La sfida della trasformazione digitale nella PA richiede oggi una riflessione approfondita su competenze, organizzazione e ruolo della tecnologia. Le considerazioni di Giuseppe Di Franco, amministratore delegato di Lutech, e di Gaetano Rizzo, head of Public Sector del Gruppo, emerse nel corso di un’intervista rilasciata a FORUM PA POP 2025, offrono uno spaccato concreto sulle priorità che le amministrazioni italiane devono affrontare per governare un cambiamento che impatta sul sistema Paese nel suo complesso.
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La PA tra evoluzione tecnologica e nuovi bisogni dei cittadini
La trasformazione digitale nella PA non si configura come un semplice aggiornamento tecnologico, ma come un percorso strutturale che investe persone, processi e capacità organizzative. Di Franco sottolinea come l’intero sistema pubblico e, più in generale, il Paese stiano vivendo «un grande percorso di cambiamento che è molto guidato dalla tecnologia e dall’evoluzione tecnologica».
L’introduzione di nuove soluzioni non può essere scollegata dalla capacità delle organizzazioni di adottarle in modo efficace, garantendo livelli adeguati di produttività e una risposta coerente ai bisogni emergenti dei cittadini, sempre più articolati e diversificati.
In quest’ottica, la gestione del cambiamento assume una valenza strategica. La pubblica amministrazione, ricorda Di Franco, non può sottrarsi a un processo trasformativo che richiede anche l’aggiornamento del patrimonio di competenze dei circa 3 milioni di dipendenti pubblici.
La dimensione numerica conferma la portata del cambiamento necessario: si tratta della più grande “azienda” del Paese, come osservato dal direttore dell’ISTAT nel corso della stessa giornata.
Le leve del cambiamento: competenze, organizzazione e tecnologia
Competenze digitali come fondamento del cambiamento
Secondo Di Franco, il primo asse della trasformazione digitale nella PA riguarda le competenze. L’accelerazione tecnologica ha creato in molti casi un divario tra ciò che i lavoratori sapevano gestire in passato e ciò che oggi è richiesto per operare in contesti digitali complessi. Tuttavia, proprio la tecnologia può diventare uno strumento per colmare tale gap, in particolare grazie all’intelligenza artificiale, capace di abilitare percorsi formativi personalizzati.
Di Franco rimarca un aspetto chiave: «la personalizzazione è la leva fondamentale per poter effettuare un cambiamento e consentire un recupero di gap di competenze». La possibilità di calibrare contenuti e modalità formative sui bisogni specifici dei singoli lavoratori rappresenta quindi un elemento determinante per accompagnare un processo di aggiornamento diffuso.
L’organizzazione come motore di crescita interna
La seconda leva individuata è la struttura organizzativa. Non basta introdurre nuove tecnologie: serve un assetto capace di recepire il cambiamento e incentivare la crescita professionale delle persone. È la volontà delle persone, insieme alla capacità dell’organizzazione di guidarle, a determinare l’efficacia dei processi di trasformazione.
Questa dimensione culturale è richiamata esplicitamente anche dall’intervistatore, che definisce il change management come un processo «molto culturale e identitario». Lutech conferma questa visione, sottolineando come nessuno strumento, da solo, sia sufficiente senza il coinvolgimento attivo delle persone.
Formazione evoluta e nuovi modelli esperienziali
La riflessione di Gaetano Rizzo approfondisce il tema della formazione, evidenziando come i metodi tradizionali non siano più sufficienti in un contesto in rapida trasformazione. Rizzo afferma che «la vecchia formazione su carta non è così efficace», soprattutto in ambienti mutevoli e dinamici come quello pubblico.
L’adozione di percorsi formativi basati sull’AI e su ambienti immersivi offre opportunità nuove. Un caso concreto citato nell’intervista riguarda i Vigili del Fuoco, per i quali è stata implementata una soluzione di training che sfrutta intelligenza artificiale e metaverso, consentendo alle nuove reclute di simulare interventi in ambienti virtuali. Si tratta di un esempio che mostra come la tecnologia possa non solo supportare il miglioramento delle competenze, ma anche garantire modalità più sicure, controllate ed efficaci di apprendimento.
Una sfida di sistema: il divario digitale e i numeri che lo caratterizzano
Il tema della trasformazione digitale nella PA si intreccia inevitabilmente con la situazione complessiva del Paese. Di Franco ricorda alcuni dati che quantificano la portata della sfida: 15 milioni di persone non possiedono competenze digitali di base, mentre 3-4 milioni presentano un mismatch significativo tra le competenze richieste dal mercato del lavoro e quelle possedute.
A questi si aggiungono 1,5 milioni di giovani che hanno abbandonato percorsi di istruzione di base, spesso per inserirsi in contesti lavorativi dove la tecnologia è utilizzata senza un’adeguata base formativa.
Questi numeri delineano un quadro che va oltre la PA e tocca la competitività del Paese, la qualità del capitale umano e la capacità di offrire servizi adeguati a una popolazione eterogenea.
La proposta della mappa delle competenze
Rizzo introduce una visione sistemica di lungo periodo: la creazione di una mappa delle competenze individuali per ogni cittadino, uno strumento che dovrebbe accompagnare la persona in ogni fase della vita, dai percorsi scolastici all’attività lavorativa nel pubblico e nel privato. L’obiettivo sarebbe quello di mettere in relazione le competenze possedute con quelle richieste dai diversi ruoli e, di conseguenza, di individuare gli strumenti per colmare eventuali gap.
L’idea, spiega Rizzo, permetterebbe un reale «salto di qualità per il sistema Paese», offrendo un riferimento strutturato per programmare interventi formativi mirati.
Partnership pubblico-privato e casi applicativi futuri
Nel guardare alle strategie future, Di Franco evidenzia l’importanza delle partnership pubblico-privato come leve per sostenere una trasformazione che riguarda simultaneamente amministrazioni, imprese e cittadini. Non si tratta solo di fornire tecnologie, ma di costruire tavoli di lavoro congiunti che mettano a fattor comune esperienze, competenze e capacità implementative.
L’intervista si chiude con uno sguardo al prossimo anno e alla volontà di presentare casi applicativi concreti, già in corso, che testimoniano come i concetti discussi possano tradursi in esperienze operative nelle amministrazioni.







