Il 78% dei dirigenti italiani avverte una pressione crescente nel trasformare i dati in valore di business. È quanto emerge dalla edizione 2025 del report State of Data and Analytics di Salesforce, che evidenzia come il principale freno all’adozione efficace dell’intelligenza artificiale resti la qualità delle informazioni: dati incompleti, obsoleti o incoerenti. Nell’era dell’intelligenza artificiale agentica, il divario tra ambizioni strategiche e reale disponibilità di dati affidabili diventa sempre più critico.
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Qualità dei dati: il vero collo di bottiglia dell’AI
Oltre la metà delle aziende italiane non considera i propri dati pienamente affidabili. Nonostante l’86% dei responsabili riconosca che la qualità dei risultati dell’AI dipende direttamente dalla qualità dei dati, si stima che il 31% delle informazioni aziendali non sia attendibile. Le conseguenze sono concrete: l’85% di chi utilizza l’AI in produzione ha sperimentato risultati imprecisi o fuorvianti e il 51% ammette di aver sprecato risorse significative.
Infrastrutture sotto stress e percezione distorta
Quasi la metà dei dirigenti (46%) definisce la propria organizzazione data-driven, ma il 53% ammette di non riuscire a supportare efficacemente le priorità strategiche attraverso i dati. Solo il 45% riesce a generare insight tempestivi e affidabili, mentre il 46% dei responsabili dati riconosce che, almeno occasionalmente, vengono prese decisioni errate a causa di informazioni fuori contesto.
Silos applicativi e dati intrappolati
La frammentazione tecnologica resta un problema strutturale. In media, un’azienda utilizza 897 applicazioni, ma solo il 29% è realmente connesso. Il risultato è che il 16% dei dati aziendali rimane isolato o inutilizzabile, proprio dove, secondo il 62% dei responsabili, si nascondono le informazioni commerciali più preziose. Una dispersione che riduce l’efficacia dei modelli di AI e limita personalizzazione e opportunità di business.
Zero copy e linguaggio naturale: le nuove leve
Per superare i silos, il 49% delle aziende sta adottando architetture zero copy, che permettono di accedere ai dati senza duplicarli. I benefici sono evidenti: +44% di probabilità di ottenere un’eccellente integrazione dei dati e +118% di successo nelle iniziative di AI.
Cresce anche l’interesse per le interfacce in linguaggio naturale e l’agentic analytics, considerate decisive dal 96% dei leader per migliorare l’accesso alle informazioni.
Governance e sicurezza, fondamenta indispensabili
Solo il 42% delle organizzazioni ha definito un quadro formale di governance dei dati, ma il 90% concorda sul fatto che l’AI richieda nuovi approcci a sicurezza e gestione delle informazioni. Come sottolinea Michael Andrew, Chief Data Officer di Salesforce, “Dati affidabili, coerenti e contestualizzati sono la chiave di tutto. Le imprese pronte ad agire su larga scala devono ora consolidare le fondamenta necessarie per sfruttare in sicurezza tutto il potenziale dell’AI e generare valore concreto e misurabile”.







