L’adozione delle tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale rappresenta oggi una delle più grandi sfide, ma anche delle più promettenti opportunità per il Sistema Paese. Un cambiamento tanto radicale quanto urgente, che può trovare nel capitale umano il suo vero motore di sostenibilità. È in questo contesto che assume rilievo strategico non solo l’educazione all’AI, ma anche l’utilizzo dell’AI per trasformare l’educazione e la formazione: nasce così il concetto di AI Learning.
L’AI Learning si configura come la modalità più efficace per colmare i divari formativi all’interno del sistema scolastico, universitario, aziendale e della Pubblica Amministrazione, contribuendo a ridurre i ritardi strutturali dell’Italia in materia di competenze digitali e intelligenza artificiale.

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La ricerca: una roadmap per la competitività nazionale
Queste sono le premesse della ricerca “La via italiana all’AI learning: Intelligenza Artificiale e piattaforme digitali per le competenze e la competitività del Paese”, realizzata da Lutech e The European House – Ambrosetti e presentata presso il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL). Lo studio analizza in profondità lo stato delle competenze in ambito scolastico, lavorativo e istituzionale, proponendo soluzioni concrete per affrontare un cambiamento ormai imprescindibile.
L’intelligenza artificiale applicata alla formazione promette di personalizzare l’apprendimento, aumentare l’inclusività e rendere i processi educativi più efficaci. I metodi tradizionali, infatti, non sono più sufficienti per raggiungere la scala necessaria.
La proposta di Lutech: BrAIn Learning e Fascicolo delle Competenze
In risposta a questo scenario, Lutech propone una piattaforma integrata: Lutech BrAIn Learning. Una soluzione pensata per essere al servizio di scuole, università, aziende e PA, con l’obiettivo di arricchire le competenze e costruire un’infrastruttura formativa digitale condivisa.
Il cuore del progetto è la creazione del Fascicolo elettronico delle Competenze, un archivio digitale individuale che metta la persona al centro, garantendo al contempo la sovranità italiana del dato per l’istruzione, la pubblica amministrazione e il sistema produttivo del Made in Italy.

“Colmare i gap formativi di circa 15-20 milioni di italiani è una necessità strategica per il Paese e serve una strategia condivisa che coinvolga scuola, università, imprese e istituzioni pubbliche”, ha dichiarato Giuseppe Di Franco, CEO del Gruppo Lutech. “Un piano in cui la partnership pubblico-privato dovrà mettere al centro il digitale e l’AI per un piano di formazione straordinario, la creazione di un Fascicolo delle Competenze digitali per ogni cittadino e il ruolo dell’AI come acceleratore verso la creazione di infrastrutture dati settoriali a livello industriale che abilitino un nuovo modello competitivo del Made in Italy e quindi un grande piano di formazione continua, sono i tre elementi al centro del futuro della competitività nel nostro Paese nel panorama globale.”
L’allarme competenze: 15 milioni di italiani da formare
La situazione italiana è critica. L’obiettivo del Digital Compass 2030 prevede che almeno 15 milioni di persone acquisiscano competenze digitali di base entro la fine del decennio. Tuttavia, oggi si registra un mismatch di circa 3,4 milioni tra competenze richieste dal mercato e quelle effettivamente disponibili.
Nel sistema educativo, solo il 19% dei giovani italiani si laurea in discipline STEM, mentre il tasso di dispersione scolastica ha toccato 1,5 milioni di abbandoni nell’ultimo decennio. Sul fronte delle competenze trasversali – come il problem solving e la numeracy – l’Italia continua a registrare punteggi tra i più bassi in Europa.
A livello lavorativo, la situazione è altrettanto complessa: solo il 46% degli adulti possiede competenze digitali di base. La sfida riguarda 15 milioni di persone, molte delle quali hanno più di 55 anni e un basso livello di istruzione.
Aziende e PMI: un ruolo da protagonisti ancora marginale
Il mondo aziendale potrebbe rappresentare un acceleratore cruciale del processo di re-skilling, ma al momento le imprese italiane non sembrano in grado di assumere pienamente questo ruolo. Solo il 70% delle aziende offre corsi di formazione, e la percentuale scende al 59% tra le PMI. Ancora più preoccupante è che meno di una PMI su cinque offre corsi su competenze digitali avanzate. Il risultato? Solo il 13% dei lavoratori partecipa effettivamente alla formazione.
Conclusioni
La via italiana all’AI Learning rappresenta molto più di una sfida formativa: è una scelta strategica per la competitività, l’equità e la modernizzazione del Paese. Solo con un’azione corale, che coinvolga tutti gli attori del sistema, sarà possibile colmare i divari esistenti e costruire una società davvero capace di affrontare le sfide della trasformazione digitale.
La piattaforma BrAIn Learning di Lutech e il Fascicolo delle Competenze possono diventare i pilastri su cui fondare un nuovo modello di crescita sostenibile e inclusiva, in cui l’intelligenza artificiale sia alleata dell’educazione e motore del cambiamento.