho potuto osservare da vicino sia le straordinarie potenzialità dell’intelligenza artificiale, sia i limiti strutturali di un approccio fondato esclusivamente su LLM ‘multi-tenant’ e infrastrutture non sovrane. Quando ho incontrato la visione di Domyn – sviluppare soluzioni di AI che le istituzioni finanziarie possano realmente possedere, governare e scalare all’interno dei propri confini – ho riconosciuto un’opportunità unica. Qui vedo la possibilità di coniugare ricerca avanzata, architetture agentiche e knowledge graph in un contesto che mette al centro non solo l’innovazione scientifica, ma anche la responsabilità regolamentare e la piena governabilità della tecnologia. È stato questo equilibrio a convincermi che fosse il momento giusto per aprire un nuovo capitolo della mia carriera”.
Di cosa parliamo quando parliamo di AI dedicata alla finanza? Perché oggi è così importante?
“Quando parliamo di intelligenza artificiale applicata alla finanza non ci riferiamo a un semplice ‘chatbot’ o a un motore di automazione. Stiamo parlando di un insieme molto più complesso di strumenti: dall’analisi multi-asset al forecasting quantitativo, dalla gestione avanzata del rischio alla compliance e alla governance, fino all’ottimizzazione della liquidità. Tutte attività che richiedono sistemi capaci di operare in tempo reale, garantendo al contempo una tracciabilità completa e una perfetta integrazione con i modelli proprietari che le istituzioni hanno sviluppato e perfezionato in decenni di storia finanziaria. In un settore che muove trilioni (1 trilione = 1.000 miliardi) di dollari ogni giorno, l’AI non può essere considerata un semplice supporto opzionale: rappresenta ormai il cuore stesso della competitività. Ma perché abbia un reale impatto, deve rispondere a requisiti stringenti: deve essere spiegabile, auditabile e sicura. Solo così può diventare non uno strumento sperimentale, ma una leva strategica per garantire solidità e vantaggio competitivo nel lungo periodo”.
Qual è l’ingrediente che rende diverso l’approccio di Domyn alle soluzioni di AI per il mondo della finanza?
“L’approccio di Domyn si fonda su un principio chiave: la piena sovranità dei dati e dei modelli. Non ci limitiamo a fornire grandi modelli linguistici, ma costruiamo architetture agentiche proprietarie che si combinano con knowledge graph finanziari, ospitate in ambienti segregati e totalmente controllati dall’istituzione. Questo significa poter integrare e far dialogare dati strutturati e non strutturati, garantendo al contempo governance e auditabilità nativa. In un settore in cui l’intangibile – come la proprietà intellettuale dei modelli e dei dati – rappresenta un asset strategico, preservarne l’integrità diventa cruciale. La nostra proposta non cerca di replicare il modello dei grandi hyperscaler, ma di superarlo laddove i requisiti fondamentali sono fiducia, trasparenza e conformità regolamentare. È questo il vero elemento distintivo: offrire soluzioni che non siano solo potenti, ma anche realmente governabili dalle istituzioni che le adottano”.
Cosa può dirci del supercomputer Colosseum? Qual è il suo scopo?
“Colosseum è oggi il più grande supercomputer dedicato all’intelligenza artificiale in Europa, progettato con un obiettivo preciso: fornire potenza computazionale sicura, privata e interamente dedicata allo sviluppo di soluzioni AI di nuova generazione nei settori più regolamentati. La sua funzione è abilitare l’addestramento di modelli linguistici proprietari, il potenziamento dei modelli di previsione finanziaria e la ricerca su knowledge graph a una scala mai raggiunta prima. Per banche, asset manager e compagnie assicurative questo significa poter evolvere continuamente i propri modelli di rischio, di pricing e di trading senza mai uscire da un perimetro tecnologico sicuro e conforme. Colosseum nasce infatti come infrastruttura strategica per la Sovereign AI: permette alle istituzioni di mantenere il pieno controllo su dati, modelli e applicazioni, garantendo isolamento totale e conformità a normative internazionali come GDPR e AI Act.
Dal punto di vista tecnologico, Colosseum si fonda sulle GPU Blackwell di Nvidia, raggiungendo una capacità di oltre 115 exaflop e ponendosi come il supercomputer AI più potente d’Europa. Ma la potenza non è l’unico elemento distintivo: grazie a sistemi di raffreddamento a liquido, all’uso di energia rinnovabile e a un’architettura ottimizzata, Colosseum garantisce fino a 25 volte più efficienza energetica rispetto alle generazioni precedenti, riducendo drasticamente i costi di inferenza. In altre parole, rappresenta il motore che rende possibile l’evoluzione autonoma e sovrana dell’AI finanziaria.
Qual è attualmente la sua idea riguardo il tumultuoso sviluppo dell’AI? Può davvero nascondere una bolla finanziaria, come ipotizza qualcuno?
“Come in ogni grande ondata tecnologica, anche nel caso dell’intelligenza artificiale assistiamo a valutazioni e aspettative che spesso corrono più veloci rispetto alla capacità reale di implementazione. È un fenomeno tipico, che inevitabilmente alimenta il dibattito sul rischio di una ‘bolla’. Tuttavia, nel contesto finanziario l’AI non può essere considerata una moda passeggera: sta già dimostrando la sua capacità di ridurre i costi operativi, aumentare la precisione delle analisi, generare nuovi modelli di ricavo e migliorare la gestione del rischio.
La vera discriminante, a mio avviso, non sarà tra chi adotta o meno l’AI, ma tra chi saprà costruire infrastrutture solide, con modelli di governance e una visione di lungo periodo, e chi invece inseguirà semplicemente l’hype del momento. Per questo ritengo più appropriato parlare di una selezione naturale in corso piuttosto che di una bolla. Le piattaforme che sopravviveranno saranno quelle fondate su basi tecniche robuste e su un reale rispetto dei requisiti regolamentari: esattamente l’area su cui Domyn ha deciso di concentrare i propri investimenti”.








