Nuovi trend

Low code, vantaggi per le aziende IT e casi d’uso

Il mercato delle piattaforme che richiedono una scrittura di codice inferiore rispetto alle modalità di sviluppo standard sta crescendo in modo esponenziale. Il loro utilizzo può venire incontro alle esigenze delle tech company, che possono sfruttare le loro caratteristiche per migliorare la produttività e ridurre i costi

Pubblicato il 13 Feb 2023

Carmelo Greco

low code

Il mercato mondiale delle piattaforme di sviluppo low code, o low-code, dovrebbe raggiungere i 26,9 miliardi di dollari nel 2023, con un aumento del 19,6% rispetto al 2022. È quanto prevede Gartner sulla scorta sia di trend in aumento come l’iperautomazione sia della crescente esigenza delle organizzazioni di accelerare il processo di rilascio delle applicazioni. Per il mondo degli sviluppatori e in generale per quelle tech company che forniscono applicazioni, l’incremento del low code deve essere visto come opportunità. Infatti a differenza del no code, che mira a diffondere il fenomeno del Citizen Development, nel low code è richiesta una base minima di competenza nella programmazione che necessita dell’esperienza e delle risorse tipiche delle aziende che operano nell’IT.

Del resto, anche il no code, analogamente a quanto sta accadendo con l’avvento dell’intelligenza artificiale di tipo generativo, non potrà realisticamente soppiantare quel complesso di skill e abilità che sono appannaggio dei professionisti che hanno una conoscenza del codice.

Low code, i vantaggi secondo Microsoft

Sono gli stessi vendor di piattaforme low code che, nell’enfatizzare i vantaggi di questa nuova tecnologia, non ne nascondono i limiti. Microsoft ad esempio sottolinea quanto la sua soluzione Power Apps possa risultare utile, in virtù delle funzionalità di trascinamento della selezione e della guida visiva, nel semplificare una serie di passaggi durante il ciclo di programmazione manuale. In particolare, tra i benefici del low code i più significativi sono:

  • produttività ed efficienza dei team di sviluppo, poiché il low code alleggerisce il loro lavoro di routine, permettendogli di concentrarsi nella creazione di quelle sole app che richiedono la scrittura di codice;
  • riduzione dei costi, in quanto le piattaforme low code consentono alle aziende di impiegare i propri sviluppatori professionisti in maniera ottimizzata, senza dover coinvolgere ulteriori risorse;
  • maggiore flessibilità che deriva dal venir meno dell’onere di dover scrivere codice su tutte le app, con un effort che quindi si può modulare in base alla complessità dei progetti di sviluppo;
  • reattività al cambiamento che viene supportata dalla capacità del low code di distribuire e modificare rapidamente un’applicazione completa.

Le criticità nell’uso del low code

Nonostante questi indubbi vantaggi, non vanno tralasciate le criticità. La prima riguarda la minore visibilità da parte del team IT sui progetti in corso, che porta con sé dei rischi sulla sicurezza del processo. La seconda criticità si riferisce alla difficoltà di introdurre personalizzazioni in linea che le esigenze specifiche della clientela. La terza, infine, ha a che fare con una possibile distorsione della domanda proveniente dal mercato e che si traduce nell’illusione che chiunque possa creare app internamente senza doversi rivolgere alle realtà che lo fanno di mestiere. Sta alle tech company far capire il valore aggiunto del loro lavoro.

APEX, la piattaforma low code di Oracle

Oracle propone APEX, una piattaforma low code accessibile sia a utenti senza esperienza di programmazione sia a sviluppatori professionisti. “È uno strumento di classe enterprise che offre grande agilità per realizzare applicazioni scalabili e stabili nel tempo, facilmente aggiornabili e disponibili sia in cloud sia on-premises” spiega Roberto Zampese, Technology Software Business Development Director EMEA Tech South di Oracle, il quale aggiunge che è “utilizzato ampiamente anche dai partner e dagli sviluppatori Oracle con milioni di applicazioni realizzate in tutto il mondo”.

Due esempi di applicazione di Oracle APEX

Tra le applicazioni realizzate in Italia, si possono citare i progetti di due partner Oracle, il system integrator AZ Info e la software house C&L. Il primo ha realizzato con Oracle APEX in Oracle Cloud Infrastructure una soluzione per una rete di concessionari auto che adesso utilizza una dashboard di monitoraggio delle vendite e delle performance dei vari marchi, nonché per analizzare i trend di mercato. Il sistema permette fra l’altro di effettuare analisi self-service, sfruttando anche strumenti di “geo intelligence” per studiare uno specifico territorio.

Nel caso di C&L, l’iniziativa ha preso le mosse dal desiderio di aiutare l’oratorio di Carate Brianza a gestire le iscrizioni alle varie attività. Da qui è nato il progetto “Sansone” sviluppato con Oracle APEX ed erogato come servizio da un datacenter privato a beneficio degli oratori di tutta Italia. L’applicazione consente le iscrizioni, la gestione di un credito prepagato per le attività, il rilevamento delle presenze, la comunicazione, la prenotazione degli spazi e la gestione dei pagamenti con sistemi Paypal e Satispay. Nel 2022 Sansone ha registrato un milione di accessi al servizio, con 65 mila utenti iscritti. Inoltre ha rilevato un milione e 100 mila presenze, ha inviato un milione di notifiche sui canali email e su Telegram, ha gestito 35 mila transazioni economiche.

Per quanto differenti, i due esempi chiariscono in che modo le piattaforme low code possano essere adoperate da system integrator e software house con un impiego che non esclude, secondo quanto sostiene Oracle, il ricorso a Oracle APEX perfino nella gestione di architetture complesse come il data mesh. A ulteriore dimostrazione del fatto che il low code può trasformarsi in una risorsa, più che per i citizen developer, per le tech company.

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